Il ginseng può interagire con i citocromi P450 mediante i suoi costituenti e i metaboliti che si formano a livello intestinale. Inoltre, gli effetti osservati tra ginseng ed enzimi citocromiali hanno dato risultati diversi a seconda del tipo di analisi: in vitro, in vivo e test clinici. I ginsenosidi presenti in natura hanno evidenziato debole o nessuna inibizione verso gli enzimi citocromiali CYP3A4, 2D6, 2C9, 2A6 o 1A2. I metaboliti intestinali del ginseng sono risultati invece inibire il metabolismo citocromo-dipendente. Il composto K, il protopanaxadiolo (PPD) e il protopanaxatriolo (PPT) hanno evidenziato debole attività inibitoria sul CYP2C9; il PPD e il PPT hanno evidenziato anche forte attività inibitoria sul CYP3A4 (Lian-Wen Qi et al., 2011; Liu et al., 2009).
Alcol: l’interazione tra alcol e ginseng può avere rilevanza clinica. Gli studi disponibili si riferiscono soprattutto al ginseng asiatico o coreano (Panax ginseng). In uno studio clinico su 14 volontari sani, la somministrazione contemporanea di ginseng (3 g/65 kg peso corporeo) e alcol (72 g/65 kg peso corporeo in soluzione al 25%) è risultata abbassare la concentrazione di alcol nel sangue del 35% dopo 40 minuti (Lee et al., 1987). In studi in vivo, sembra che il ginseng aumenti la clerance dell’alcol stimolando l’attività dell'alcol deidrogenasi e dell'aldeide deidrogenasi, i due enzimi che intervengono nel metabolismo dell’alcol (Colombo et al., 2015).
Antiaggreganti piastrinici: il ginseng somministrato contemporaneamente ad antiaggreganti piastrinici può indurre una riduzione dell'aggregabilità piastrinica (negli studi clinici gli esiti sono stati contrastanti) (Fung et al., 2017). In vitro uno dei component attivi del ginseng, il ginsenoside Rp1, derivato stabile del ginsenoside-Rg3, è risultato inibire l’attivazione piastrinica indotta da collagene, trombina o adenosina difosfato e la formazione di trombi attraverso la via di segnalazione della glicoproteina IV (GPIV) (Endale et al., 2012). Anche altri due ginsenosidi, Rg1 e Rg2, hanno dimostrato attività anticoagulante in esperimenti in vitro e in vivo (Rg1 ha evidenziato un effetto antiaggregante piastrinico maggiore di quello dell’acido acetilsalicilico) (Li et al., 2013; Wu et al., 2007).
Antiestrogeni: in vitro, il ginseng americano (Panax quinquefolium) in estratto alcolico, ma non in quello acquoso, ha dimostrato di stimolare i recettori per gli estrogeni e per il progesterone, e la proliferazione di cellule di tumore mammario (King et al., 2006). Altri autori hanno dimostrato invece l'assenza di interazione tra ginseng e recettori citosolici degli estrogeni isolati dall'utero di ratti femmine o i recettori del progesterone dell'endometrio umano.
Caffeina: un'assunzione prolungata e a dosi elevate di ginseng e caffeina può portare a ipertensione (Firenzuoli, 2005). In uno studio di interazione, comunque, la somministrazione di ginseng (Panax ginseng: 500 mg tre volte al giorno per 28 giorni) non è stata associata a variazioni della farmacocinetica della caffeina (100 mg) (Gurley et al., 2005 e 2002).
Chemioterapici: si sono verificate interazioni tra ginseng e campotecina, ciclofosfamide, taxani, alcaloidi della Vinca, epipodofillotossina, EGFR-TK inibitori. È stata dimostrata invece una sinergia con il 5-fluorouracile su cellule cancerogene a livello del colon. Il Panax quinquefolium sembra migliorare l'efficacia del cisplatino.
Clorzoxazone: non è stata osservata interazione farmacocinetica tra ginseng (Panax ginseng) e clorzoxazone. Poiché il clorzoxazone è substrato dell’enzima citocromiale CYP2E1, è probabile che il ginseng non abbia nessun effetto su questo enzima (Gurley et al., 2005 e 2002).
Fexofenadina: in uno studio clinico di interazione in volontari sani, la somministrazione di ginseng (Panax ginseng) non ha modificato la farmacocinetica della fexofenadina (Malati et al., 2012).
Fenelzina: l'assunzione di fenelzina, inibitore non selettivo e irreversibile delle monoaminossidasi (MAO-I), e ginseng (Panax ginseng) è stata associata a comparsa di mania (Kiefer, Pantuso, 2003; Coon, Ernst, 2002; Jones, Runikis, 1987).
Gingko biloba: l'assunzione di gingko e ginseng può portare ad un miglioramento delle funzioni cognitive nell'anziano.
Insulina e ipoglicemizzanti orali: il ginseng sembra esplicare un modesto effetto ipoglicemizzante. In uno studio clinico in pazienti con diabete di tipo 2, la somministrazione di ginseng (Panax ginseng: 2 g per tre volte al giorno, 40 minuti prima dei pasti) ha determinato una modesta riduzione della glicemia post-prandiale al termine dello studio durato 12 settimane (test da carico orale di glucosio: riduzione dell’8-11%; insulina plasmatica a digiuno e insulina plasmatica durante il test da carico orale di glucosio: riduzione del 33-38%; aumento dell’indice di sensibilità all’insulina a digiuno e con il test da carico orale di glucosio: aumento del 33%) (Vuksan et al., 2008).
Lamotrigina: è stato riportato un caso di un paziente in corso di terapia con lamotrigina e ginseng che accusava sintomi quali cefalea, colore anormale della urine, mialgia, emesi (Myers et al., 2015).
Midazolam: in uno studio clinico la somministrazione di una dose di midazolam (8 mg) in pazienti trattati con ginseng (Panax ginseng, 500 mg due volte al giorno per 28 giorni) è stata associata ad una riduzione del 34% dei livelli plasmatici di midazolam (Malati et al., 2012). In altri due studi clinici l’interazione non è stata osservata (Gurley et al., 2005 e 2002). E’ possibile che il ginseng eserciti un effetto di induzione sull’enzima citocromiale CYP3A4 responsabile del metabolismo del midazolam. Secondo i ricercatori comunque è probabile che l’interazione, anche quando presente, non abbia rilevanza clinica.
Warfarin: il ginseng americano (Panax quinquefolium) è risultato ridurre l’azione anticoagulente del warfarin in volontari sani (riduzione dell’indice INR dello 0,19 dopo due settimane di assunzione di ginseng) (Yuan et al., 2004). Analoghe osservazioni sono state riportate anche per il ginseng asiatico o coreano (Panax ginseng). In alcuni pazienti in terapia con warfarin l’assunzione di Panax ginseng ha determinato una riduzione clinicamente significativa del valore dell’indice INR (Rosado, 2003; Janetzky, Morreale, 1997). Altri studi però non confermano l’interazione farmacologica tra Panax ginseng e warfarin (Lee et al., 2010; Lee et al., 2008; Jiang et al., 2004). L’interazione osservata tra ginseng e warfarin contrasta con gli studi in vitro che attribuiscono ai ginsenosidi attività antiaggregante piastrinica irreversibile. L’apparente contrasto potrebbe essere spiegato dagli effetti del ginseng sugli enzimi citocromiali, come già osservato anche per altre interazioni farmacologiche tra rimedi fitoterapici e farmaci. Ad esempio, il ginseng asiatico (Panax ginseng) è risultato indurre il CYP3A e l’effetto è stato associato, dopo 28 giorni di assunzione della droga vegetale, ad un aumento del grado di eliminazione di acuni farmaci impiegati comunemente (Malati et a., 2012). Sempre il ginseng asiatico ha evidenziato anche una moderata azione inibitoria sul CYP2D6 nella popolazione anziana ma non sul CYP1A2 (Gurley et al., 2005). Non sembra invece che il ginseng rosso fermentato (Panax ginseng) possieda un potenziale di interazione mediato dagli enzimi citocromiali rilevante (Kim et al., 2016).