Uso prolungato: il trattamento con triazolam non dovrebbe essere protratto per più di 1 mese. La somministrazione del farmaco per tempi più lunghi può dare origine a fenomeni di dipendenza e assuefazione. Durante il trattamento effettuare periodici controlli della funzionalità epatica e della crasi ematica.
Dipendenza e sintomi astinenziali: l'uso di triazolam, e in generale di tutte le benzodiazepine, può portare a dipendenza fisica e psichica da questi farmaci. Il rischio di sviluppare dipendenza è direttamente proporzionale alla dose e alla durata del trattamento, ed è maggiore nei pazienti con una storia di abuso di droghe o alcool. Nel paziente con dipendenza alle benzodiazepine, l'interruzione brusca del trattamento è accompagnata da sintomi di astinenza: cefalea, dolori muscolari, ansia estrema, tensione, irrequietezza, confusione, irritabilità, derealizzazione, depersonalizzazione, iperacusia, intorpidimento e formicolio delle estremità, ipersensibilità alla luce, al rumore e al contatto fisico, allucinazioni o scosse epilettiche. Con le benzodiazepine a durata d'azione breve, come il triazolam, o intermedia, è possibile che sintomi di astinenza compaiano nell'intervallo fra una dose e quella successiva, in particolare in caso di terapie a dosaggio elevato. I sintomi astinenziali possono manifestarsi anche in caso di improvvisa sostituzione di una benzodiazepina a lunga durata d'azione con una a breve durata d'azione. Sospendere gradualmente la terapia dopo trattamenti prolungati (maggiori di 2 settimane) per evitare l'insorgenza di crisi di astinenza.
Pazienti anziani: nei pazienti anziani (età > 65 anni) si osserva riduzione della clearance del triazolam, aumento della concentrazione di picco e aumento dell’AUC. Si raccomanda pertanto di iniziare il trattamento farmacologico con la dose efficace più bassa pari a 0,125 mg.
Pazienti epatopatici: nei pazienti con grave insufficienza epatica, le benzodiazepine possono causare o aggravare l’encefalopatia.
Amnesia anterograda: le benzodiazepine possono provocare disturbi della memoria e amnesia anterograda, che possono verificarsi anche a dosaggi terapeutici, il rischio tuttavia aumenta ai dosaggi più alti (dosi di triazolam uguali o superiori a 0,50 mg) ( Med. Lett., 1988). Poichè l’amnesia compare con maggior frequenza diverse ore dopo la somministrazione del farmaco, per minimizzarne gli effetti, sarebbe opportune garantire un periodo di sonno di 7-8 ore dopo l’assunzione del triazolam.
Insonnia rebound: il triazolam ha breve durata d’azione e di conseguenza è indicato per indurre il sonno; in alcuni pazienti l’effetto ipnotico può non protrarsi per tutta la notte con comparsa di ansia e insonnia rebound (Med. Lett., 1989).
Sonnambulismo: l’impiego del triazolam per il trattamento dell’insonnia è stato associato a comportamenti correlati al sonno che si sono manifestati mentre il paziente dormiva (sonnambulismo); tali comportamenti comprendevano cucinare, parlare, passeggiare, mangiare, guidare. Al risveglio i pazienti non ricordavano l’accaduto. Nel caso si dovessero manifestare episodi di sonnambulismo durante il trattamento con triazolam, il farmaco deve essere sospeso.
Reazioni paradosse: sono reazioni rare di agitazione che si possono verificare nelle fasi iniziali del trattamento benzodiazepinico, in particolare nei pazienti pediatrici e negli anziani. Il rischio di reazioni paradosse richiede cautela anche in caso di pazienti affetti da nevrosi depressive o psicosi. In caso di insorgenza di reazioni paradosse, il trattamento con triazolam deve essere interrotto.
Malattia psicotica: le benzodiazepine non devono essere usate come trattamento di prima linea in caso di psicosi.
Depressione: le benzodiazepine non sono raccomandate per il trattamento, in monoterapia, della depressione o dell’ansia associata a depressione. In questi pazienti possono precipitare l’ideazione di suicidio o il suicidio.
Sonnolenza: cautela nello svolgimento di attività che richiedono stato di veglia e coordinazione costante perché il farmaco può indurre sonnolenza.
Alcool: può aumentare gli effetti depressivi del triazolam sul sistema nervoso centrale. Durante il trattamento con la benzodiazepina, non assumere bevande alcoliche. Le benzodiazepine devono essere somministrate con attenzione nei pazienti con una storia di abuso di alcool o droga.
Sedativi: i farmaci che agiscono sul sistema nervoso centrale con attività sedativa (agonisti oppioidi, fenotiazine, barbiturici, alcool, bloccanti H1, anestetici generali, inibitori delle MAO e antidepressivi triciclici) possono aumentare la sedazione e la depressione respiratoria e cardiovascolare indotte dal triazolam.
Cimetidina, eritromicina: in associazione a questi farmaci può essere necessario ridurre la dose del triazolam.
Depressione respiratoria: le benzodiazepine possono dare depressione respiratoria, più frequente in caso di somministrazione parenterale (somministrazione rapida del farmaco) e/o in associazione con farmaci oppioidi.
Gravidanza: il triazolam non deve essere somministrato nel primo trimestre di gravidanza; durante l'ultimo periodo di gravidanza, o durante il travaglio, a dosi elevate, può causare nel neonato ipotermia, ipotonia e moderata depressione respiratoria. Inoltre, i neonati di madri in terapia cronica con benzodiazepine durante le fasi avanzate della gravidanza, possono sviluppare alla nascita dipendenza fisica e presentare una maggior incidenza di sintomi di astinenza nel periodo postnatale. Durante la terapia con triazolam adottare valide misure di contraccezione.
Allattamento: in vivo il triazolam è escreto nel latte materno. Poichè diverse benzodiazepine sono escrete nel latte materno nell’uomo, non dovrebbero essere somministrate alle madri che allattano; è quindi opportuno interroppere l'allattamento se il triazolam è assunto regolarmente.
Ritiri/sospensioni dal commercio: il triazolam è stato ritirato dal commercio in Gran Bretagna nel 1991 per tossicità sul sistema nervoso centrale (reazioni psichiatriche).
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