Il piroxicam è un farmaco antinfiammatorio non steroideo, appartenente alla serie degli oxicam, che possiede attività antiinfiammatoria, analgesica e antipiretica. È un composto anfotero con proprietà sia di acido debole sia di base debole.
Il meccanismo d’azione del piroxicam è riconducibile all’inibizione della ciclossigenasi e al conseguente blocco della sintesi delle prostaglandine, responsabili dell’infiammazione e del danno tissutale; a differenza di indometacina e di acido acetilsalicilico, il piroxicam è un inibitore selettivo, ma reversibile dell’enzima (Carty et al., 1980).
In vitro il piroxicam inibisce la ciclossigenasi con potenza simile a indometacina.
L’attività antiinfiammatoria del piroxicam è in parte dovuta all’inibizione della chemiotassi dei leucociti polimorfonucleati, del rilascio dei mediatori della risposta infiammatoria, del danno di membrana e della degradazione dell’acido ialuronico (enzimi lisosomiali, anioni superossido) (Brogden et al., 1984).
Il piroxicam inoltre inibisce la produzione del fattore reumatoide IgM da parte dei linfociti attivati nei pazienti affetti da artrite reumatoide (Ceuppens et al., 1982).
Come antinfiammatorio il piroxicam è più potente di indometacina, naprossene, fenilbutazone rispettivamente di 2, 7 e 14 volte mentre l’azione antireumatica è risultata sovrapponibile a quella di indometacina, naprossene, acido acetilsalicilico; rispetto a indometacina e acido acetilsalicilico, possiede una migliore tollerabilità, simile a quella dei derivati dell’acido propionico.
In qualità di analgesico, il piroxicam è risultato più attivo di fenprofene, ibuprofene, naprossene, fenilbutazone; meno efficace di indometacina (Milne, Twomey, 1980).
Come antipiretico, il piroxicam sembra possedere efficacia simile a quella di acido acetilsalicilico.
Come la maggior parte degli altri FANS, anche il piroxicam inibisce la seconda fase dell’aggregazione piastrinica, indotta da collagene e da ADP (adenosina difosfato) in pazienti sani e in pazienti affetti da artrite reumatoide.
In vitro non sembra danneggiare la funzionalità delle cellule cartilaginee.
Il piroxicam sembra possedere proprietà uricosuriche.
Il piroxicam è stato utilizzato nel trattamento della dismenorrea primaria (Wilhelmsson et al., 1985), del dolore post-traumatico e post-operatorio, dolore dentario e dolore in corso di infezioni dentarie, febbre e dolore associato a infiammazione acuta del tratto superiore respiratorio, disturbi acuti muscoloscheletrici.
Attualmente in seguito a revisione delle indicazioni terapeutiche per via sistemica, il piroxicam viene impiegato come farmaco di seconda scelta per brevi periodi nel trattamento di affezioni dolorose reumatiche e infiammatorie degenerative (artrite reumatoide, osteoartrite, spondilite anchilosante).
In pazienti affetti da artrite reumatoide l’assunzione di piroxicam (20 mg/die) ha determinato un miglioramento del quadro sintomatologico comparabile sia al trattamento con tenoxicam (20 mg/die) che con ketoprofene a rilascio prolungato (200 mg/die); non sono state riportate differenze significative nell’incidenza di effetti avversi tra la terapia con piroxicam e gli altri farmaci (Atkinson et al., 1992; Caldwell et al., 1994).
In pazienti con osteoartrosi il piroxicam (10-20 mg/die) è risultato superiore rispetto al naprossene (500-750 mg/die) nel ridurre la sintomatologia dolorosa sia a riposo che durante il movimento (Husby et al., 1986).
In uno studio clinico condotto su 235 pazienti affetti da osteoartrosi il piroxicam per via topica ha mostrato efficacia comparabile al trattamento con ibuprofene per via orale (1200 mg/die) (Dickson, 1991).
Piroxicam beta-ciclodestrina
La complessazione con beta-ciclodestrina (oligosaccaride ciclico che deriva dall’amido) migliora le caratteristiche di idrosolubilità, biodisponibilità, tollerabilità del piroxicam (191,2 mg di piroxicam beta-ciclodestrina corrispondono a 20 mg di piroxicam).
Il piroxicam è caratterizzato da un inizio d’azione lento, dovuto all’assorbimento graduale. La complessazione con beta-ciclodestrina aumenta l’idrosolubilità del piroxicam di 5 volte: alla maggiore idrosolubilità corrisponde, in vivo, un incremento della velocità di assorbimento (Acerbi et al., 1990).
L’insorgenza degli effetti antinfiammatori e analgesici dopo somministrazione di piroxicam beta-ciclodestrina è, di conseguenza, più rapida rispetto a quella ottenuta con il piroxicam non complessato.
Nelle prime ore dalla somministrazione il piroxicam beta-ciclodestrina è 2-3 volte più attivo come antiinfiammatorio di piroxicam (sia orale sia rettale); dopo 5 minuti dalla somministrazione il piroxicam beta-ciclodestrina è più attivo come analgesico di piroxicam.
Il piroxicam beta-ciclodestrina sembra essere meno gastrotossico del piroxicam; dopo 28 giorni di trattamento è stata osservata una minore perdita di sangue nelle feci con piroxicam beta-ciclodestrina rispetto a piroxicam. La ridotta tossicità a livello del sistema gastroenterico sembra essere associata alla maggiore solubilità del complesso, che determina un rapido assorbimento e un minore tempo di permanenza del piroxicam a contatto con la mucosa gastrica e intestinale (Warrington, 1993).
Il piroxicam beta-ciclodestrina è stato utilizzato nel trattamento del dolore muscolo-scheletrico, dentale (Tiengo, 1990), post-traumatico, post-operatorio; in caso di osteoartrite, dismenorrea primaria, cefalea primaria, lombalgia (Passeri, 1990); nella profilassi dell’emicrania (Tiengo, 1990).
In caso di dismenorrea primaria, il piroxicam beta-ciclodestrina sembra essere più efficace di ketoprofene, naprossene; sembra indurre minori effetti collaterali di ketoprofene (Costa et al., 1990).
Nella profilassi dell’emicrania e nella terapia della cefalea primaria, il piroxicam beta-ciclodestrina sembra essere più efficace di piroxicam, naprossene; possedere efficacia simile a indometacina (Tiengo, 1990).
Nel trattamento dell’osteoartrite, il piroxicam complessato con beta-ciclodestrina ha evidenziato efficacia maggiore (20 mg/die per 5 giorni) di dipirone (1,5 g/die per 5 giorni) (Tiengo, 1990).
In traumatologia sportiva, il piroxicam beta-ciclodestrina ha mostrato efficacia maggiore (20 mg/die per os) di naprossene (550 mg/die); durata dell’analgesia dopo somministrazione orale (20 mg/die) simile (8h vs 9h) a quella ottenuta dopo somministrazione intramuscolare di diclofenac (75 mg/die), di ketoprofene (100 mg/die) con minore incidenza di effetti collaterali.
Nel dolore post-traumatico, entro 1 ora dalla somministrazione rettale (20 mg), il piroxicam beta-ciclodestrina ha ridotto il dolore del 50%; con piroxicam (20 mg/die) questo effetto analgesico è raggiunto dopo circa 3 ore.
Nel dolore post-operatorio, il trattamento profilattico con piroxicam beta-ciclodestrina sembra alzare la soglia del dolore delle terminazioni nervose periferiche.
Nel trattamento della lombalgia, l’efficacia e la tollerabilità del piroxicam beta-ciclodestrina (20 mg/die per 7 giorni) sono risultate maggiori rispetto a quelle osservate con etodolac (400 mg/die per 7 giorni) (Passeri, 1990).
In uno studio clinico della durata di 12 settimane condotto su 225 pazienti con artrite reumatoide e osteoartrite sia il piroxicam che il piroxicam beta-ciclodestrina hanno ridotto l’intensità del dolore e dei fenomeni infiammatori; il trattamento con piroxicam beta-ciclodestrina è risultato associato ad una minore incidenza di effetti avversi, la maggior parte dei quali si è verificata a carico del sistema gastrointestinale (Serni, 1993).
In pazienti affetti da osteoartrosi, è stata riportata una diminuzione della sintomatologia dolorosa e infiammatoria sia con piroxicam beta-ciclodestrina che con tenoxicam; in entrambi i gruppi di pazienti al termine della terapia è stata riscontrata la presenza di lievi lesioni emorragiche gastrointestinali, con incidenza maggiore nei pazienti trattati con tenoxicam (Bonardelli et al., 1990).