Colorazione delle urine: sebbene l’assorbimento sistemico della rifaximina sia minimo, in caso di trattamenti prolungati con dosi elevate o in presenza di lesioni della mucosa intestinale la quota di rifaximina viene eliminata per via renale può conferire una colorazione rosa-rossa alle urine. La colorazione è dovuta alla presenza dell’antibiotico che come la maggior parte delle molecole della stessa classe, le rifamicine, è colorato.
Infezione da Clostridium difficile (ICD): il C. difficile è un battere normalmente presente nel lume intestinale la cui proliferazione è, come per tutti i batteri della flora intestinale, in equilibrio con diverse altre specie batteriche. Quando si assume un antibiotico si altera l’equilibrio della flora batterica intestinale e può verificarsi che alcune specie abbiamo il sopravvento su altre dando luogo ad infezioni vere e proprie. L’infezione da C. difficile se non trattata può portare a colite pseudomembranosa; le forme fulminanti comportano megacolon tossico, ileo, perforazione e sepsi. L’infezione da C. difficile si manifesta normalmente con diarrea profusa. Il trattamento prevede l’interruzione dell’antibiotico in uso e il ricorso a metronidazolo o vancomicina (trattamento di prima linea).
Farmaci inibitori della glicoproteina-P: la co-somministrazione con rifaximina richiede cautela.
Pazienti pediatrici: il profilo di sicurezza della rifaximina in pazienti pediatrici di età inferiore a 12 anni per il trattamento della disturbi gastrointestinali per i quali è indicato il farmaco non è stato definito. Analogamente per i pazienti con meno di 18 anni per quanto riguarda il trattamento dell’encefalopatia epatica.
Pazienti anziani (> 65 anni): i dati di letteratura disponibili sono limitati. La somministrazione di rifaximina per il trattamento dell’encefalopatia epatica recidivante in pazienti con più di 65 anni non ha evidenziato differenze in termini di tollerabilità ed efficacia rispetto ai pazienti più giovani.
Pazienti con insufficienza epatica: i pazienti con insufficienza epatica potrebbero andare incontro ad un assorbiento sistemico più elevato rispetto ai pazienti con funzionalità del fegato nella norma. I pazienti con insufficienza epatica trattati con dosaggi di rifaximina per la profilassi dell’encefalopatia epatica recidivante (550 mg due volte al giorno) hanno evidenziato un aumento dell’AUC (curva concentrazione-tempo) di 10, 13 e 20 volte rispettivamente se con insufficienza epatica lieve (classe Child-Pugh A), moderata (classe Child-Pugh B), grave (classe Child-Pugh C). Poichè la rifaximina agisce a livello locale, nel tratto gastrointestinale, l’aumento dell’AUC non richiede un aggiustamento del dosaggio, ma nei pazienti con grave insufficienza epatica (classe Child-Pugh C) il farmaco dovrebbe essere somministrato con cautela (Food and Drug Administration, 2015).
Resistenza: in caso di sviluppo di patogeni resistenti alla rifaximina, sospendere la somministrazione dell’antibiotico e istituire una terapia adeguata.
Gravidanza: la rifaximina non ha evidenziato tossicità embriofetale sugli animali alle dosi terapeutiche utilizzate nell’uomo. Poichè però il farmaco è stato associato a tossicità embriofetale quando somministrato a dosi superiori a quelle terapeutiche, per precauzione l’antibiotico non è raccomandato nelle donne in gravidanza.
Allattamento: non è noto se la rifaximina o i suoi metaboliti possano passare nel latte materno. Per precauzione comunque l’allattamento al seno non è raccomandato nelle donne che allattano.
Saccarosio: alcune specialità medicinali a base di rifaximina (es. Normix, granulato per sospensione orale) contengono saccarosio. I pazienti diabetici devono verificare la quantità di saccarosio che verrebbero ad assumere per ogni dose con il farmaco.
Nota:
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