Il sofosbuvir è indicato, in associazione ad altri farmaci antivirali, per il trattamento dell’epatite C cronica. (leggi)
Riportiamo di seguito la posologia di sofosbuvir nelle diverse indicazioni terapeutiche. (leggi)
Il sofosbuvir è controindicato in caso di ipersensibilità al principio attivo. (leggi)
Il sofosbuvir è sempre prescritto nell’ambito di una terapia di combinazione con altri farmaci antivirali. (leggi)
È stato osservato che, in caso di assunzione concomitante di efavirenz, emtricitabina, tenofovir o darunavir il picco di concentrazione massima di sofosbuvir è lievemente minore, al contrario è maggiore in caso di assunzione di rilpivirina. (leggi)
L’analisi delle reazioni avverse è stata svolta considerando vari studi clinici di fase III, che hanno valutato l’efficacia e la sicurezza delle terapie farmacologiche comprensive di sofosbuvir. (leggi)
Sono stati condotti studi di somministrazione di dosi di sofosbuvir maggiori rispetto a quelle standard, fino a 1200 mg e non sono state evidenziate reazioni avverse dissimili da quelle segnalate con la dose standard. (leggi)
Il sofosbuvir è un farmaco ad azione antivirale diretta contro il virus dell’epatite C. (leggi)
Il sofosbuvir è un profarmaco: viene assunto oralmente e, in seguito all’assorbimento gastrointestinale, subisce il metabolismo di primo passaggio epatico. (leggi)
La formula bruta di sofosbuvir è C22H29FN3O9P. (leggi)
Le informazioni contenute nella ricerca Pharmamedix dedicata a sofosbuvir sono state analizzate dalla redazione scientifica con riferimento alle fonti seguenti. (leggi)
Sofosbuvir è prescrivibile nelle specialità commerciali Sovaldi, Harvoni, Epclusa, Vosevi. (leggi)
Il sofosbuvir è un farmaco ad azione virale diretta contro la polimerasi RNA-dipendente NS5B del virus dell’epatite C (HCV). È indicato nel trattamento dell’epatite C cronica, in associazione con altri farmaci antivirali.
È assunto oralmente alla dose di 400 mg/die, in combinazione con peginterferone alfa e ribavirina, per 12 settimane. Se non si somministra peginterferone alfa, ma solo ribavirina, il trattamento viene prolungato a 24 settimane, a parte nel caso di infezione da virus HCV di genotipo 2, che viene trattato con sofosbuvir più ribavirina per 12 settimane.
In associazione a ledipasvir, il sofosbuvir è somministrato per 12 settimane, in combinazione o meno a ribavirina, nel trattamento dei genotipi 1, 4, 5, 6, mentre per 24 settimane in combinazione con ribavirina nel trattamento del genotipo 3.
Il sofosbuvir può anche essere combinato con altri antivirali, come il daclatasvir, ma non deve mai essere usato come monoterapia.
Non può essere somministrato ai pazienti ipersensibili al farmaco e ai pazienti che contemporaneamente assumono farmaci induttori della glicoproteina-P, di cui il sofosbuvir è substrato: l’inibizione ne riduce l’assorbimento a livello intestinale e, pertanto, l’effetto terapeutico. Il sofosbuvir è anche substrato della proteina di trasporto BCRP (Breast Cancer Resistance Protein) e, infatti, l’assunzione contemporanea di sostanze che inibiscono la glicoproteina-P o la BCRP conduce ad un’aumentata esposizione al sofosbuvir.
In caso di pazienti con problemi di aritmia è consigliato di utilizzare antiaritmici diversi dall’amiodarone, in quanto sono stati segnalati casi di bradicardia cardiaca severa in pazienti che assumevano amiodarone in seguito alla terapia con sofosbuvir in combinazione ad altri antivirali.
Il sofosbuvir è l’unico antivirale ad azione diretta che ha effetto verso tutti i genotipi del virus, anche se i dati clinici riguardanti i genotipi 5 e 6 sono molto scarsi.
Dagli studi condotti in vitro è emerso che il sofosbuvir è attivo contro tutti i genotipi del virus HCV e attraverso gli studi clinici è stata valutata l’efficacia delle terapie con il sofosbuvir, determinata attraverso la percentuale di pazienti con risposta virologica sostenuta (SVR) a 12 settimane dalla fine della terapia.
Il sofosbuvir è stato valutato in combinazione con peginterferone alfa e ribavirina, mostrando una buona efficacia (SVR >90%) nel trattamento in prima linea delle infezioni da virus HCV di genotipo 1, 4, 5 o 6. Per il trattamento dei genotipi 2 e 3, invece, l’associazione di sofosbuvir più ribavirina è risultata egulamente efficace a quella storica peginterferone alfa più ribavirina, ma migliore dal punto di vista degli effetti collaterali. I pazienti infetti da genotipo 2 sono risultati più responsivi rispetto a quelli da genotipo 3, che invece rispondono maggiormente alla terapia con sofosbuvir più ribavirina se la durata viene prolungata a 24 settimane.
L’efficacia della terapia è stata, inoltre, valutata come trattamento di seconda linea e in pazienti co-infetti da HIV.
Allo stesso modo sono stati condotti studi di valutazione dell’associazione di sofosbuvir con ledipasvir, per il trattamento dei virus HCV di genotipi 1, 3, 4, 5 e 6, con l’aggiunta o meno di ribavirina.
La terapia con sofosbuvir è stata associata a effetti collaterali quali tosse, dispnea, rinofaringite, cefalea, capogiri, depressione, ansia, agitazione, insonnia, stanchezza, deficit di attenzione, pruriti e secchezza della cute, anemia, neutropenia e piastrinopenia, aumento della bilirubina circolante, senso di nausea, diarrea, problemi digestivi, bocca secca, appetito scarso, mialgia, artralgia.
Gli studi di tossicità non hanno evidenziato proprietà tossiche, mutagene o cancerogene del sofosbuvir. I dati disponibili sull’utilizzo in gravidanza sono limitati, ma non indicano possibili effetti pericolosi sullo sviluppo fetale, sebbene il farmaco sia in grado di attraversare la placenta.
Il sofosbuvir è un profarmaco, che subisce l’effetto di primo passaggio epatico dopo essere stato assorbito lungo il tratto gastrointestinale: negli epatociti viene convertito nel metabolita attivo GS-461203, che esplica la sua azione senza fuoriuscire dal fegato, e nel metabolita inattivo GS-331007, che insieme al sofosbuvir circola nel plasma.
Sofosbuvir si trova legato alle proteine plasmatiche, al contrario di GS-331007. L’emivita di sofosbuvir è di 0,4 ore, mentre quella del metabolita di 27. L’eliminazione avviene principalmente attraverso la via renale, ma anche attraverso le vie biliare e polmonare.