Paritaprevir è indicato, in combinazione con ombitasvir, ritonavir e dasabuvir, con o senza ribavirina, nel trattamento dell’epatite C cronica causata dal virus HCV di genotipi 1a, 1b e 4. (leggi)
Il paritaprevir è disponibile solo nella formulazione in associazione a ombitasvir e ritonavir. (leggi)
Il paritaprevir è controindicato in caso di ipersensibilità al principio attivo. (leggi)
Il paritaprevir è sempre prescritto nell’ambito di una terapia di combinazione con altri farmaci antivirali. (leggi)
La somministrazione contemporanea di amlodipina, dasabuvir e paritaprevir/ritonavir porta all’aumento dell’esposizione ad amlodipina e alla riduzione di quella al paritaprevir. (leggi)
Le possibili manifestazioni avverse dovute all’assunzione di paritaprevir sono associate a quelle dell’assunzione contemporanea di ombitasvir, ritonavir e dasabuvir, con o senza ribavirina. (leggi)
Gli studi non hanno individuato reazioni avverse particolari in seguito all’assunzione di dosi di paritaprevir superiori a quelle raccomandate, fino a 400 mg (insieme a 100 mg di ritonavir, che ne potenzia l’azione). (leggi)
Il paritaprevir è un farmaco ad azione antivirale diretta contro il virus dell’epatite C (HCV). (leggi)
I parametri farmacocinetici del paritaprevir sono stati calcolati tenendo in considerazione la terapia di co-somministrazione con paritaprevir/ritonavir e dasabuvir. (leggi)
La formula bruta di paritaprevir è C40H43N7O7S. (leggi)
Le informazioni contenute nella ricerca Pharmamedix dedicata a paritaprevir sono state analizzate dalla redazione scientifica con riferimento alle fonti seguenti. (leggi)
Paritaprevir è prescrivibile nelle specialità commerciali Viekirax. (leggi)
Il paritaprevir è un farmaco ad azione antivirale diretta contro la proteasi del virus dell’epatite C (HCV). La proteasi del virus è necessaria per effettuare il taglio delle lunga catena polipeptidica sintetizzata nelle proteine funzionali.
Il paritaprevir è indicato per il trattamento delle infezioni da HCV di genotipo 1a, 1b e 4. Il trattamento può essere condotto anche su pazienti co-infetti da HCV e HIV (virus dell’immunodeficienza umana).
Viene assunto oralmente alla dose di 150 mg/die, divisa in due compresse. Il trattamento del virus HCV di genotipo 1 è condotto in associazione ad ombitasvir/ritonavir e dasabuvir, con o senza ribavirina, per un periodo di 12 o 24 settimane. Il trattamento del genotipo 4, invece, è condotto in associazione ad ombitasvir/ritonavir e ribavirina, per 12 o 24 settimane.
Il paritaprevir non può essere assunto da pazienti con ipersensibilità, pazienti con compromissione epatica grave, pazienti che assumono contraccettivi orali o farmaci substrato, induttori o i inibitori del citocromo CYP3A4.
Il paritaprevir, infatti, è metabolizzato da questo citocromo e dal citocromo CYP3A5, in 5 metaboliti inattivi.
Inoltre il paritaprevir è substrato delle proteine di trasporto degli anioni organici OATP1B1 e OATP1B3 e inibitore dell’enzima glucuronosiltransferasi UGT e delle proteine di trasporto BCRP (breast cancer resistance protein) e glicoproteina-P. Pertanto si instaurano interazioni farmacocinetiche in caso di co-somministrazione con substrati dei trasportatori OATP (es. l’atazanavir), dell’enzima UGT, (es. buprenorfina/naloxone), di BCRP (es. ciclosporina) e della glicoproteina-P (es. digossina).
L’assunzione di paritaprevir può portare all’insorgenza di effetti avversi, tra i quali rientrano anemia, prurito cutaneo, aumento delle transaminasi epatiche (ALT) o della bilirubina circolante, nausea, insonnia e affaticamento. Le manifestazioni avverse maggiori sono riscontrate in caso di terapia comprensiva di ribavirina.
La somministrazione di una dose di paritaprevir in eccesso rispetto alla dose raccomandata non induce effetti tossici, ma è consigliato mantenere sotto sorveglianza l’eventuale manifestazione di reazioni avverse.
Il paritaprevir ha mostrato effetti mutageni in uno solo tra i test condotti in vitro e non è risultato cancerogeno.
Il paritaprevir è classificato in categoria B per l’utilizzo in gravidanza. Negli studi sugli animali sono state osservate malformazioni fetali in seguito all’esposizione a dosi di paritaprevir più elevate rispetto a quelle utilizzate in terapia nell’uomo. L’antivirale è secreto nel latte materno.
Studi condotti in vitro hanno permesso di misurare i valori di EC50, che, esprimendo la concentrazione di farmaco necessaria ad ottenere il 50% dell’effetto inibitorio massimo, rappresentano la potenza antivirale del paritaprevir verso i vari genotipi del virus HCV: 1nM per l’1a, 0,21 nM per l’1b e 0,09 nM per il 4.
Inoltre sono state individuate le varianti proteiche che conferiscono la resistenza al farmaco ed è stato osservato che non esiste resistenza crociata a tutti i farmaci utilizzati nel trattamento di combinazione.
L’efficacia terapeutica è stata valutata misurando la percentuale di pazienti in cui si ritrova risposta virologica sostenuta (SVR), quindi assenza di virus, a 12 settimane dopo la fine del trattamento.
Sei diversi trial clinici hanno indagato l’efficacia terapeutica della combinazione ombitasvir/paritaprevir/ritonavir e dasabuvir, con o senza ribavirina, in pazienti infetti da HCV di genotipo 1a o 1b, in prima o seconda linea di trattamento. In tutti gli studi la terapia ha permesso il raggiungimento della SVR12 in una percentuale di pazienti maggiore del 90%.
Nello studio condotto su pazienti infetti da genotipo 4 la terapia con ombitasvir/paritaprevir/ritonavir e ribavirina ho ottenuto la SVR12 nel 100% dei pazienti.
Il paritaprevir deve essere assunto insieme ai pasti, in quanto il cibo permette un migliore assorbimento del farmaco, la cui concentrazione nel plasma raggiunge il picco massimo, che per la dose raccomandata di 150 mg è pari a 1470 ng/ml, in 4-5 ore.
Nel plasma il paritaprevir è quasi totalmente legato alle proteine. Ha un’emivita di 5,5 ore ed è eliminato per escrezione biliare e, in minor parte, renale.