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Naprossene

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Avvertenze - Quali informazioni conoscere prima di usare Naprossene?

Trattamenti prolungati: in caso di terapie prolungate con naprossene monitorare funzionalità epatica, renale e crasi ematica (composizione del sangue).

Tossicità gastrica: i farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) sono gastrolesivi poichè inibiscono la sintesi delle prostaglandine con effetti citoprotettivi della mucosa gastrica. Questo si traduce in un aumento significativo del rischio di emorragia e ulcera gastrica. Il rischio di tossicità gastrointestinale è considerato elevato in pazienti che hanno già avuto ulcere peptiche complicate e nei pazienti che presentano più di due dei seguenti fattori di rischio: età > 65 anni, uso di FANS a dosaggio elevato, storia di ulcera peptica non complicata, uso concomitante di acido acetilsalicilico, anticoagulanti, corticosteroidi, infezione da Helicobacter pylori (Lanza et al., 2009). In questi pazienti valutare l’opportunità di utilizzare farmaci con azione protettiva della mucosa gastrica. In caso di segni o sintomi riconducibili a sanguinamento gastrointestinale o ulcera, il naprossene deve essere sospeso.

Tossicità cardiovascolare: studi clinici ed epidemiologici hanno osservato un aumento modesto del rischio trombotico (infarto miocardico, ictus) quando i farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) sono somministrati a dosaggio elevato e/o per trattamenti a lungo termine. In una revisione pubblicata nel 2011 che ha preso in considerazione i FANS più utilizzati (ibuprofene, diclofenac, indometacina, piroxicam, meloxicam, etodolac, celecoxib, rofecoxib, etoricoxib e valdecoxib), il naprossene non è risultato associato ad un aumento del rischio cardiovascolare (“risk-neutral”) sia a dosaggi bassi sia a dosaggi alti. Negli studi di comparazione tra farmaci considerati nella revisione, inoltre, il naprossene è risultato superiore a ibuprofene in termini di sicurezza cardiovascolare e indistinguibile rispetto a celecoxib, anche se quest’ultimo, nell’analisi complessiva è risultato associato ad un aumento statisticamente significativo del rischio cardiovascolare. Nonostante questo, gli autori della revisione hanno indicato il naprossene come il FANS si scelta nei pazienti con rischio cardiovascolare elevato (McGettigan, Henry, 2011). Sebbene il naprossene possa essere considerato, sulla base dei dati di letteratura attualmente disponibili, “relativamente sicuro”, la somministrazione del farmaco, soprattutto se prolungata, richiede comunque cautela in pazienti con ipertensione non controllata, insufficienza cardiaca congestizia, malattia cardiaca ischemica, malattia arteriosa periferica, malattia cerebrovascolare o fattori di rischio cardiovascolare (fumo, diabete, ipertensione, ipercolesterolemia).

Insufficienza renale: poichè il naprossene è escreto per la quasi totalità attraverso i reni, una ridotta attività renale potrebbe provocare un aumento della concentrazione plasmatica del farmaco. Nei pazienti con insufficienza renale il naprossene deve essere somministrato con cautela (il rischio di accumulo di farmaco nell’organismo è maggiore quando la clearance della creatinina (CLcr), marker di funzionalità renale, scende sotto il valore di 20 ml/min).
I farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) possono indurre tossicità renale per gli effetti di inibizione sulla sintesi delle prostaglandine renali che possono portare ad una riduzione della velocità di filtrazione glomerulare del rene. Il rischio di insufficienza renale acuta è più elevato quando la perfusione renale è garantita sostanzialmente dagli effetti di vasodilatazione delle prostaglandine, come ad esempio nei pazienti disidratati (ridotto volume intravascolare) oppure nei pazienti con stenosi dell’arteria renale, nei pazienti con cirrosi epatica o insufficienza cardiaca. Un aumento del rischio di insufficienza renale acuta si verifica anche quando i FANS sono associati a diuretici, farmaci ACE-inibitori o sartani, calcio-antagonisti. L’insufficienza renale acuta da FANS è dose-dipendente ed è in genere reversibile con la sospensione del farmaco antinfiammatorio; il rischio è presente sia in terapie a breve termine che in quelle a lungo termine (Huerta et al., 2005).
La terapia cronica con FANS può provocare un peggioramento della funzionalità renale fino al 30% dei pazienti con nefropatia (Galli, Panzetta, 2002).

Insufficienza epatica: nei pazienti con insufficienza epatica il naprossene deve essere somministrato alla minima dose efficace. Controllare con cadenza periodica i parametri clinici e di laboratorio quando il farmaco è somministrato per terapie di lunga durata. I FANS sono stati associati ad aumento degli enzimi epatici (dovuto a tossicità epatica diretta o ipersensibilità al farmaco), a ittero e epatite.

Asma: nei pazienti con asma, la somministrazione di FANS potrebbe indurre broncospasmo e peggioramento della patologia.

Ipertensione, insufficienza cardiaca: nei pazienti con ipertensione (pressione arteriosa superiore a 140/90 mmHg) o insufficienza cardiaca la somministrazione cronica di FANS richiede cautela per il rischio di ritenzione idrica ed edema che potrebbero peggiorare il profilo cardiovascolare del paziente.

Gravi reazioni cutanee: raramente l’uso dei farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) è stato associato alla comparsa di gravi reazioni cutanee quali sindrome di Stevens-Johnson, necrolisi tossica epidermica (sindrome di Lyell), dermatite esfoliativa. Il periodo più a rischio per lo sviluppo di tali reazioni risulta essere quello iniziale, in particolare il primo mese di terapia. In caso di comparsa di lesioni della pelle sospendere il naprossene.

Malattie infiammatorie intestinali (morbo di Crohn, colite ulcerosa): i farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) possono favorire la comparsa di recidiva clinica nei pazienti affetti da morbo di Crohn o colite ulcerosa e sono stati associati a complicanze quali perforazione intestinale, formazione di fistole e ascessi (Kaufman et al., 1987). Nei pazienti con malattie infiammatorie intestinali i farmaci antinfiammatori devono essere somministrati con cautela.

Coagulopatie, emofilia, anemia: la somministrazione di naprossene richiede cautela per il rischio di emorragia (il naprossene può interferire con i meccanismi di aggregazione piastrinica e prolungare il tempo di sanguinamento).

Intervento chirurgico: la somministrazione di naprossene richiede cautela per il rischio di emorragia. Sospendere la somministrazione di naprossene 24 ore prima di un intervento chirurgico.

Pazienti anziani: i pazienti anziani sono più sensibili alla tossicità gastrointestinale da FANS, in particolare emorragia e perforazione gastrointestinale. Tali eventi possono manifestarsi improvvisamente, senza segni o sintomi premonitori. Iniziare la terapia con la dose più bassa possibile di naprossene e valutare il ricorso a farmaci protettori della mucosa gastrica soprattutto se il paziente deve assumere altri farmaci gastrolesivi (es. acido acetilsalicilico a basso dosaggio).

Pazienti affetti da lupus eritematoso, pazienti con connettiviti: la somministrazione di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) aumenta il rischio, seppur molto raro, di meningite asettica farmaco-indotta (Adverse Drug Reaction Bulletin, 2000).

Cronicizzazione della cefalea: l’uso quotidiano o quasi quotidiano di farmaci antinfiammatori per il trattamento sintomatico della cefalea può portare alla cronicizzazione del dolore sia nei pazienti adulti sia nei pazienti pediatrici (Silberstein, Lipton, 2000).

Sodio: quando si usa il naprossene sotto forma di sale sodio, tenere presente che con il farmaco viene somministrata anche una certa quantità di sodio e questo potrebbe essere controindicato nei pazienti in regimi dietetici a basso contenuto di sodio.

Diuretici, ACE-inibitori, antagonisti del recettore dell’angiotensina II (sartani), calcio antagonisti: quando questi farmaci sono somministrati in associazione ai FANS può aumentare il rischio di insufficienza renale acuta (Huerta et al., 2005).

Corticosteroidi orali, anticoagulanti orali (es. warfarin), antiaggreganti piastrinici, antidepressivi inibitori della ricaptazione della serotonina (SSRI): in associazione ai FANS può aumentare il rischio di tossicità gastrointestinale (perforazione, emorragia).

Test di funzionalità surrenalica: poichè il naprossene può interferire con la ricerca degli steroidi 17-chetogeni (derivati a 21 atomi di carbonio del 17-idrossi-progesterone), i pazienti che devono sottoporsi al test di funzionalità surrenalica, che si basa sulla diminuzione degli steroidi 17-chetogeni, devono interrompere la terapia con naprossene 48 ore prima del test.

Test per il dosaggio dell’acido 5-idrossiindolacetico: il naprossene può alterare i risultati di alcuni test per il dosaggio dell’acido 5-idrossiindolacetico nelle urine. Il dosaggio dell’acido 5-idrossiindolacetico è utilizzato per la diagnosi di tumori neuroendocrini.

Gravidanza: la somministrazione di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) in gravidanza è stata associata a tossicità embrio-fetale (tossicità cardiopolmonare, renale, gastroschisi). la somministrazione di naprossene nell’ultimo periodo di gravidanza (ultime 6-8 settimane) può provocare ritardo del parto. Somministrato in prossimità del parto, il farmaco può provocare prolungamento del travaglio e aumento del tempo di sanguinamento.

Allattamento: poichè il naprossene è escreto nel latte materno in quantità minime (meno dell’1% della dose somministrata), l’American Academy of Pediatrics considera il farmaco compatibile con l’allattamento al seno per periodi non prolungati. L’uso prolungato del farmaco non è comunque raccomandato per la lunga emivita e per segnalazioni (case-report) di emorragia gastrointestinale e vomito (Sachs, 2013; Risser et al., 2009; America Academy of Pediatrics, 1994). Le schede prodotto dei farmaci a base di naprossene riportano l’allattamento al seno fra le controindicazioni all’uso del farmaco.

Lattosio: alcuni farmaci contenenti naprossene possono presentare fra gli eccipienti il lattosio. La presenza del lattosio controindica il farmaco in caso di intolleranza ereditaria al galattosio, di deficit di Lapp lattasi, di malassorbimento di glucosio-galattosio.


Nota:
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