La rifaximina è indicata nel trattamento antibatterico delle infezioni intestinali da Gram-positivi e Gram-negativi sensibili all’antibiotico negli adulti e nei ragazzi con almeno 12 anni. (leggi)
Riportiamo di seguito la posologia di rifaximina nelle diverse indicazioni terapeutiche. (leggi)
La rifaximina è controindicata in caso di ipersensibilità (leggi)
Sebbene l’assorbimento sistemico della rifaximina sia minimo, in caso di trattamenti prolungati con dosi elevate o in presenza di lesioni della mucosa intestinale la quota di rifaximina viene eliminata per via renale può conferire una colorazione rosa-rossa alle urine. (leggi)
Il potenziale di interazione della rifaximina con altri farmaci è minimo. In vitro la rifaximina non ha evidenziato attività inibente sugli enzimi citocromiali 3A4, 1A2, 2A6, 2B6, 2C9, 2C19, 2D6 e 2E1 a concentrazioni comprese fra 2 e 200 ng/ml. (leggi)
A livello cardiovascolare sono stati riportati palpitazioni, vampate di calore, aumento della pressione arteriosa. (leggi)
Non sono riportati casi di sovradosaggio con rifaximina. In studi clinici la somministrazione di dosi fino a 2200 mg/die è stata associata ad effetti avversi simili a quelli osservati con la dose terapeutica di farmaco o con il placebo. (leggi)
La rifaximina (INN: rifaximin) è un farmaco ad azione antibatterica, approvata in Italia per la prima volta nel 1985 e attualmente disponibile in 33 paesi. (leggi)
Dopo somministrazione orale, la rifaximina viene scarsamente assorbita nel tratto gastrointestinale (meno dell’1%) consentendo il raggiungimento di concentrazioni battericide a livello del lume intestinale. (leggi)
La formula bruta di rifaximina è C43H51N3O11. (leggi)
Le informazioni contenute nella ricerca Pharmamedix dedicata a rifaximina sono state analizzate dalla redazione scientifica con riferimento alle fonti seguenti. (leggi)
Rifaximina è prescrivibile nelle specialità commerciali Normix, Tixteller. (leggi)
La rifaximina (INN: rifaximin) è un farmaco ad azione antibatterica, approvata in Italia per la prima volta nel 1985 e attualmente disponibile in 33 paesi.
E’ indicata, negli adulti e nei ragazzi con almeno 12 anni, per il trattamento delle infezioni intestinali batteriche; nel trattamento della diarrea dovuta ad alterazioni della flora batterica intestinale (diarrea del viaggiatore, enterocolite, diarrea estiva), nella profilassi antibatterica in caso di intervento chirurgico del tratto gastrointestinale, come coadiuvante degli stati di iperammoniemia e per la profilassi dell’encefalopatia epatica recidivante nei pazienti adulti (quest’ultima indicazione è stata approvata dall’agenzia regolatoria americana, Food and Drug Administration).
La posologia della rifaximina varia da 800 a 1200 mg/die a seconda delle indicazioni terapeutiche. Nel trattamento della diarrea si raccomanda di somministrare rifaximina alla dose di 200 mg alla volta fino a 4 volte al giorno. Nella profilassi chirurgica la dose raccomandata è pari a 400 mg due volte al giorno. In caso di iperammoniemia e nella profilassi dell’encefalopatia epatica recidivante la dose di rifaximina è pari a 400 mg ogni 8 ore o a 550 mg due volte al giorno.
La rifaximina non deve essere usata nei pazienti con sensibilità nota al principio attivo e nei pazienti che presentano sangue nelle feci, patologie ulcerative intestinali o ostruzione intestinale.
Come tutti gli antibiotici la rifaximina può alterare in modo significativo la flora batterica intestinale (microbiota) provocando lo sviluppo eccessivo di specie batteriche come il Clostridium difficile, che possono dare luogo a condizioni patologiche. L’infezione da C. difficile si manifesta in genere con diarrea profusa; se non trattata l’infezione può portare a colite pseudomembranosa e, nelle forme fulminanti, a megacolon tossico, ileo paralitico, perforazione della parete intestinale e sepsi.
L’assorbimento sistemico della rifaximina può aumentare in condizioni particolari, in presenza di lesioni della mucosa intestinale, in caso di insufficienza epatica grave o quando somministrata con farmaci che inibiscono la glicoproteina-P. L’assorbimento sistemico della rifaximina è responsabile della colorazione rosso-arancio delle urine che si può evidenziare durante il trattamento con il farmaco. La rifaximina come la maggior parte delle molecole della stessa classe, le rifamicine, ha infatti una colorazione aranciata.
Nei bambini con meno di 12 anni e in gravidanza il farmaco non è raccomandato. Negli animali la rifaximina è risultata embriofetotossica a dosi che erano risultate tossiche anche per l’animale adulto gravido. Sebbene alle dosi terapeutiche impiegate nell’uomo non siano stati osservati effetti tossici sulla prole negli animali, a fini precauzionali la rifaximina non è approvata per l’uso in gravidanza. L’antibiotico non è approvato neppure durante l’allattamento: in vivo sono stati osservati effetti sulla prole allattata da animali trattati con elevati dosi di rifaximina.
Gli effetti collaterali riportati con maggior frequenza durante la terapia con rifaximina comprendono mal di testa, capogiri, nausea, vomito, dolore addominale, crampi addominali non accompagnate da evacuazione, flatulenza stitichezza e diarrea. Meno frequentemente sono stati riportati disturbi di tipo neurologico (depressione, nervosismo, insonnia, formicolio, ridotta sensibilità al tatto), cardiovascolare (palpitazioni, vampate di calore e aumento dei valori pressori), dermatologico (reazioni cutanee), metabolico (aumento dei livelli di potassio e sodio nel sangue, aumento dei livelli di aspartato aminotransferasi AST), ematologico (alterazioni dei livelli degli elementi corpuscolati del sangue), muscoloscheletrico (crampi e dolore muscolare), urologico (presenza di sangue, glucosio, proteine nelle urine), a carico delle vie respiratorie e degli organi si senso (visione sdoppiata e vertigini). Sono stati inoltre segnalati: infezioni da candida e da herpes labiale, sindrome simil-influenzale, edema agli arti inferiori e reazioni di ipersensibilità.
Ma come agisce la rifaximina? La rifaximina inibisce la sintesi dell’RNA batterico bloccando una delle subunità della polimerasi ribonucleica DNA-dipendente.
La rifaximina possiede attività battericida verso batteri Gram-positivi e Gram-negativi, aerobi e anaerobi; l’attività battericida risulta maggiore verso i microrganismi Gram-positivi.
In vitro sono stati considerati sensibili alla rifaximina i ceppi batterici con MCI inferiore o uguale a 1 mg/L, moderatamente sensibili ceppi con MCI inferiore o uguale a 2 mg/L, resistenti ceppi con MCI maggiore o uguale a 4 mg/L.
La resistenza alla rifaximina da parte dei batteri è dovuta a modificazioni cromosomiche della polimerasi batterica.
Dopo somministrazione orale, la rifaximina si concentra a livello del lume intestinale dove esplica la sua azione farmacologica, L’assorbimento sistemico è minimo, inferiore all’1% della dose. La somministrazione del farmaco mezz’ora dopo un pasto ricco in grassi aumenta di circa due volte l’esposizione sistemica all’antibiotico, ma questo non richiede un aggiustamento del dosaggio del farmaco per l’elevata variabilità dei parametri farmacocinetici e perchè la quantità di farmaco assorbita per via sistemica rimane comunque bassa.
Nei pazienti con encefalopatia epatica le concentrazioni plasmatiche di rifaximina sono molto più elevate rispetto a quelle osservate in soggetti sani trattati con lo stesso regime di dosaggio (AUC, curva concentrazione-tempo: 147 ng/h/ml vs 12,3 ng/h/ml). La ridotta funzionalità del fegato si associata a valori di AUC più alti, dipendentemente dal grado di insufficienza epatica (AUC: 12,3 vs 118 vs 161 vs 246 ng/h/ml rispettivamente in soggetti sani, pazienti in classe Child-Pugh A, pazienti in classe Child-Pugh B, pazienti in classe Child-Pugh C).
La rifaximina è escreta essenzialmente per via fecale (96,62% della dose).