Cardiovascolari: edema, ipertensione, fenomeni tromboembolici, ritenzione di liquidi, ictus.
Centrali: cefalea, vertigini, nervosismo, depressione e altri disturbi dell’umore.
Dermatologici: orticaria, candidosi (infezione micotica), prurito, acne, caduta di capelli, capelli untuosi, cloasma.
Ematici: porpora trombotica trombocitopenica-sindrome emolitico-uremica (Medina et al., 2001).
Endocrini: alterazione della libido, disturbi mestruali, virilizzazione del feto femminile (se somministrato durante la gravidanza).
Epatici: ittero, alterazione degli enzimi epatici (fosfatasi alcalina, transaminasi).
E’ stato riportato un caso di emorragia epatica secondaria all’assunzione prolungata di contraccettivi orali combinati (Jaffar et al., 2010).
Gastrointestinali: nausea e vomito, crampi addominali, flatulenza.
Genitali: perdite vaginali, follicoli ingrossati, dolore e ingrossamento del seno; si può verificare la perforazione o la penetrazione dell’utero o della cervice durante l’inserzione del dispositivo intrauterino.
Nello studio EURAS-IUD sulla contraccezione intrauterina (dispositivi in rame, IUD, e dispositivi a rilascio di levonorgestrel, LNG-IUS) l’incidenza di perforazione intrauterina nelle donne che usano LNG-IUS è risultata pari a 1,4 per 1000 inserimenti (Agenzia Italiana del Farmaco – AIFA, 2018). Nello studio il rischio di perforazione è risultato aumentare nelle donne che allattavano al momento dell’inserimento del dispositivo o quando il dispositivo veniva inserito nelle 36 settimane successive al parto (perforazione uterina entro le 36 settimane dal parto: 5,6 per 1000 inserimenti nelle donne in allattamento vs 1,7 per 1000 inserimenti nelle donne non in allattamento al momento dell’inserimento; perforazione uterina dopo le 36 settimane dal parto: 1,6 vs 0,7 per 1000 inserimenti rispettivamente nelle donne che allattavano e non allattavano al momento dell’inserimento del dispositivo). Nella maggior parte dei casi, la perforazione uterina ha causato dolore o sanguinamento ed è stata diagnosticata (oltre il 50% delle perforazioni) nei primi due mesi successivi all’inserimento del dispositivo. Nel 22% dei casi la perforazione dell’utero non ha dato sintomi clinici.
Muscoloscheletrici: crampi alle gambe, dolore alla schiena.
Oftalmici: alterazioni della vista, irritazione oculare con l’uso delle lenti a contatto.
Sistemici: affaticabilità, aumento ponderale.