Dieta e stile di vita: il trattamento dell’osteoporosi è finalizzato a ridurre il rischio di fratture ossee. Le terapie farmacologiche, inclusa la somministrazione di acido alendronico, devono essere associate a provvedimenti di natura non farmacologica quali adeguato apporto dietetico di calcio e vitamina D, attività fisica, eliminazione del fumo, riduzione del rischio ambientale di caduta. La carenza di vitamina D rende quasi inutile la terapia farmacologica dell’osteoporosi (Agenzia Italiana del Farmaco – AIFA, 2017).
Durata del trattamento: la durata ottimale di una terapia anti osteoporosi con acido alendronico (analogamente agli altri bifosfonati) non è stata ancora stabilita. L’Agenzia italiana del farmaco raccomanda di rivalutare periodicamente, per ciascun paziente, l’opportunità di proseguire il trattamento, soprattutto per terapie della durata di 5 o più anni (Agenzia Italiana del Farmaco – AIFA, 2017).
Dolore muscolo-scheletrico: negli studi post-marketing è stato occasionalmente registrato dolore severo a ossa, articolazioni e muscoli in pazienti in terapia con bifosfonati. La tossicità muscolare è stata riportata soprattutto in donne in postmenopausa che assumevano bifosfonati come terapia o prevenzione dell’osteoporosi. In alcuni pazienti i sintomi sono immediatamente regrediti con l’interruzione della terapia, per altri la ripresa è stata più graduale (Bock et al., 2007).
Osteonecrosi della mandibola/mascella: complicanza di terapie con alte dosi di bifosfonato, incluso l’acido alendronico. Questo effetto collaterale grave è stato osservato per la prima volta in pazienti oncologici in cura con bifosfonati. L’osteonecrosi della mandibola o della mascella comporta perdita di tessuto osseo nella zona maxillofacciale. Le cause presunte di tale reazione sono legate a problemi odontoiatrici (scarsa igiene orale, ascessi periodontali, estrazione di denti o infezioni) e all’effetto osteomodellante dei bifosfonati. L’accumulo di bifosfonato a livello osseo eserciterebbe un effetto tossico diretto sulla mucosa orale che porterebbe, in primo luogo, ad ad un rallentamento della guarigione di eventuali ferite dei tessuti molli (causate da procedure dentali invasive o da traumi subclinici da protesi), seguito da un’infezione diffusa dell’osso sottostante (Reid et al., 2007). Per ridurre il rischio di osteonecrosi della mascella, i pazienti candidati a terapia con acido alendronico dovrebbero sottoporsi a visita odontoiatrica e, se necessario, sottoporsi ad interventi invasivi odontoiatrici prima di iniziare ad assumere il farmaco. Durante il trattamanto con acido alendronico dovrebbero essere evitate procedure dentarie invasive.
Ipocalcemia: l’acido alendronico può indurre ipocalcemia. Per ridurre il rischio di questo effetto collaterale, che in alcuni pazienti, può diventare anche grave, si raccomanda di correggere un’eventuale ipocalcemia preesistente e/o i fattori di rischio per ipocalcemia (carenza vitamina D, ipoparatiroidismo, ipomagnesiemia, malassorbimento di calcio).
Gravidanza: l’acido alendronico non è raccomandato in gravidanza.
Allattamento: la biodisponibilità orale dell’acido alendronico è molto bassa (1% della dose a stomaco vuoto) pertanto è improbabile un qualche assorbimento del farmaco in caso di allattamento. Alcuni esperti raccomandano il monitoraggio del calcio sierico nei primi due mesi di vita del bambino nel caso la madre abbia assunto acido alendronico durante la gravidanza o l’allattamento (Stathopoulos et al., 2011). In letteratura è riportato il caso di una donna in terapia per 6 mesi con acido alendronico, quindi con acido pamidronico ogni 4 mesi per un anno prima di concepire. Il bambino è stato poi allattato al seno per tre mesi. A due mesi di età il bambino ha mostrato lieve ipocalcemia, ma a 5 mesi i livelli di calcio erano nella norma così come lo sviluppo delle ossa lunghe (Hassen-Zrour et al., 2010; Toxnet, 2018).
A fini precauzionali, i produttori di acido alendronico non raccomandano il farmaco nelle donne che allattano.
Lattosio: puo essere presente come eccipiente in alcune specialità contenenti acido alendronico. La presenza di lattosio rappresenta una controindicazione per i pazienti con deficit di lattasi (enzima che scinde il lattosio in glucosio e galattosio), con problemi ereditari di intolleranza al galattosio o malassorbimento di glucosio-galattosio.
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