Il propifenazone è presente in diverse specialità medicinali in associazione ad altri principi attivi: paracetamolo, butalbital, codeina, oxolamina, flavoxato, caffeina, vitamina C (acido ascorbico). Quando il propifenazone è somministrato in associazione a questi principi attivi devono essere prese in considerazione tutte le possibili avvertenze relative ai farmaci presenti nell’associazione.
Riportiamo di seguito le avvertenze relative al propifenazone.
Somministrazione orale: la somministrazione orale di propifenazone deve avvenire a stomaco pieno.
Somministrazione rettale: la somministrazione per via rettale (supposte) di propifenazone deve avvenire solo dopo evacuazione intestinale.
Durata del trattamento: i derivati pirazolonici, incluso il propifenazone, devono essere somministrati solo fino a scomparsa della febbre e delle manifestazioni algiche.
Pazienti anziani: nei pazienti anziani potrebbe essere necessario ridurre la dose di propifenazone. I pazienti anziani presentano una maggiore sensibilità agli effetti collaterali dei FANS, soprattutto a livello gastrointestinale (perforazione gastrointestinale, emorragia).
Colorazione delle urine: i derivati pirazolonici, incluso il propifenazone, possono dare colorazione rossa alle urine per la presenza di un metabolita non tossico, l’acido rubazonico.
Ipersensibilità: sospendere il trattamento il trattamento con propifenazone in caso di comparsa di manifestazioni allergiche. In genere tali manifestazioni interessano cute o mucose. Raramente l’ipersensibilità al propifenazone si è manifestata con riduzione dei globuli bianchi (leucociti) e dei granulociti (agranulocitosi).
Cronicizzazione della cefalea da abuso di farmaci: la somministrazione frequente (quasi quotidiana) di analgesici o FANS per il trattamento del dolore cefalico può provocare la cronicizzazione del mal di testa sia nei pazienti adulti sia nei bambini. Il propifenazone non è indicato per terapie continuative.
Tossicità gastrointestinale: i farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), classe a cui appartiene il propifenazone, possono provocare ulcerazione, perforazione ed emorragia gastrointestinale anche in assenza di sintomi e in pazienti che non hanno mai sofferto di problemi gastrointestinali di questo tipo. Il rischio di tossicità gastrointestinale aumenta con l’aumentare delle dosi di farmaco ed è maggiore nei pazienti anziani e nei pazienti che hanno gia sofferto in passato di ulcera gastrointestinale. In questi pazienti il trattamento con FANS dovrebbe iniziare con il più basso dosaggio possibile ed eventualmente associando un farmaco gastroprotettore (es. inibitori di pompa protonica o misoprostolo). In caso di ulcera o sanguinamento gastrointestinale il propifenazone deve essere interrotto.
Malattie infiammatorie croniche intestinali (colite ulcerosa, morbo di Crohn): la somministrazione di FANS a pazienti con malattie infiammatorie croniche intestinali richiede cautela perchè si potrebbe verificare un loro peggioramento (esacerbazione).
Ipertensione, insufficienza cardiaca: nei pazienti con ipertensione o insufficienza cardiaca la somministrazione di FANS è stata associata a ritenzione idrica con peggioramento delle malattie cardiovascolare.
Insufficienza renale: i FANS possono peggiorare la funzionalità dl rene, modificandone la perfusione, per inibizione della sintesi delle prostaglandine. L’azione dei FANS sui reni è particolarmente evidente quando la perfusione del rene dipende dall’azione vasodilatante delle prostaglandine come in caso di ipovolemia, disidratazione, insufficienza cardiaca e stenosi dell’arteria renale. Il rischio di insufficienza renale aumenta quando i FANS sono somministrati per tempi prolungati e/o a dosaggi elevati.
Pazienti pediatrici: nei farmaci che contengono altri principi attivi oltre al propifenazone, l’età minima di somministrazione può variare.
Alcool: evitare l’assunzione contemporanea di propifenazone e prodotti contenenti alcool.
Anticoagulanti orali: in caso di contemporanea terapia del propifenazone con anticoagulanti orali, controllare periodicamente i parametri della coagulazione e la presenza di sangue occulto nelle feci e nelle urine: se necessario, ridurre le dosi di antinfiammatorio.
Diuretici tiazidici: in caso di contemporanea somministrazione di diuretici tiazidici, monitorare i valori della pressione arteriosa, la diuresi e la sodiemia.
FANS: il propifenazone non deve essere somministrato in associazione ad altri farmaci antinfiammatori non steroidei sia tradizionali sia inibitori selettivi della COX-2.
Caffeina: la caffeina compare in diverse specialità a base di propifenazone. In alcune persone predisposte la caffeina potrebbe non essere ben tollerata (ipereccitabilità). I medicinali contenenti caffeina sono controindicati nei bambini con meno di 12 anni.
Butalbital: il butalbital è presente in una specialità medicinale contenente propifenazone. Il butalbital è un barbiturico, cioè un farmaco ad azione sedativa-ipnotica, che può provocare dipendenza fisica (incremento del dosaggio per mantenere l’effetto terapeutico) e psicologica (necessitò di assumere in continuazione il farmaco). Il butalbital è un farmaco che attraversa facilmente la barriera ematoencefalica (arriva velocemente nel cervello) e provoca i suoi effetti molto rapidamente; per questo possiede un potenziale d’abuso elevato con grave rischio di intossicazione. L’abuso di butalbital è stato osservato anche con farmaci di combinazione. In Italia il butalbital è disponibile solo in associazione con propifenazone e caffeina (farmaco analgesico). In letteratura sono riportati casi di abuso con la combinazione propifenazone più butalbital più caffeina sia in pazienti adulti sia in ambito pediatrico (Hincal et al., 1987 e 1987a). L’assunzione di dosaggi eccessivi di butalbital determina insufficienza respiratoria, coma, comparsa di rabdomiolisi e compromissione della funzionalità renale. L’intossicazione da butalbital è di difficile riscontro perchè non è disponibile un test specifico. Si utilizza infatti il test per la rilevazione di un altro barbiturico, il fenobarbitale, con cui si utilizza infatti il test per la rilevazione di un altro barbiturico, il fenobarbitale, con cui il butalbital parzialmente reagisce. Di fatto il test legge concentrazioni tossiche di butalbital come se fossero livelli sub-terapeutici di fenobarbitale.
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