Le più comuni reazioni avverse al vaccino antinfluenzale comprendono reazioni locali al sito di iniezione (rash, rossore, gonfiore), dolori articolari e muscolari. Nella maggior parte dei casi, la durata di tali reazioni è breve, con risoluzione entro un paio di giorni dalla somministrazione del vaccino. Le reazioni avverse gravi, incluse quelle neurologiche, sono rare: per queste reazioni, comunque, non è stata dimostrata una correlazione causa-effetto con il vaccino per l’influena stagionale (Ministero della Salute, 2023).
I vaccini antinfluenzali a virus inattivato o che contengono solo porzioni di virus non possono causare un’infezione da virus influenzale (Ministero della Salute, 2023).
Dal 1993 al 2005, sono state usate 3,2 milioni di dosi di vaccino influenzale stagionale (Influvac) e sono stati registrati 58 effetti avversi gravi; durante il periodo fra il 1989 e il 2005 sono state usate 1,7 milioni di dosi di vaccino influenzale a virus frammentato (Vaxigrip) e sono stati registrati 58 effetti avversi gravi.
Il 32% di tutti i casi interessano gli uomini e il 68% le donne. La distribuzione in funzione del sesso è equivalente alla distribuzione per circa 50000 reazioni avverse riportate, sui prodotti medicinali, nelle schede tecniche danesi.
La maggiore incidenza di reazioni avverse nella popolazione anziana potrebbe riflettere il maggior uso del vaccino antinfluenzale in questa classe di pazienti (i pazienti anziani presentano un rischio più elevato di incorrere nelle complicanze dell’infezione virale).
Nel 2008 le segnalazioni spontanee hanno mostrato un rilevante incremento quantitativo rispetto agli anni precedenti (11493 casi di sospette reazioni avverse complessivamente a farmaci e vaccini) (BIF, 2009). Le segnalazioni per farmaci e vaccini hanno riguardato per il 47% adulti tra 18 e 64 anni, per il 34% soggetti con età > a 65 anni, per il 16% bambini fino a 11 anni e per il 3% adolescenti tra i 12 e i 17 anni. Il numero delle segnalazioni pediatriche, che coinvolgono soprattutto i vaccini, sembrerebbe stazionario, con un piccolo incremento per le segnalazioni relative a bambini di età superiore ai 2 anni. Considerando le diverse fasce di età, fino a 2 anni il vaccino per l’influenza stagionale rappresenta il vaccino con il minor numero di segnalazioni spontanee totali e gravi, mentre il primo della lista, quello cioè con il maggior numero di segnalazioni, è il vaccino esavalente per difterite/epatite B/Haemophilus influenzae B/pertosse/poliomielite /tetano (segnalazioni totali: 5 vs 529 rispettivamente vaccino influenzale e vaccino esavalente; segnalazioni gravi: 1 vs 44). Nell’intervallo di età compresa fra 2 e 11 anni, il vaccino per l’influenza si colloca al sesto posto, mentre al primo posto si trova il vaccino trivalente per difterite/pertosse/tetano (segnalazioni totali: 17 vs 210; segnalazioni gravi: 0 vs 17). Nell’intervallo di età compresa fra 12 e 17 anni, il vaccino per l’influenza stagionale non presenta segnalazioni spontanee, mentre al primo posto si trova il vaccino per il papillomavirus umano (segnalazioni totali: 56; segnalazioni gravi: 7) (BIF, 2009).
Il vaccino antinfluenzale inattivato ha avuto 108 segnalazioni (vs 534 segnalazioni per il vaccino difterico/epatico B ricombinante/Haemophilus influenzae B coniugato e adiuvato/pertossico acellulare/poliomelitico inattivato/tetanico, che rappresenta il vaccino con il maggior numero di segnalazioni nel periodo considerato).
Durante la stagione 2014-2015 sono stati segnalati ad AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) numerosi eventi avversi in seguito a somministrazione del vaccino adiuvato Fluad, tuttavia la causa non è stata imputata al vaccino antinfluenzale (Ministero della Salute, 2015). È importante la segnalazione immediata al servizio di farmacovigilanza dell’AIFA per stabilire l’eventuale relazione causale tra vaccino ed eventi indesiderati ed è necessario che sia resa disponibile ad ogni persona vaccinata la tipologia e il lotto del vaccino somministrato (Ministero della Salute, 2015).
Cardiovascolari: raramente sono stati associati al vaccino per l’influenza stagionale pericardite, sviluppo o esacerbazione della porpora di Henoch-Schonlein, vasculite con interessamento renale transitorio.
Centrali: cefalea, neuropatia, encefalopatia, polineuropatia, mielopatia trasversa, radicolonevrite, parestesie, sindrome di Guillain-Barrè.
L’impiego del vaccino per l’influenza è stato associato all’insorgenza della sindrome di Guillain-Barré (Juurlink et al., 2006).
L’associazione tra la vaccinazione antinfluenzale e la sindrome di Guillain-Barré è stata oggetto di intenso dibattito. La sindrome di Guillain-Barrè è una poliradicoloneurite demielinizzante che evolve in una progressiva paralisi. Sebbene l’esatta origine non sia nota, è stato supposto un meccanismo immunologico con attivazione dell’immunità umorale e cellulare; si ritiene che un’infezione virale possa determinare un’immunizzazione crociata verso gli antigeni della mielina.
Diversi vaccini sono stati associati alla comparsa di sindrome di Guillain-Barrè, ma il vaccino antinfluenzale è quello più frequentemente interessato.
In una campagna vaccinale condotta negli USA nel 1976-77 è stato riportato un aumento dei casi di sindrome di Guillain-Barrè, manifestatisi soprattutto entro le prime 5 settimane dalla somministrazione del vaccino per l’influenza, che ha provocato una temporanea sospensione del programma di vaccinazione. Ulteriori indagini avevano evidenziato che l’incidenza della sindrome era 4-8 volte superiore nella popolazione vaccinata rispetto alla popolazione generale; il numero in eccesso di casi era di 1 caso in più ogni 100.000 vaccinazioni (Schonberger, 1979).
Studi epidemiologici che hanno valutato il rischio di sindrome di Guillain-Barrè non sono stati in grado di riprodurre questi risultati nelle successive campagne di vaccinazione per l’influenza stagionale. Tuttavia, un’analisi retrospettiva delle campagne di vaccinazioni effettuata nel 1992-1993 e 1993-1994 ha mostrato che i casi riportati di sindrome di Guillain-Barrè si manifestavano principalmente entro le 6 settimane, ma la stima dell’eccesso del rischio era soltanto 1 caso in più su 1 milione di vaccinazioni (Laski et al., 1998).
Un’analisi dei dati del Vaccine Adverse Events Reporting System (VAERS) (Geier et al., 2003) ha riscontrato un aumento del rischio di sindrome di Guillain-Barrè acuta e severa in associazione al vaccino antinfluenzale in confronto al vaccino tetano/difterite.
Raramente è stato valutato il rischio di recidive della sindrome di Guillain-Barrè dopo successive vaccinazioni. Un caso isolato di recidiva della malattia è stato riportato in 2 pazienti rivaccinati con il ceppo implicato nell’epidemia di influenza del 1976 (Seyal et al., 1978) mentre in un altro caso non vi sono state recidive in un paziente che aveva ricevuto diversi ceppi di virus influenzale nell’arco dei 15 anni successivi all’episodio di sindrome di Guillain-Barrè (Wijdicks et al., 2000).
Un altro studio condotto su pazienti con precedente storia di tale sindrome o con poliradicoloneurite infiammatoria cronica indicherebbe (ma i dati sono limitati) un rischio di ricomparsa dei sintomi neurologici minimo dopo la vaccinazione con il vaccino antinfluenzale, compresi i pazienti in cui era stata suggerita una relazione temporale tra l’episodio iniziale e una precedente vaccinazione (Pritchard et al., 2002).
Dermatologici: raramente sono stati associati al vaccino per l’influenza stagionale sindrome di Stevens-Johnson, necrolisi tossica epidermica, eritema multiforme. L’analisi delle reazioni avverse ai vaccini riportate nel periodo tra luglio 1990 e settembre 1999 al VAERS (Vaccine Adverse Event Reporting System) ha evidenziato 33 casi di sindrome di Stevens-Johnson, 8 di necrolisi tossica epidermica, 58 di grave eritema multiforme e 32 di varie condizioni di necrosi cutanea, su 96951 reazioni avverse complessive in seguito a vaccinazione. Ulteriori analisi hanno selezionato 28 casi di sindrome di Stevens-Johnson e 7 di necrolisi tossica epidermica. Tra questi solo 1 caso di sindrome di Stevens-Johnson è risultato certo (bambino di 27 mesi vaccinato contro la varicella); la vaccinazione è stata riportata come causa plausibile in 5 probabili casi di sindrome di Stevens-Johnson e necrolisi tossica epidermica. In questi 6 casi il tempo di inizio dei primi sintomi è stato di 5 giorni; 5 dei 6 soggetti avevano meno di 4 anni, il sesto aveva 24 anni. 4 dei 6 soggetti hanno assunto vaccini somministrati singolarmente, solo uno contro l’influenza. Da questi dati emerge un rischio molto basso di sviluppare gravi reazioni dermatologiche in seguito a vaccinazione, inclusa quella influenzale stagionale.
Ematici: raramente sono stati associati al vaccino per l’influenza stagionale trombocitopenia transitoria, porpora, porpora trombotica trombocitopenica-sindrome emolitico-uremica (Medina et al., 2000).
La porpora trombotica trombocitopenica-sindrome emolitico-uremica (PTT-SEU) è una sindrome comprendente trombocitopenia, anemia, deficit neurologici, insufficienza renale e febbre (Amorosi, Ultmann 1966).
Gastrointestinali: vomito.
Locali: (comuni) arrossamento, prurito, gonfiore, dolore, ecchimosi, indurimento nella sede dell’iniezione. Gli effetti collaterali al sito di inoculo si manifestano 12/24 ore dopo la vaccinazione con il vaccino per l’influenza stagionale. Occasionalmente si può manifestare un aumento della temperatura nella sede di iniezione.
Il vaccino stagionale per l’influenza ad alta dose (non presente in commercio in Italia) e il vaccino intradermico tendono a provocare effetti collaterali al sito di iniezione in una percentuale di pazienti maggiore rispetto al vaccino antinfluenzale inattivato standard.
Muscolo-scheletrici: il vaccino antinfluenzale può essere associato a mialgia e artralgia.
Oftalmici: visione confusa, infiammazione oculare, inclusa una segnalazione di uveite associata a neurite ottica. I casi di infiammazione oculare secondaria a vaccinazione antinfluenzale riportati in letteratura sono cinque. La relazione di causa-effetto non è stata accertata; in un caso l'uveite si accompagnava ad una neurite ottica. Alcuni pazienti avevano avuto precedentemente alla vaccinazione con il vaccino per l’influenza stagionale episodi di irite e sclerite.
Respiratori: negli adulti (età: 18-49 anni) il vaccino influenzale intranasale ha provocato rinorrea (45%), faringodinia (28%), stanchezza (26%), tosse (14%) e brividi (9%).
Nei trial clinici in pazienti pediatrici (età: 60-71 mesi), il vaccino influenzale intranasale è stato associato più spesso a rinorrea, congestione nasale, cefalea e tosse; è stato osservato inoltre un aumento significativo nella frequenza di riacutizzazioni di asma entro 6 settimane dalla somministrazione in bambini di età inferiore a 5 anni.
È riportato un caso di aggravamento di broncopneumopatia cronica ostruttiva (bpco) dopo assunzione di vaccino antinfluenzale (vaccino inattivato con antigene di superficie).
Uditivi: labirintite (vaccino influenzale inattivato a virus frammentati).
Sistemici: la vaccinazione con vaccino antinfluenzale è stata associata a febbre, malessere, brividi, stanchezza, sudorazione, nevralgia, parestesia, convulsioni, reazioni allergiche (angioedema, asma, broncospasmo, anafilassi e, in rari casi, shock), reazioni anafilattiche (ipotensione grave e improvvisa, accelerazione o rallentamento del battito cardiaco, stanchezza o debolezza insolite, ansia, agitazione, perdita di conoscenza, difficoltà della respirazione o della deglutizione, prurito, orticaria, arrossamento della cute, nausea, dolori addominali crampiformi, diarrea).
I sintomi simil-influenzali (febbre, malessere, stanchezza, brividi) esordiscono 6-12 ore dopo la somministrazione e tendono a scomparire in 1-2 giorni dalla somministrazione del vaccino.
In Australia, durante la stagione influenzale 2010 la somministrazione di un vaccino influenzale stagionale inattivato con composizione identica a quella della specialità Afluria (indicata per la profilassi influenzale in soggetti con più di 6 mesi di età; composizione: ceppo A/California/7/2009 (H1N1) più ceppo A/Wisconsin/15/2009 (H3N2) più ceppo B/Brisbane/60/2008) è stata associata ad un aumento dell’incidenza di febbre e convulsioni febbrili in pazienti pediatrici di età compresa nell’intervallo 6 mesi-4 anni e ad un aumento dell’incidenza di febbre in pazienti pediatrici di età compresa fra 5 e 8 anni. Conseguentemente a queste osservazioni, l’Advisory Committee on Immunization Practices (ACIP) ha raccomandato l’impiego del vaccino Afluria in pazienti pediatrici di età uguale o superiore a 9 anni (CDC, 2010).