Sovradosaggio: in caso di sovradosaggio di quetiapina (fino a 9600 mg, case report) compaiono tachicardia, ipotensione, sedazione, sonnolenza, ipokaliemia, blocco cardiaco di primo grado (Pollak, Zbuk, 2000; Nudelman et al., 1998; Harmon et al., 1998). Il trattamento prevede ossigenazione e ventilazione per mantenere la pervietà delle vie aeree; lavanda gastrica (dopo intubazione se il paziente non è cosciente) e somministrazione di carbone attivo ed eventualmente di un lassativo per ridurre l’assorbimento gastrointestinale della quetiapina; monitoraggio della funzionalità cardiaca; anticolinergici per il trattamento dei sintomi extrapiramidali (EPS, Extrapyramidal symptoms).
Mutagenicità: la quetiapina non è risultata possedere attività mutagena (test in vitro e in vivo).
Cancerogenicità: in vivo la quetiapina è stata associata a incrementi dei livelli di prolattina e all’aumento del rischio di neoplasia mammaria. Questa correlazione non è stata evidenziata nei trial clinici.
In vivo la somministrazioni di dosi elevate (1,2-4,5 volte la dose massima umana) ha determinato la comparsa di tumori benigni (adenomi) della ghiandola tiroide, soprattutto negli animali di sesso femminile. La formazione di questi adenomi è da ricollegarsi all'effetto della quetiapina sulla tiroxina. Il farmaco provoca infatti un incremento del metabolismo e della clearance dell’ormone tiroxina che indirettamente determina un aumento della produzione di ormone tireotropo (TSH) da cui dipende la formazione dell'adenoma stesso. Nell'uomo la riduzione dei livelli di tiroxina indotta da quetiapina non è stata correlata a comparsa di adenomi tiroidei.
Tossicità riproduttiva: in vivo la somministrazione di quetiapina durante l’organogenesi è stata associata alla comparsa di tossicità fetale: ritardo nella ossificazione dello scheletro, anomalie minori dei tessuti molli e ridotto peso corporeo. La quetiapina ha provocato anche tossicità materna: riduzione del peso corporeo e/o morte.
Nell’uomo i dati di letteratura relativi all’uso di quetiapina in gravidanza sono limitati. Non sembra che l’esposizione in utero al farmaco comporti malformazioni maggiori per il feto (una malformazione fetale viene definita “maggiore“ quando comporta problemi medici, chirurgici, estetici o comunque in grado di influenzare qualità e aspettativa di vita). La FDA (Food and Drug Administration, agenzia che regola l’uso dei farmaci negli Stati Uniti) ha inserito la quetiapina in classe C per l’uso in gravidanza. In questa classe sono inseriti i farmaci i cui studi sugli animali hanno rilevato effetti dannosi sul feto (teratogenico, letale o altro) e per i quali non ci sono studi controllati in donne oppure i farmaci per i quali non sono disponibili studi né sull'uomo né sull'animale. I farmaci di classe C dovrebbero essere somministrati solo se il potenziale beneficio per la madre giustifica il potenziale rischio per il feto.