Nelle donne in postmenopausa, il profilo di tollerabilità dell’acido alendronico somministrato giornalmente (10 mg/die) o una volta alla settimana (70 mg alla settimana) è risultato sovrapponibile.
Centrali: (comuni: 1-10%) cefalea, capogiri; (non comuni: 0,1-1%) disgeusia.
Dermatologici: (comuni: 1-10%) alopecia, prurito; (non comuni: 0,1-1%) eruzione cutanea, eritema; (rari: 0,01-0,1%) eruzione cutanea con fotosensibilità, reazioni cutanee gravi (sindrome di Stevens-Johnson, necrolisi tossica epidermica).
Gastrointestinali: (comuni: 1-10%) dolore addominale, dispepsia, rigurgito acido, nausea, distensione addominale, stipsi, diarrea, disfagia, flatulenza; (non comuni: 0,1-1%) gastrite, ulcera gastrica, esofagite, ulcera esofagea (negli studi di registrazione l’ulcera gastrica e l’ulcera esofagea sono state osservate in poco più dell’1% dei pazienti trattati con 10 mg al giorno, ma in nessun paziente in terapia monosettimanale) (Agenzia Italiana del Farmaco – AIFA, 2018); (rari: 0,01-0,1%) stenosi esofagea, ulcerazione orofaringea, sanguinamento, ulcere, oerforazione del tratto gastrointestinale superiore.
Metabolici: ipocalcemia.
Muscoloscheletrici: (comuni: 1-10%) artralgia, mal di schiena, crampi muscolari; (rari: 0,01-0,1%) osteonecrosi della mandibola/mascella, fratture atipiche del femore.
Dal 2011 l’Agenzia europea dei medicinali (European Medicines Agency – EMA) ha introdotto tra gli effetti collaterali correlati all’acido alendronico la frattura atipica del femore, associata in particolare al trattamento a lungo termine. Tuttavia, questo tipo di frattura è stata evidenziata anche in pazienti con osteoporosi non trattati con tali farmaci. Il decorso della frattura è lento, nella misura in cui le fratture avvengono lentamente, poiché non causate da trauma, ma con l’accumulo da parte del paziente di sintomatologia prodromica nell’area interessata da settimane a mesi prima della frattura (Abrahamsen et al., 2009).
Oftalmici: (non comuni: 0,1-1%) uveite, sclerite, episclerite.
Orecchio: (comuni: 1-10%) vertigini; (molto raro < 0,01%) osteonecrosi del canale uditivo esterno, colesteatoma.
L’osteonecrosi del canale uditivo esterno è un effetto collaterale descritto molto raramente (in letteratura sono riportati 8 casi) in pazienti in terapia di lunga durata con bifosfonati, anche se in un caso la complicanza è comparsa dopo 20 mesi di terapia orale con acido alendronico (McCadden et al., 2018; Wickham et al., 2013).
Il colesteatoma è una malattia dell’orecchio medio caratterizzata da un accumulo di cellule epiteliali che, nel tempo, può indurre lesioni alle strutture del timpano. La somministrazione di bifosfonati per via orale è associata ad un aumento del rischio di colesteatoma nella parte esterna del canale uditivo. Il rischio, pur essendo limitato (119 casi su 131794 pazienti trattati con bifosfonati per osteoporosi), è risultato dipendere dalla dose del farmaco (acido alendronico, acido etidronico) e dalla durata della terapia (Thorsteinsson et al., 2014).
Sistemici: (rari: 0,01-0,1%) reazioni d’ipersensibilità (orticaria, angioedema).