L’omeprazolo è indicato nel trattamento dell’ulcera duodenale e gastrica. (leggi)
Riportiamo di seguito la posologia di omeprazolo nelle diverse indicazioni terapeutiche. (leggi)
L’omeprazolo è controindicato in caso di ipersensibilità. (leggi)
L’omeprazolo deve essere somministrato a stomaco vuoto. (leggi)
L’omeprazolo sembra prolungare l’emivita di antipirina. (leggi)
Gli effetti collaterali più frequenti di omeprazolo comprendono: diarrea, nausea, vomito, dolori addominali, flatulenza costipazione, sonnolenza. (leggi)
L'omeprazolo attraversa la barriera placentare umana e raggiunge il feto con un rapporto fra concentrazione materna e fetale di 5:1 (tasso materno 5 volte superiore a quello del feto). (leggi)
L'omeprazolo è il capostipite della classe degli inibitori di pompa protonica (IPP), farmaci antiulcera che agiscono bloccando in modo irreversibile la secrezione acida gastrica. (leggi)
L'omeprazolo è una molecola anfotera che si degrada rapidamente in ambiente acido. La presenza di cibo a livello gastrico ne rallenta l'assorbimento. (leggi)
La formula bruta di omeprazolo è C17H19N3O3S. (leggi)
Le informazioni contenute nella ricerca Pharmamedix dedicata a omeprazolo sono state analizzate dalla redazione scientifica con riferimento alle fonti seguenti. (leggi)
Omeprazolo è prescrivibile nelle specialità commerciali Anadir, Antra, Cletus, Ibimezolo, Komezol, Kruxagon, Limnos, Losec, Mepral, Nansen, Omeprazen, Omeprazolo, Omeprazolo Almus, Omeprazolo EG Stada, Omeprazolo GIT, Omeprazolo Hexal, Omeprazolo P-Care, Omeprazolo Pensa, Omeprazolo Tecnigen, Omolin, Protec, Ulcezol. (leggi)
L’omeprazolo è il capostipite della classe dei farmaci inibitori di pompa protonica (IPP) che agiscono inibendo la secrezione di acido cloridrico nello stomaco.
L’omeprazolo è indicato nel trattamento di ulcera duodenale e gastrica, ulcera peptica associata a Helicobacter pylori, gastropatia da FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei); nel trattamento della malattia da reflusso gastroesofageo (MRGE) e nell’esofagite erosiva; nel trattamento dell’ipersecrezione gastrica secondaria a sindrome di Zollinger-Ellison, adenomi endocrini multipli e mastocitosi sistemica; nel trattamento dell’ernia iatale.
Nei bambini e nei ragazzi, l’omeprazolo può essere usato a partire dall’anno di età (alcune schede tecniche riportano come limite inferiore i due anni) per la terapia della malattia da reflusso gastroesofageo e per l’esofagite erosiva e nell’eradicazione dell’Helicobacter pylori in associazione a terapia antibiotica.
La dose di omeprazolo varia da 20 mg/die a 40 mg/die, nei pazienti anziani e nei ragazzi con più di 12 anni, nella cura dell’ulcera, della malattia da reflusso esofageo e in caso di esofagite erosiva. Nei bambini più piccoli il dosaggio, calibrato in base al peso corporeo, varia da 10 mg a 20 mg/die. Nell’ipersecrezione acida dovute alla sindrome do Zollinger-Ellison o a tumore gastrico, la dose di omeprazolo è maggiore e varia da 60 a 120 mg/die.
Prima di somministrare omeprazolo deve essere esclusa la possibilità che la causa della sintomatologia gastrointestinale sia di origine tumorale.
Controindicazioni all’uso di omeprazolo comprendono inoltre l’ipersensibilità al farmaco e la co-somministrazione con alcuni farmaci fra cui il nelfinavir, farmaco usato nella terapia della sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS) e il clopidogrel, farmaco che inibisce l’aggregazione piastrinica, usato in caso di infarto miocardico e ictus.
In particolare per quanto riguarda il clopidogrel nel 2010, l’Agenzia europea dei medicinali (EMA) ha emanato una nota per disincentivare la co-somministrazione di omeprazolo nei pazienti in terapia con clopidogrel. La raccomandazione è stata estesa anche all’enantiomero levogiro dell’omeprazolo, l’esomeprazolo, ma non agli altri farmaci appartenenti alla stessa classe (lansoprazolo, pantoprazolo, rabeprazolo) (gli studi clinici hanno dato esiti non univoci sull’eventuale rischio di eventi cardiovascolari nei pazienti trattati con clopidogrel e IPP).
Cautela deve essere osservata quando l’omeprazolo è somministrato in pazienti che già assumono altri farmaci per il rischio potenziale di interazione farmacologica. L’omeprazolo infatti è substrato e potente inibitore dell’enzima citocromiale CYP2C19, è un induttore dell’enzima citocromiale CTP1A2 ed è substrato e inibitore dell’enzima citocromiale CYP3A4. Pertanto la co-somministrazione di omeprazolo con farmaci metabolizzati da questi isoenzimi potrebbe comportare, a seconda dei casi, o una ridotta attività farmacologica oppure un aumento dei livelli plasmatici di uno dei due farmaci coinvolti nell’interazione con un potenziale rischio di tossicità. Inoltre, poichè modifica l’acidità gastrica, l’omeprazolo potrebbe interferire con farmaci il cui assorbimento risente del grado di acidità intragastrica. Sono state osservate interazioni farmaco-farmaco quando l’omeprazolo è stato somministrato con antipirina, inibitori della proteasi del virus HIV (oltre a nelfinavir, atazanavir, indinavir, saquinavir), ciclosporina, cilostazolo, claritromicina, clozapina, diazepam, digossina, escitalopram, fenitoina, fenobarbitale, Ginkgo biloba, ketoconazolo, itraconazolo, metotrexato, prednisone, sevelamer, tacrolimus, voriconazolo, warfarin.
Come tutti i farmaci anche l’omeprazolo può provocare alcuni effetti collaterali di cui i più comuni sono: diarrea, nausea, vomito, dolori addominali, flatulenza costipazione, sonnolenza alterazioni del sonno, vertigini, cefalea e parestesia.
La somministrazione prolungata dell’omeprazolo è stata associata in alcuni pazienti a comparsa di ipomagnesiemia (concentrazione dei livelli ematici di magnesio < 0,7 mmoli/L) accompagnata da ipopotassiemia (o ipokaliemia) e ipocalcemia; riduzione dell’assorbimento di ferro non eme, aumento delle infezioni respiratorie (polmoniti) e gastrointestinali (diarrea da Clostridium difficile); fragilità ossea da osteoporosi.
L’omeprazolo non ha evidenziato tossicità embriofetale quando somministrato in gravidanza. In uno studio prospettico relativo all’impiego di omeprazolo, lansoprazolo e pantoprazolo in donne in gravidanza per il trattamento del reflusso gastroesofageo, l’incidenza di malformazioni fetali maggiori è risultata sovrapponibile al gruppo di controllo, anche restringendo il periodo di osservazione ai primi tre mesi di gestazione.
Nelle donne che allattano, l’omeprazolo deve essere somministrato con cautela perchè il farmaco, sebbene in piccola quantità, viene escreto nel latte materno.
Ma come agisce l’omeprazolo? L’omeprazolo blocca la pompa che rilascia ioni H+ nello stomaco. L’azione del farmaco è indipendente dallo stimolo che induce la secrezione gastrica, pertanto l’omeprazolo inibisce la secrezione di acido cloridrico sia basale sia stimolata (indotta). Ne consegue che con l’omeprazolo nello stomaco il pH (misura dell’acidità) viene mantenuto forzatamente al di sopra del valore di 3-4. La somministrazione di 20-30 mg/die di omeprazolo riduce la secrezione acida per il 90% per più di 24 ore. Per ripristinare la produzione di acido cloridrico dopo la sospensione del farmaco sono necessari 3-5 giorni e un tempo molto più lungo (alcune settimane) perchè la secrezione acida si normalizzi.
La marcata soppressione dell’acidità gastrica indotta dall’omeprazolo provoca, per riflesso, ipergastrinemia (la produzione di gastrina aumenta quando l’acidità diminuisce e viceversa). In condizioni di ipergastrinemia si registra un effetto trofico su un particolare tipo di cellule (cellule enterocromaffini) localizzate sul fondo dello stomaco; negli animali da laboratorio, la proliferazione di questo tipo cellulare ha portato alla formazione di carcinoidi gastrici. Nell’uomo l’uso di omeprazolo e in generale degli inibitori di pompa protonica non è stato associato a displasia gastrica (lesione del tessuto precancerosa) o carcinoma invasivo.
L’attività antisecretoria dell’omeprazolo non risulta correlata ai valori di picco plasmatico (concentrazione massima di farmaco nel sangue).
Dopo somministrazione orale, la biodisponibilità dell’omeprazolo è pari a circa il 60%. Una volta assorbito, l’emivita di distribuzione è breve, 3 minuti. L’omeprazolo si lega quasi completamente alle proteine plasmatiche (95%) e permea sia la barriera ematoencefalica sia quella placentare. Nel fegato, il farmaco subisce esteso metabolismo ad opera dell’enzima citocromiale CYP2C19 e, in minor misura, dell’enzima CYP3A4. Sebbene l’emivita plasmatica sia breve (0,5-3 ore) l’attività terapeutica dell’omeprazolo perdura per 24-72 ore. L’omeprazolo infatti blocca in maniera irreversibile la pompa protonica gastrica, che per essere risintetizzata richiede circa 72-90 ore. L’omeprazolo è escreto principalmente con le urine (il 60% della dose in 6 ore) e in piccola quantità con le feci (18-20% della dose in 4 giorni).