Dopo somministrazione orale, l'assorbimento della paroxetina è quasi completo, ma la sua disponibilità assoluta è ridotta per effetto di primo passaggio epatico. Quest'ultimo diminuisce con l'aumentare della dose, indicando l'esistenza di un fenomeno di saturazione del metabolismo di primo passaggio (Kaye et al., 1989).
La farmacocinetica della paroxetina, caratterizzata da elevata variabilità interindividuale, è risultata sovrapponibile considerando volontari sani o pazienti affetti da depressione.
L'assorbimento della paroxetina non risente della presenza di cibo e non è influenzato dalla contemporanea somministrazione di latte o antiacidi.
Picco plasmatico: 0,8-65 mcg/L (dose singola di 20-50 mg, volontari sani); 14,2-89,6 mcg/L (20 mg/die per 15 giorni, volontari sani).
Tempo di picco plasmatico: 0,5-11 ore con una media di 5-6 ore; in caso di pazienti anziani, il picco plasmatico aumenta (circa 78 ng/ml vs circa 40 ng/ml) (Dechant, Clissold, 1991).
La concentrazione allo steady-state viene ottenuta in 7-14 giorni. Non sono stati osservati fenomeni di accumulo del farmaco.
AUC: 791 ng/ml/h (pazienti giovani) e di 2461 ng/ml/h (pazienti anziani).
Vd: 3,1-28 L/kg (bolo e.v., infusione e.v., volontari sani).
La paroxetina si distribuisce in tutti i tessuti dell'organismo, solo l'1% circa della frazione assorbita rimane nel plasma.
Legame sieroproteico: 95%.
La paroxetina è escreta nel latte materno in quantità minima. La somministrazione di dosi di 10-50 mg/die alla madre che allatta è risultata corrispondere a concentrazioni nel lattante inferiori al limite di rilevazione (< 2 ng/ml) e al limite di dosabilità (<4 ng/ml). Nei bambini allattati non sono stati osservati effetti farmacologici riconducibili al trattamento materno con paroxetina.
La paroxetina viene metabolizzata a livello epatico, ad opera soprattutto dell'isoenzima CYP2D6, verso il quale si comporta come un potente inibitore. I metaboliti sono prodotti ottenuti per ossidazione e metilazione, coniugati con acido glicuronico o solfato e rapidamente escreti per via renale (fino al 64%).
Il CYP2D6 è un enzima saturabile: la somministrazione ripetuta di farmaco o l'incremento delle dosi porterebbero alla saturazione dell'enzima con un incremento della concentrazione plasmatica della paroxetina e un prolungamento dell'emivita (cinetica non lineare). Nella maggior parte dei pazienti, comunque, la somministrazione ripetuta di dosi comprese fra 20 e 50 mg/die, non comporta delle variazioni significative del profilo farmacocinetico (Kaye et al., 1989).
Emivita di eliminazione: 16-21 ore (dose di 20 mg). Nei pazienti anziani, l'emivita aumenta di circa 2-3 volte.
La paroxetina è escreta principalmente sotto forma di metaboliti (64%), solo l'1-2% in forma immodificata (Dechant, Clissold, 1991).
Pazienti anziani
Nei pazienti di età superiore a 65 anni, è stato osservato un incremento della concentrazione plasmatica della paroxetina allo steady state e dell'AUC di circa 2-3 volte rispetto ai pazienti di età compresa fra 31 e 34 anni (Css : 53 vs 18
mcg/L, dopo 20 mg/die somministrati per 15 giorni) (Bayer et al., 1989).
Pazienti nefropatici
Nei pazienti con insufficienza renale grave (CLcr < 30 ml/min), l'AUC e il picco plasmatico aumentano, rispettivamente, di 3,5 e 2,3 volte dopo somministrazione di dosi singole di paroxetina e l'emivita risulta prolungata (30 vs 17 ore, rispettivamente, per pazienti con insufficienza renale grave e pazienti con funzionalità renale nella norma) (Doyle et al., 1989). In caso di insufficienza renale moderata (CLcr: 30-60 ml/min), la concentrazione plasmatica aumenta di circa 2 volte.
Pazienti epatopatici
Nei pazienti con ridotta funzionalità epatica si osserva un incremento delle concentrazioni plasmatiche del farmaco. In caso di cirrosi alcolica, l'AUC aumenta di circa 2 volte dopo la somministrazione di paroxetina per 2 settimane (Dalhoff et al., 1991).