Monitoraggio renale: verificare lo stato della funzionalità renale (creatininemia, e-GFR) e la concentrazione degli elettroliti prima del trattamento antipertensivo e, successivamente, con cadenza periodica. Nei pazienti con insufficienza renale cronica, la riduzione dei valori pressori può comportare un aumento lieve e non progressivo dei valori ematici della creatinina. Se tali incrementi superano il 30% del valore basale della creatinina durante i primi due mesi di trattamento antipertensivo oppure se la concentrazione sierica > 6 mmoli/L (l’iperpotassiemia è una complicanza dell’insufficienza renale cronica), sospendere il valsartan e valutare l’eventuale presenza di malattia renovascolare bilaterale o stenosi dell’arteria renale. La stenosi ateromatosa dell’arteria renale interessa fino al 30% dei pazienti con malattia coronarica, cerebrovascolare o vascolare periferica.
Se il paziente presenta ipovolemia, l’eventuale trattamento diuretico deve essere sospeso per 2-3 giorni prima di iniziare la terapia con valsartan (rischio di ipotensione da prima dose).
Nei pazienti con riduzione della velocità di filtrazione glomerulare, la terapia con valsartan deve essere temporaneamente sospesa in caso di malattie che possono causare disidratazione (es. gastroenterite per più di 24 ore).
Limitazioni all’uso combinato di farmaci attivi sul sistema renina-angiotensina: la combinazione di sartani e ACE-inibitori o inibitori diretti della renina non è raccomandata perchè associata ad un aumento dei rischi di effetti collaterali quali ipotensione, iperkaliemia e insufficienza renale (studi clinici di riferimento: ONTARGET 1, ALTITUDINE 2, VANEPHRON-D’3, metanalisi di Makani) (Yusuf et al., 2008; Parving et al., 2012, Fried et al., 2013; Makani et al., 2013). In particolare sono controindicate la co-somministrazione di un sartano con un ACE-inibitore in pazienti con nefropatia diabetica e la co-somministrazione di un sartano (o di un ACE-inibitore) con aliskiren in pazienti con diabete mellito oppure con insufficienza renale moderata-grave (velocità di filtrazione glomerulare, GFR < 60 ml/min/1,73 m2).
Nei pazienti in cui la co-somministrazione di un sartano e di un ACE-inibitore fosse ritenuta necessaria, questa richiede la supervisione di uno specialista e il monitoraggio della funzionalità renale, della pressione arteriosa e del bilancio elettrolitico.
In pazienti con insufficienza cardiaca cronica la combinazione di due farmaci attivi sul sistema renina-angiotensina (doppio blocco) è consentita (benefici terapeutici ritenuti superiori ai rischi) limitatamente ai pazienti intolleranti ai farmaci mineralcorticoidi e con sintomatologia persistente nonostante l’ottimizzazione della terapia (European Medicines Agency - EMA, 2014).
Pazienti anziani: sebbene i pazienti anziani risultino più sensibili al trattamento farmacologico, non è richiesta una riduzione del dosaggio del farmaco (Sioufi et al., 1996).
Litio: monitorare i livelli sierici di litio nei pazienti trattati contemporaneamente con l’antidepressivo e valsartan, perché si potrebbe verificare un aumento di tossicità del litio. L’associazione non è raccomandata.
Insufficienza cardiaca: nel trattamento dell’insufficienza cardiaca (o scompenso cardiaco), il valsartan può essere associato a beta-bloccanti, diuretici (riducendo la dose di questi ultimi) e digitale. Il valsartan può essere associato ad ACE-inibitori nei pazienti con controindicazioni ai beta-bloccanti. L’associazione valsartan più ACE-inibitori più beta-bloccanti non è raccomandata perché è stata associata a una prognosi non favorevole (studio Val-HeFT). Nei pazienti con insufficienza cardiaca è necessario valutare periodicamente la funzionalità renale. Nei pazienti in cui la funzionalità renale dipende dal sistema renina-angiotensina (come ad esempio nei pazienti con insufficienza cardiaca congestizia grave), la somministrazione di valsartan potrebbe essere associata a insufficienza renale.
Infarto miocardico recente: la somministrazione di valsartan in associazione ad ACE-inibitori non è raccomandata. Dati clinici hanno evidenziato un aumento degli effetti collaterali, ma non dei benefici terapeutici, quando il valsartan è stato associato a captopril in pazienti postinfartuati (Pfeffer et al., 2003). La somministrazione di valsartan in pazienti post-infartuati può indurre un abbassamento dei valori pressori che in genere non richiede l’interruzione del trattamento (per ipotensione sintomatica persistente).
Razza nera: gli antagonisti del recettore dell’angiotensina possono essere meno efficaci nel trattamento dell’ipertensione nei pazienti di razza nera rispetto ai pazienti di razza bianca (Med Letter, 1999).
Angioedema: il rischio di angioedema con i sartani è minore rispetto a quello riscontrato con gli ACE-inibitori, ma aumenta nei pazienti in cui si è verificato angioedema da ACE-inibitori (Howes, Tran, 2002). Sebbene l’angioedema non sia considerato una controindicazione per l’uso degli antagonisti del recettore dell’angiotensina II, la somministrazione di questi ultimi a pazienti con storia di angioedema da ACE-inibitori o con anamnesi positiva per angioedema idiopatico richiede estrema cautela. Porre particolare attenzione a sintomi quali gonfiore a viso, bocca, labbra, lingua e dispnea, che potrebbero essere premonitori di angioedema; nel caso sospendere il trattamento e se necessario somministrare adrenalina per mantenere la pervietà delle vie aeree.
Gravidanza: il valsartan è controindicato in gravidanza perché associato a tossicità e morte fetale. Durante la terapia farmacologica adottare valide misure di contraccezione; nel caso dovesse verificarsi una gravidanza interrompere immediatamente la somministrazione del farmaco.
Allattamento: in vivo il valsartan è escreto nel latte materno. Non è noto se questo si verifichi anche nell’uomo. A fini precauzionali, l’allattamento al seno durante la terapia con valsartan non è raccomandata.
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