Sovradosaggio: in caso di sovradosaggio, la paroxetina induce vomito, febbre, midriasi, variazioni pressorie, cefalea, contrazioni involontarie della muscolatura, agitazione, ansia e tachicardia oltre agli eventi avversi riportati comunemente nei trial clinici. In caso di intossicazione con dosi fino a 2 g, sono stati riportati, occasionalmente, coma, variazioni dell'ECG ed eventi fatali quando il farmaco è stato associato ad altre molecole psicotrope, con o senza alcool. Il trattamento del sovradosaggio è sintomatico e prevede il monitoraggio dei segni vitali; per ridurre l'assorbimento della paroxetina ricorrere a vomito e/o lavanda gastrica e successivamente al carbone attivo, 20-30 g ogni 4-6 ore nelle prime 24 ore dopo l'intossicazione.
Sindrome serotoninergica: la paroxetina può indurre sindrome serotoninergica, caratterizzata da modificazioni cognitivo-comportamentali, disfunzioni anatomiche e neuromuscolari, causate da un'eccessiva attività serotoninergica centrale. Le condizioni che comportano un incremento dei livelli di serotonina comprendono:
1) somministrazione di un eccesso di precursori della serotonina (triptofano);
2) impiego di sostanze che favoriscono il rilascio di serotonina (ecstasy, cocaina, amfetamine);
3) impiego di farmaci che inibiscono il metabolismo della serotonina (IMAO);
4) sovradosaggio di SSRI;
5) associazioni farmacologiche (paroxetina con risperidone, desipramina, venlafaxina, moclobemide, destrometorfano, linezolid);
6) vie di attivazioni alternative (bromocriptina, tramite attivazione del sistema dopaminergico).
Il trattamento della sindrome serotoninergica prevede la sospensione del/dei farmaci che possono aver scatenato la sindrome stessa, la sedazione, il raffreddamento esterno, la somministrazione di farmaci antiepilettici e antipertensivi, la somministrazione di beta-bloccanti nei casi di sindrome serotoninergica severa. Il tasso di decessi segnalato in letteratura varia dal 2-3% al 12% (Mason et al., 2000; Mills, 1997).
Tossicità cronica: negli studi di tossicità ripetuta, la paroxetina è stata correlata a fosfolipidosi in diversi organi in animali di laboratorio diversi dai primati.
Tossicità riproduttiva: negli studi di tossicità riproduttiva, il farmaco ha determinato riduzione della fertilità nel maschio e della sopravvivenza post-natale. In uno studio epidemiologico retrospettivo sulle malformazioni congenite maggiori in neonati di pazienti trattate con antidepressivi durante il primo trimestre di gravidanza, è emerso un possibile lieve aumento del rischio di malformazioni congenite (soprattutto difetti settali ventricolari) associato a paroxetina (prevalenza di malformazioni congenite totali: 4% vs 3% rispettivamente con paroxetina e nella popolazione in generale; prevalenza di malformazioni cardiovascolari: 2% vs 1% rispettivamente con paroxetina e nella popolazione in generale). Un maggiore rischio di difetti congeniti soprattutto cardiaci associato a paroxetina (e a fluoxetina) è stato osservato in un altro studio prospettico controllato che ha coinvolto 410 donne trattate con paroxetina, 314 con fluoxetina e 1467 controlli. In questo studio il tasso di anomalie maggiori nelle pazienti trattate con SSRI è stato 5,2% con paroxetina vs 4,7% con fluoxetina vs 2,5% nei controlli. L'odds ratio corretto per i difetti cardiaci è stato di 2,66 per paroxetina e di 4,47 per fluoxetina (Diav-Citrin et al., 2008). Il rischio di malformazioni cardiache da paroxetina è stato osservato anche nell'analisi dei dati raccolti nello Swedish Medical Birth Register (Kallen, 2006). In caso di esposizione durante il primo trimestre di gravidanza, l'SSRI più a rischio di malformazioni è risultato essere la paroxetina.
Gli SSRI sono stati associati a onfalocele neonatale. In un'analisi retrospettiva, il rischio di onfalocele neonatale è sembrato aumentare nelle donne trattate con SSRI in gravidanza rispetto alle non trattate, in particolare con paroxetina (36% di tutti i casi segnalati dopo esposizione a SSRI) (Alwans et al., 2005). Altri studi epidemiologici sugli esiti della gravidanza dopo esposizione agli SSRI, inclusa paroxetina, non hanno evidenziato un aumento del rischio di malformazioni congenite rispetto alla popolazione in generale (Kulin et al., 1998; Unfred et al., 2001; Diav-Citrin et al., 2002; Hendrick et al., 2003; Hallberg, Sjoblom, 2005; Ericson et al., 2003; Kallen, Otterblad Olausson, 2003).
Tossicità neonatale: L'esposizione a SSRI durante la gravidanza è stata associata alla comparsa nei neonati dei seguenti sintomi: (frequenti) agitazione, irritabilità, ipo/ipertonia, iperreflessia, sonnolenza, problemi di suzione, pianto persistente; (meno frequenti): ipoglicemia, difficoltà respiratoria, anomalie della termoregolazione, convulsioni. I sintomi nei neonati compaiono nella prima settimana e tendono ad attenuarsi fino a scomparire in circa 6 settimane. L'esposizione a SSRI determinerebbe anche ritardata espulsione del meconio e conseguente ileo da meconio. Tali sintomi vengono riferiti ad una sorta di difficoltà di adattamento del neonato alla vita extrauterina, ma probabilmente sono causati da una sindrome da astinenza neonatale. Si verificano infatti soprattutto in caso di esposizione agli SSRI durante il terzo trimestre di gravidanza. Nei bambini nati da donne trattate con paroxetina 10-60 mg/die durante il terzo trimestre di gravidanza il tasso di complicanze è risultato significativamente più elevato dei controlli (esposizione a paroxetina nel primo e/o secondo trimestre o a farmaci non teratogeni) (22% vs 6%) e nel gruppo trattato è stato riscontrato un maggior tasso di prematurità (20% vs 3,7%). Nel gruppo trattato il quadro clinico prevalente ha riguardato soprattutto la sindrome da distress respiratorio, seguito da ipoglicemia e ittero. Le complicaze neonatali hanno spesso richiesto un prolungamento dell'ospedalizzazione, supporto respiratorio e intubazione alimentare. Mentre il 22% delle donne esposte a paroxetina durante il terzo trimestre e che allattavano hanno riportato eventi avversi nei neonati, nessuna delle donne nel gruppo di controllo ha evidenziato effetti avversi neonatali (Moldovan Costei et al., 2002).
L'esposizione tardiva (esclusivamente dopo la 20esima settimana di gestazione) a SSRI è stata associata a comparsa di ipertensione polmonare persistente neonatale (PPHN). Il farmaco maggiormente coinvolto sembra la fluoxetina. La PPHN ha un'incidenza di 1-2 neonati su 1000 è presenta elevata morbilità e mortalità (20-30%). Il meccanismo ipotizzato prevede un'accumulo di serotonina a livello polmonare fetale come causa di proliferazione delle cellule muscolari lisce, tipica della PPHN (la serotonina oltre ad effetti di vasocostrizione, possiede anche effetti mitogeni sulle cellule muscolari lisce polmonari). Un altro meccanismo ha considerato l'effetto inibitorio degli SSRI sulla sintesi di ossido nitrico potente vasodilatatore fisiologico, che sembra svolgere un'azione di regolazione del tono e della reattività vascolare sia nel feto sia nel neonato (Chambers et al., 2006; Abman, 1999).
La serotonina è presente già nelle primissime fasi dello sviluppo fetale ed oltre al ruolo di neurotrasmettitore nervoso sembra svolgere anche un ruolo da fattore di crescita e di regolazione verso neuroni serotoninergici e non. E' stato ipotizzato quindi che l'esposizione agli SSRI durante il periodo di gestazione possa avere effetti avversi sullo sviluppo del cervello fetale con conseguenti effetti neurologici e comportamentali nel neonato. I pochi dati clinici disponibili, non univoci, indicherebbero un indice più basso di sviluppo psico-motorio nei bambini tra i 6 e i 40 mesi di età rispetto ai bambini non esposti agli SSRI in gravidanza (Oberlander et al., 2002; Morag et al., 2004; Laine et al., 2003; Zeskind, Stephens, 2004; Zeskind et al., 2005; Nulman et al., 2002; Casper et al., 2003).
Cancerogenicità: la paroxetina non è risultata né genotossica né cancerogena.
DL50: dopo somministrazione orale: 500 mg/kg (topo). Dopo somministrazione s.c.: 845 mg/kg (topo).