Sovradosaggio: la maggiore tollerabilità del tramadolo, rispetto ai farmaci appartenenti alla stessa classe terapeutica, lo ha reso un farmaco molto prescritto. Tuttavia possono insorgere gravi complicanze in caso di sovradosaggio (la dose massima giornaliera raccomandata è di 400 mg al giorno) (De Backer et al., 2010).
I sintomi da sovradosaggio sono analoghi a quelli indotti dagli altri analgesici oppioidi e comprendono: miosi, vomito, collasso cardiovascolare, disturbi della coscienza fino a coma, convulsioni, depressione respiratoria fino all’arresto respiratorio (Agenzia del Farmaco - AIFA, 2015).
Il tramadolo può causare convulsioni e sindrome serotoninergica, due importanti eventi avversi la cui insorgenza si verifica soprattutto in condizioni di iperdosaggio e politerapia con altri farmaci (soprattutto antidepressivi). Fattori di rischio per questi eventi sono l’età, la presenza di epilessia e disordini neurologici.
In uno studio che ha arruolato 126 pazienti, di cui 87 in terapia con il solo tramadolo, sono stati osservati i sintomi da sovradosaggio di tramadolo: letargia (30%), nausea (14%), tachicardia (13%), agitazione (10%), convulsioni (8%), ipertensione (5%), coma (5%), depressione respiratoria (2%). Tutti gli episodi convulsivi sono stati di breve durata e tutti i sintomi sono stati registrati entro 4 ore dall’ingestione. Effetti quali convulsioni, agitazione, ipertensione, tachicardia, si sono esplicati a dosi >500 mg, coma e depressione respiratoria si sono verificati invece a dosi >800 mg, ad indicare una situazione più grave. Non è stata registrata nessuna situazione di aritmia e nessun evento grave cardiovascolare, quanto piuttosto una seria compromissione neurologica.
Sono stati impiegati vari farmaci per antagonizzare questi effetti: diazepam, nifedipina, lorazepam e fenitoina. Il naloxone è stato efficace contro sedazione e apnea in alcuni casi (Spiller et al., 1997).
Sono stati riportati casi di morte da intossicazione accidentale da tramadolo, causata da insufficienza epatica grave e conseguente cirrosi fulminante. Le analisi tossicologiche post-mortem hanno riscontrato livelli di concentrazioni plasmatiche di tramadolo superiori a quelli terapeutici, confermando il legame tra l’evento fatale e l’utilizzo di tramadolo. Questi casi sono tra i pochi causati da tramadolo in monoterapia (De Decker et al., 2008; Loughrey et al., 2003).
In uno studio il tramadolo, a concentrazioni di 30, 100, 300 micrometri, che si registrano a dosi maggiori di quelle terapeutiche, ha inibito la contrattilità del miometrio, stimolata da cloruro di potassio (Shah et al., 2013).
I trattamenti di emergenza per l’intossicazione da tramadolo sono volti a ripristinare la funzione cardiaca e respiratoria, che possono essere compromesse. Per la depressione respiratoria è fondamentale mantenere libere le vie aeree (aspirazione) e in caso ricorrere all’antidoto naloxone, che però antagonizza l’attività del tramadolo solo parzialmente. Il naloxone non agisce contro le convulsioni, per cui è opportuno assumere diazepam per via endovenosa (Ivani, 2000).
L’emodialisi e l’emofiltrazione non sono misure da adottare perché il tramadolo viene eliminato solo in piccola parte attraverso queste vie (7%).
In caso il tramadolo sia somministrato per via orale, la lavanda gastrica e il carbone attivo sono efficaci limitatamente alle due ore successive all’ingestione. Solamente se le quantità ingerite sono molto elevate o in caso la formulazione sia a rilascio prolungato, l’efficacia dell’intervento può protrarsi oltre le due ore.
In caso di assunzione combinata di tramadolo con paracetamolo possono verificarsi sintomi da sovradosaggio di paracetamolo. Dopo 24 ore possono insorgere pallore, nausea, vomito, anoressia, dolore addominale ed entro 48 ore può manifestarsi danno epatico, che peggiora in encefalopatia, come fino a morte. Il danno epatico nell’adulto si manifesta in seguito ad assunzione di dosi di paracetamolo =/> 7,5-10 g, alle quali si formano eccessive quantità di metabolita tossico la cui attività viene solo parzialmente neutralizzata dal glutatione. Possono insorgere alterazioni del metabolismo glucidico e acidosi metabolica, insufficienza renale acuta con necrosi tubulare. Sono stati segnalati casi di aritmia e pancreatite. Il rischio di tossicità epatica aumenta per i pazienti affetti da patologie epatiche o che assumono alcol insieme a paracetamolo (Agenzia Italiana del Farmaco - AIFA, 2015; Proudfoot, Wright, 1970; Rumack, 1983).