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Paliperidone

Invega, Xeplion

Tossicità - Qual è la tossicità di Paliperidone?

Sovradosaggio: in caso di sovradosaggio di paliperidone i sintomi attesi, sulla base del profilo farmacodinamico, comprendono sonnolenza, sedazione, tachicardia ed ipotensione, prolungamento dell’intervallo QT e sintomi extrapiramidali. Negli studi clinici pre-marketing i casi di sovradosaggio sono stati sporadici e la dose massima stimata è stata di 405 mg. In uno dei casi di sovradosaggio sono stati osservati fibrillazione ventricolare e torsione di punta (Janssen Pharmaceuticals, 2011).
Anche in letteratura sono riportati pochissimi casi di sovradosaggio da paliperidone. In un paziente con schizofrenia che aveva assunto 81 mg di paliperidone orale (27 mg al giorno per tre giorni, anziché la dose prescritta di 9 mg al giorno) sono stati osservati ipertensione, tachicardia, agitazione e irrequietezza, in assenza di alterazioni nei test di laboratorio (ad eccezione di una iperammonemia) e nel tracciato dell’elettrocardiogramma (durata intervallo QT: 350 ms) (Chang et al., 2009). In una donna in cura con paliperidone 12 mg/die per un anno e mezzo, l’assunzione orale di 756 mg di farmaco non è stata associata a comparsa di effetti collaterali gravi e/o sequele sul lungo periodo (Gill et al., 2010). E’ riportato anche un caso di insufficienza renale acuta da sovradosaggio di paliperidone (Liang et al., 2012).
La tossicità dovuta a sovradosaggio da paliperidone può essere anche ritardata per il fatto che il farmaco è somministrato per via orale come formulazione a rilascio prolungato (Levine et al., 2011).
Poichè non esiste un antidoto specifico per il paliperidone, in caso di sovradosaggio devono essere intrapresi trattamenti di supporto volti al mantenimento delle funzioni vitali. Può essere indicato seguire le procedure standard per il trattamento del sovradosaggio (es. lavaggio gastrico, somministrazione di carbone attivo). In base al quadro clinico deve essere effettuato un trattamento sintomatico e il monitoraggio dei parametri vitali, comprendenti il trattamento dell’ipotensione e del collasso circolatorio e il mantenimento della funzione respiratoria. In presenza di sintomi extrapiramidali, valutare la somministrazione di farmaci ad azione anticolinergica.

Tossicità riproduttiva: il paliperidone e il paliperidone palmitato non presentano effetti teratogeni in vivo (ratto, coniglio). Negli studi riproduttivi sul ratto, il risperidone, che è ampiamente metabolizzato a paliperidone, è stato associato ad un aumento della mortalità della prole a dosi orali inferiori alla dose massima raccomandata nell’uomo (espressa in mg per superficie corporea).
La somministrazione orale di paliperidone, in studi di cancerogenicità, è stata associata allo sviluppo di tumori benigni (adenomi) a carico dell’ipofisi (o ghiandola pituitaria) nei topi, a carico del pancreas endocrino nei ratti e a carico della ghiandola mammaria in entrambi gli animali. Analoghi studi condotti con il paliperidone somministrato per via intramuscolare hanno evidenziato la formazione di tumori maligni (adenocarcinomi) della ghiandola mammaria negli animali femmine (ratto) per esposizioni pari o superiori (1,2 e 2,2 volte) a quella osservata nell’uomo con la dose massima raccomandata (150 mg); di tumori benigni e maligni della ghiandola mammaria negli animali maschi (ratto) per esposizioni superiori (1,2 e 2,2 volte) a quella osservata nell’uomo con la dose massima raccomandata (150 mg). La formazione di questi tumori è imputabile agli effetti del paliperidone sui recettori dopaminergici (recettore D2 della dopamina) e all’aumento dei livelli sierici della prolattina. Non è noto se queste osservazioni possano avere rilevanza in termini di rischio per l’uomo (Ema 2012 e 2012a).
Per quanto riguarda l’uomo, i dati di letteratura relativi all’esposizione al paliperidone in gravidanza sono scarsi. Sulla base dei dati disponibili per altri farmaci antipsicotici, è stato osservato un aumento del rischio di disturbi neurologici (sintomi extrapiramidali, difficoltà respiratoria, difficoltà di alimentazione, astinenza), reversibili sul lungo periodo, in seguito ad esposizione a tali farmaci nel terzo trimestre di gravidanza. Il paliperidone è stato inserito dalla Fda (autorità regolatoria statunitense per i farmaci) in classe C per l’uso in gravidanza. In questa classe sono inseriti i farmaci i cui studi sugli animali hanno rilevato effetti dannosi sul feto (teratogenici, letali o altro) e per i quali non ci sono studi controllati in donne oppure farmaci per i quali non ci sono studi nè sull’uomo nè sugli animali. I farmaci in classe C devono essere somministrati in gravidanza solo se il potenziale beneficio per la madre giustifica il potenziale rischio per il feto.
Il paliperidone è escreto nel latte materno in concentrazione tale per cui non è possibile escludere effetti nel neonato. L’allattamento al seno non è pertanto raccomandato durante la terapia con paliperidone.