Sovradosaggio: sono stati condotti studi di somministrazione di dosi di sofosbuvir maggiori di quelle utilizzate in terapia, fino a 1200 mg e non sono state evidenziate reazioni avverse diverse da quelle segnalate con la dose terapeutica. Se il sofosbuvir viene assunto in eccesso è consigliato di mantenere sotto controllo lo stato clinico. Non esiste un antidoto al sofosbuvir, ma attraverso l’emodialisi si può eliminare il suo metabolita principale: GS-331007.
Tossicità acuta: gli studi di tossicità del sofosbuvir condotti su ratti e cani hanno evidenziato reazioni avverse epatiche, cardiache e gastrointestinali. L’esposizione a cui queste reazioni avverse sono state osservate erano molto superiori alle raccomandate.
Mutagenicità: i test condotti in vitro e in vivo non hanno evidenziato proprietà mutageniche del sofosbuvir.
Cancerogenicità: il potenziale cancerogeno di sofosbuvir è stato valutato somministrando il farmaco nel topo, alla dose di 600 mg/kg/die e nel ratto, alla dose di 750 mg/kg/die. In nessuno degli studi sono emerse proprietà di cancerogenesi.
Tossicità riproduttiva: negli studi condotti sugli animali è stato osservato che il sofosbuvir è in grado di passare attraverso la barriera placentare e nel latte materno. Tuttavia non sono stati evidenziati effetti pericolosi sul feto. Poiché le informazioni relative alla gravidanza nelle donne sono molto limitate l’Agenzia americana del farmaco FDA (Food and Drug Administration) ha inserito il sofosbuvir in categoria B per l’utilizzo in gravidanza (Spera et al., 2016).