Sovradosaggio: in caso di sovradosaggio acuto lo svuotamento gastrico (vomito o lavanda gastrica) è tanto più efficace quanto più precocemente attuato, può inoltre essere utile la somministrazione di alcali e l'induzione della diuresi per aumentare l'eliminazione del farmaco, ossigenoterapia in caso di deficit respiratorio. L'ingestione di carbone attivo può ridurre l'assorbimento del farmaco. L'intossicazione con ibuprofene risulta meno grave rispetto a quella indotta da acido acetilsalicilico e paracetamolo. I pazienti pediatrici di età inferiore a 5 anni sembrerebbero più suscettibili ad incorrere in coma, apnea, convulsioni in caso di intossicazione (Drwall et al., 1992).
Tossicità cardiovascolare: un ampio studio ha dimostrato una riduzione dell'infarto del miocardio del 20% nei pazienti trattati con naprossene rispetto a quelli trattati con ibuprofene (Solomon et al., 2002). Non è stata riscontrata invece alcuna differenza significativa tra incidenza di infarto del miocardio nei pazienti trattati con celecoxib e quelli trattati con ibuprofene (0,3% in entrambi i gruppi) (Silverstein et al., 2000). Il ruolo dei FANS come possibile fattore di rischio cardiovascolare è controverso. Alcuni studi epidemiologici indicherebbero un aumento di complicanze cardiovascolari in seguito all'uso di FANS, in particolare ibuprofene e diclofenac. Altri studi, invece, confermerebbero l'assenza di questa correlazione, suggerendo, per i FANS, un effetto di protezione (Targownik, Thompson, 2006).
Gravidanza: l'inibizione della sintesi di prostaglandine può interessare negativamente la gravidanza e lo sviluppo embrio/fetale, provocando un aumento del rischio di aborto e di malformazione cardiaca e di gastroschisi. Durante il terzo trimestre di gravidanza tutti gli inibitori della sintesi delle prostaglandine possono esporre il feto a tossicità cardiopolmonare (con chiusura prematura del dotto arterioso e ipertensione polmonare) e a disfunzione renale che può progredire a insufficienza renale con oligoidramnios (Ostensen, 1998). La chiusura del dotto di Botallo si risolve generalmente 24 ore dopo la sospensione della terapia (Florescu, Koren, 2005).
La madre e il neonato possono invece andare incontro a prolungamento del tempo di sanguinamento, effetto antiaggregante che può occorrere anche a dosi molto basse, irritazione gastrica, inibizione delle contrazioni uterine risultanti in ritardo o prolungamento del travaglio. L'ibuprofene può provocare ipertensione post-partum (Makris et al., 2004).
In vivo, l'ibuprofene non è risultato teratogeno, ma, per analogia strutturale con altri FANS, non si può escludere il rischio di alterazioni nello sviluppo cardiovascolare del feto.
Linfoma non-Hodgkin: i risultati di uno studio hanno suggerito che l'uso dei farmaci anti-infiammatori non steroidei (FANS) possa essere associato ad un aumento del rischio di linfoma non Hodgkin (Cerhan et al., 2003). E' stato condotto uno studio prospettico di coorte che ha coinvolto 27290 donne in post-menopausa nello stato dello Iowa (USA) e che ha identificato 131 casi di linfoma non-Hodgkin in 7 anni di follow-up. Rispetto alle non utilizzatrici, le donne utilizzatrici di FANS avevano un rischio aumentato di linfoma non-Hodgkin, con un rischio relativo di 1,71 per le utilizzatrici di ASA, di 2,39 per le utilizzatrici di un FANS diverso dall'ASA e di 1,97 per le utilizzatrici di entrambi i tipi di FANS. Anche se la diagnosi di artride reumatoide è risultata associata al rischio di linfoma non-Hodgkin, l'associazione positiva tra uso di FANS e linfoma non-Hodgkin era indipendente dalla storia di artrite reumatoide (Cerhan et al., 2003).
DL50
Dopo somministrazione orale: 1255 mg/kg (topo); 1050 mg/ kg (ratto).
Dopo somministrazione i.p.: 495 mg/kg (topo); 626 mg/kg (ratto).