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Paritaprevir

Avvertenze - Quali informazioni conoscere prima di usare Paritaprevir?

Politerapia: il paritaprevir è sempre prescritto nell’ambito di una terapia di combinazione con altri farmaci antivirali nel trattamento dell’epatite C.

Dosi dimenticate: una dose di paritaprevir può essere assunta entro 12 ore dal normale orario di assunzione, altrimenti non deve essere assunta e si attende sino alla dose successiva.

Infezione da HCV di genotipo diverso da 1 e 4: paritaprevir non deve essere usato per il trattamento di infezioni da virus dell’epatite C (HCV) di genotipo diverso da 1 o 4.

Pazienti con compromissione epatica: è preferibile che il paritaprevir non venga somministrato ai pazienti con disfunzione epatica moderata, di classe A o B secondo la classificazione Child-Pug. La somministrazione è controindicata per i pazienti in classe C (disfunzione epatica grave). In generale è importante il monitoraggio medico dell’attività epatica durante la terapia, perchè è possibile che questa aggravi uno scompenso epatico preesistente.

Livelli di ALT: negli studi clinici è stato osservato che la somministrazione di paritaprevir in politerapia induce un aumento dei livelli di ALT (transaminasi del fegato) circolanti, che nell’1% dei pazienti risultano fino a 5 volte superiori rispetto alla norma (Raedler, 2015). Sebbene generalmente sia una condizione asintomatica, si possono manifestare stanchezza, diminuzione dell’appetito, senso di nausea, vomito: in tal caso si raccomanda una consultazione medica.

Ri-trattamento: non si conosce l’effetto di paritaprevir in pazienti già trattati con lo stesso farmaco o altri inibitori della proteasi del virus dell’epatite C HCV.

Terapia con glucorticoidi metabolizzati da CYP3A: poiché il paritaprevir è substrato del citocromo CYP3A4, i pazienti possono iniziare una terapia con fluticasone o altri glucorticoidi metabolizzati dal citocromo CYP3A solo in caso di effettiva necessità, perché in caso di co-somministrazione l’esposizione ai glucorticoidi può aumentare.
Terapia con colchicina: poiché l’interazione tra paritaprevir e colchicina non è stata studiata, è preferibile non somministrare la colchicina, durante una terapia con paritaprevir. La co-somministrazione è controindicata per i pazienti con disfunzione renale o epatica.

Terapia con statine: è stato osservato che c’è un’interazione farmacocinetica tra la terapia comprensiva di ombitasvir/paritaprevir/ritonavir e dasabuvir e la rosuvastatina, la cui dose massima in co-somministrazione deve essere di massimo 5 mg. La terapia con simvastatina, lovastatina e atorvastatina è controindicata e quella con pitavastatina e fluvastatina sconsigliata.

Co-infezione da HIV: i pazienti infettati dal virus dell’epatite C (HCV) di genotipo 1 o 4 e dal virus di immunodeficienza umana (HIV) possono essere trattati con paritaprevir in politerapia (Deeks, 2015), ma devono ricevere anche una terapia antiretrovirale. Questo è necessario in quanto il ritonavir, sempre presente in terapia con paritaprevir, porta all’insorgenza della resistenza agli inibitori delle preoteasi usati nel trattamento dell’HIV (El-Sherif, Back, 2015).

Co-infezione da HVB: l’uso di paritaprevir non è stato studiato in pazienti co-infetti dai virus dell’epatite C e B nelle sperimentazioni cliniche per l’approvazione del farmaco.
Nel periodo novembre 2013-luglio 2016 sono stati segnalati 24 casi di diattivazione dell’epatite B in pazienti coninfettati HBV-HCV in terapia con farmaci antivirali diretti per il trattamento dell’epatite C, classe a cui appartiene paritaprevir. In seguito a queste segnalazioni, l’Agenzia americana che si occupa di farmaci (Food and Drug Administration – FDA) ha richiesto l’inserimento di un’avvertenza di primo grado (boxed warning) per tutti i farmaci antivirali ad azione diretta per l’HCV (Food and Drug Administration – FDA, 2016).
A Marzo 2016 l’Agenzia europea per i medicinali (EMA, European Medicines Agency) ha avviato una revisione per i farmaci ad azione antivirale diretta sul rischo di riattivazione dell’epatite B in pazienti coinfettati e su un’eventuale tossicità epatica (European Medicines Agency -EMA, 2016, Reig et al., 2016).
I pazienti in terapia con farmaci antivirali diretti, che hanno avuto o hanno anche un’infezione da HBV, devono essere strettamente monitorati sia durante la terapia che successivamente. La FDA raccomanda: a) prima di iniziare la terapia con gli antivirali diretti per il trattamento dell’epatite C, la misurazione dell’antigene di superficie HBsAg e dell’anticorpo HBcAb o anti-HBc e, nei pazienti con evidenza sierologica di infezione da HBV, la determinazione della carica virale (HBV DNA); b) durante la terapia per l’epatite C e nei mesi successivi il monitoraggio di segni di infiammazione epatica (transaminasi, bilirubina) o riattivazione virale (antigeni virali, carica virale) in tutti i pazienti che hanno avuto o hanno infezione da HBV (Food and Drug Administration – FDA, 2016).

Popolazione pediatrica: l’uso di paritaprevir nelle persone di età inferiore ai 18 anni non è stato studiato.

Gravidanza: la terapia con paritaprevir è controindicata in gravidanza quando associata a ribavirina, che ha effetto teratogeno ed embriocida. Le donne in età fertile e i loro partner sessuali devono usare metodi di contraccezione durante e per almeno sei mesi dopo la fine della terapia con ribavirina.


Nota:
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