Cancerogenicità: dosi molto elevate, per periodi prolungati, possono provocare modificazioni morfologiche della mucosa gastrica (Ekman et al., 1985). L’aumento del pH gastrico indotto dall’omeprazolo può aumentare la conta batterica, la concentrazione di nitriti e nitrosamide, potenzialmente cancerogeni. Nel ratto la somministrazione dell’omeprazolo è stata associato a comparsa di iperplasia e tumori delle cellule di Leyding (effetto specie specifico); a comparsa di iperplasia delle cellule gastriche ECL (cellule simil enterocromaffini) e carcinoidi di queste cellule, probabilmente come effetto secondario dell’ipergastrinemia indotta dal farmaco. Nell’uomo la somministrazione prolungata di omeprazolo non è stata associata a formazioni tumorali.
Tossicità embriofetale: l’omeprazolo attraversa la barriera placentare umana e raggiunge il feto in un rapporto feto/madre = 1/5 (tasso materno 5 volte superiore a quello del feto) (Harper MA et al. 1995). Da studi preclinici, l’omeprazolo, non è risultato associato ad un aumento del rischio di teratogenicità (Schardein JL et al. 1990); è stata segnalata tossicità fetale per dosi 17-345 volte quella impiegata nell’uomo in due specie animali (coniglio e ratto). Da studi clinici condotti in donne in gravidanza, l’esposizione agli inibitori di pompa protonica non è stata associata a embrio-feto tossicità o teratogenicità (Kallen, 1998; Lalkin et al., 1998). L’impiego degli inibitori di pompa in gravidanza è dovuto, nella maggior parte delle pazienti, al trattamento del reflusso gastroesofageo. In gravidanza l’aumento dei livelli plasmatici di progesterone può ridurre il tono dello sfintere esofageo e favorire la comparsa di reflusso. In uno studio prospettico multicentrico l’esposizione agli inibitori di pompa (omeprazolo, lansoprazolo, pantoprazolo) in gravidanza non ha modificato, rispetto al gruppo controllo, l’incidenza di malformazioni maggiori, anche restringendo il periodo di osservazione al primo trimestre (con l’esclusione di anomalie genetiche, citogenetiche o da infezioni). Non sono state osservate differenze con il gruppo controllo per durata della gravidanza, percentuale di parti pre-termine, percentuale di aborti, di gravidanze ectopiche e di bambini nati morti (Diav-Citrin et al., 2005).
L’omeprazolo è escreto nel latte materno. Dopo somministrazione di 20 mg, il picco di concentrazione dell’omeprazolo nel latte materno è risultato inferiore al 7% del picco di concentrazione plasmatica. Tale concentrazione corrisponde ad una quantità di omeprazolo pari a 0,004 mg in 200 ml di latte.