Aminoglutetimide: sebbene la somministrazione prolungata di aminoglutetimide possa indurre una diminuzione dei livelli di tiroxina e di triiodotironina ed aumentare quelli di TSH, in genere la variazione è limitata e avviene all’interno dei limiti di normalità.
Amiodarone: contiene iodio e può causare disturbi della funzione tiroidea; possono verificarsi sia ipotiroidismo sia ipertiroidismo; inibisce la conversione della levotiroxina a triiodotironina (Hershman et al., 1986).
Androgeni: riducono la frazione di ormoni tiroidei legati alle proteine plasmatiche inducendo uno stato di ipertiroidismo (Arafah, 1994).
Anticoagulanti orali: gli ormoni tiroidei possono aumentare l’attività dei farmaci anticoagulanti a causa della competizione per il legame con l’albumina plasmatica (Loun, Hage, 1995) o aumentando la velocità di metabolizzazione dei fattori della coagulazione vitamina k-dipendenti (Busenbark, Cushnie, 2006). In caso di associazione monitorare l’indice INR, in particolare all’inizio e alla fine dell’associazione farmacologica.
Antidepressivi triciclici (amitriptilina, clorimipramina, desipramina, imipramina, nortriptilina, trimipramina): gli ormoni tiroidei possono potenziarne l’attività farmacologica (Goodwin et al., 1982).
Barbiturici, rifampicina, carbamazepina, fenitoina (induttori del CYP3A4): aumentano il metabolismo degli ormoni tiroidei.
Sono stati riportati casi di tossicità da fenitoina associati a bassi livelli di T4. La fenitoina induce gli enzimi epatici deputati al catabolismo della tiroxina (T4) e triiodotironina (T3) provocando una riduzione dei livelli sierici di T4. Bassi livelli di T4 provocano una riduzione degli enzimi coinvolti nella metabolizzazione della fenitoina la cui concentrazione plasmatica tende, quindi, ad aumentare. Elevati livelli sierici di fenitoina provocano un’ulteriore induzione del metabolismo di T3 e T4 instaurando un circolo vizioso (Sarich, Wright, 1996).
Bexarotene: induce ipotiroidismo aumentando la degradazione periferica degli ormoni tiroidei (Smit et al., 2007).
Biotina (Vitamina B6 o Vitamina H o Vitamina I): l’assunzione di biotina (farmaci, multivitamini, integratori) può falsare i risultati dei test di funzionalità tiroidea che si basano sull’interazione biotina/streptavidina. Il rischio di interazione è maggiore in caso di dosi di biotina elevate, ma interferenza nel test di laboratorio è stata osservata anche con l’assunzione di bassi dosaggi di biotina. Anche il tempo che intercorre tra assunzione di biotina e prelievo del campione di sangue per il dosaggio troideo può influenzare il risultato del test. Poiché il test di funzionalità tiroidea serve per monitorare il dosaggio di tiroxina, risultati alterati si riflettono sulla gestione clinica del paziente. E’ necessario che il paziente segnali l’uso di farmaci o prodotti contenenti biotina prima di effettuare il dosaggio degli ormoni tiroidei per poter consentire al laboratorio di ricorrere a test che non risentono dell’interferenza con la biotina (Agenzia Italiana del Farmaco – AIFA, 2023).
Caffè: interferisce con l’assorbimento intestinale della levotiroxina (Benvenga et al., 2008).
Ciclosporina A: la somministrazione prolungata di levotiroxina determina una riduzione della biodisponibilità orale della ciclosporina A per induzione farmacometabolica a livello intestinale (Jin et al., 2005).
Colesevelam: quando vengono co-somministrati, il colesevelam diminuisce significativamente l’AUC e la concentrazione massima della levotiroxina. Se la levotiroxina viene somministrata 4 ore prima del colesevelam, tale interazione non si verifica (Brown et al., 2010).
Colestiramina, polistirenesulfonato sodico, sucralfato, alluminio idrossido, solfato ferroso: riducono l’assorbimento orale della levotiroxina.
Digossina, digitossina: la somministrazione di levotiroxina in pazienti ipotiroidei in trattamento con glucosidi digitalici ne può ridurre l’effetto terapeutico. Pertanto potrebbe essere necessario aumentare la dose di glucoside. L’interazione farmacolgica non è stata osservata nel caso in cui il paziente in terapia digitalica diventi prima eutiroideo e poi assuma levotiroxina.
Dopamina e agonisti dopaminergici, glucocorticoidi, octreotide: possono provocare una riduzione transitoria della secrezione di TSH, quando somministrati alle seguenti dosi: dopamina (>/= 1 mcg/Kg/min); glucocorticoidi (idrocortisone >/= 100 mg/die o equivalenti); octreotide (> 100 mcg/die).
Estrogeni: innalzano i livelli plasmatici di globulina legante la tiroxina (TBG), determinando un aumento della frazione legata e una riduzione della frazione libera (bioattiva) di levotiroxina (Mazer, 2004).
Famotidina, esomeprazolo: non sono state rilevate differenze nell’assorbimento della levotiroxina dopo soppressione dell’acidità gastrica per una settimana con famotidina o esomeprazolo.
Ezetimibe: la somministrazione concomitante di una dose di ezetimibe non ha modificato l’assorbimento della levotiroxina (Ananthakrishnan et al., 2008).
Imatinib, sunitinib: inducono ipotiroidismo ed aumentano perciò la richiesta di levotiroxina nei pazienti ipotiroidei (Torino et al., 2009).
Insulina, ipoglicemizzanti orali: la levotiroxina può determinare un aumento del fabbisogno di questi farmaci.
Ketamina, lovastatina: in associazione con levotiroxina si possono manifestare ipertensione e tachicardia.
Litio: un uso prolungato di litio può portare ad ipotiroidismo.
Orlistat: interferisce con l’assorbimento di molti farmaci tra cui la tiroxina (Filippatos et al., 2008).
Propranololo: la levotiroxina riduce la concentrazione plasmatica del propranololo e quest’ultimo può diminuire l’azione farmacologica dell’ormone tiroideo (inibizione della conversione da levotiroxina a triiodotironina) (Chambers et al., 1982).
Raloxifene: diminuisce l’assorbimento della levotiroxina con un meccanismo ancora sconosciuto (Garwood et al., 2006).
Ritonavir: durante la sorveglianza post-marketing sono state riportate segnalazioni di una potenziale interazione fra ritonavir e levotiroxina. Il ritonavir aumenta la coniugazione della levotiroxina con l’acido glucuronico (glucuronidazione) riducendone l’esposizione sistemica (Berger et al., 2017). La coniugazione con l’acido glucuronico è una via metabolica secondaria per la levotiroxina, ma poiché la levotiroxina possiede uno stretto indice terapeutico, l’interazione ritonavir-levotiroxina potrebbe avere un effetto clinico rilevabile (l’indice terapeutico indica il rapporto tra dose tossica e dose efficace, tanto più piccolo è questo indice tanto più la dose tossica è vicina a quella efficace) (Agenzia Italiana del Farmaco – AIFA, 2018; Tuzot et al., 2006).
Sertralina, clorochina, proguanil: riducono l’efficacia della levotiroxina e aumentano il livello sierico di TSH.
Sevelamer, cromo picolinato: diminuiscono significativamente l’AUC della levotiroxina (John-Kalarickal et al., 2007).
Simpaticomimetici: l’uso concomitante può aumentare l’effetto dei simpaticomimetici o degli ormoni tiroidei; gli ormoni tiroidei possono incrementare il rischio di insufficienza coronarica in pazienti con malattia coronarica in terapia con simpaticomimetici.
Soia: contiene sostanze (daidzeina and genisteina) capaci di inibire le reazioni catalizzate dall’enzima tiroide-perossidasi, essenziali per la sintesi degli ormoni tiroidei (Divi et al., 1997).
Somatropina, somatrem: un uso eccessivo degli ormoni tiroidei in associazione con gli ormoni della crescita può accelerare la chiusura delle epifisi; d’altro canto, l’ipotiroidismo non trattato può interferire con la crescita in risposta a somatropina e somatrem.
Succo di pompelmo: ritarda leggermente l’assorbimento della levotiroxina con effetti minimi sulla sua biodisponibilità; di conseguenza, l’interazione tra succo di pompelmo e levotiroxina è di scarsa rilevanza clinica (Lilja et al., 2005).