Il profilo di tolleranza dell’insulina glargine è simile tra popolazione adulta e infantile (l’insulina glargine è autorizzata per il trattamento del diabete mellito a partire dai due anni di età).
Centrali: (molto raro < 0,01%) alterazione del senso del gusto (disgeusia).
Dermatologici: (comune: 1-10%) lipoipertrofia; (non comune: 0,1-1%) lipoatrofia.
La lipodistrofia è una delle complicanze più frequenti associata all’iniezione di insulina e si può distinguere in lipoipertrofia e lipoipotrofia. La lipoipertrofia consiste in un ispessimento del tessuto adiposo sottocutaneo; la lipoatrofia consiste invece nella perdita e fibrosi del tessuto sottocutaneo. La lipodistrofia altera l’assorbimento sottocutaneo dell’insulina, causando oscillazioni imprevedibili della glicemia che possono provocare episodi di ipo o iperglicemia. La lipodistrofia è causata da una tecnica di iniezione dell’insulina non corretta, dall’uso di un ago sbagliato, dall’abitudine a riutilizzare l’ago, dalla ripetitiva somministrazione di insulina nello stesso sito di iniezione (per cui è importante ruotare i siti di iniezione). La lipodistrofia può verificarsi sia con l’uso di siringhe, che di penne e sistemi di infusione continua (Laviola et al., 2016)
Metabolici: (molto comune > 10%) ipoglicemia.
L’insulina glargine può causare ipoglicemia (concentrazione di glucosio nel sangue < 70 mg/dL). L’ipoglicemia si può presentare con sintomi premonitori quali mal di testa, fame, debolezza generalizzata, irritabilità, difficoltà di concentrazione, amento della frequenza cardiaca. In alcuni pazienti comunque l’ipoglicemia può non essere accompagnata da sintomi premonitori.
Muscoloscheletrici: (molto raro < 0,01%) mialgia.
Oftalmici: (rari: 0,01-0,1%) alterazioni della vista, retinopatia.
Una variazione marcata del controllo della glicemia può associarsi ad alterazioni temporanee della vista. Un rapido controllo della glicemia inoltre può causare un iniziale peggioramento, anche questo transitorio, della retinopatia diabetica. Sebbene alcuni dati possano suggerire un maggior rischio per l’insulina glargine di peggioramento precoce della funzione retinica rispetto all’insulina umana a lunga durata d’azione (insulina NPH), l’analisi complessiva di 4 studi clinici randomizzati di confronto, della durata massima di un anno, non ha rilevato differenze sostanziali tra le due insuline (Davis et al., 2007).
Sede di somministrazione: (comuni: 1-10%) reazioni al sito d’iniezione; (raro: 0,01-0,1%) edema.
Le reazioni al sito d’iniezione comprendono prurito, arrossamento, dolore, orticaria, edema o infiammazione. Tli reazioni si risolvono nel giro di qualche giorno o settimana.
Sistemici: reazioni di ipersensibilità (raro: 0,01-0,1%).
La possibilità di disporre di insulina da DNA ricombinante ha ridotto drasticamente (dal 50-60% negli anni 1950-1960 all’1-3% alla fine degli anni ’90), ma non annullato il rischio di reazioni di ipersensibilità all’insulina. Reazioni di ipersensibilità infatti sono state riportate sia per le insuline a DNA ricombinante a breve che a lunga durata d’azione, inclusa l’insulina glargine (Radermecker, Scheen, 2007; Moyes et al., 2006; Vernassiere et al., 2004; Durand-Gonzales et al., 2003). E’ anche vero comunque, che le differenze nella composizione delle insuline sintetiche, rispetto all’insulina umana, possono modificare l’immunogenicità dell’insulina, per cui l’ipersensibilità verso un tipo di insulina non preclude l’uso di altre forme di insulina. E’ possibile, cioè, utilizzare, ad esempio in caso di allergia all’insulina umana, l’insulina lispro o l’insulina aspart, così come l’insulina detemir o l’insulina glargine (Kara et al., 2005; Moriyana et al., 2001).
Si stima comunque che in meno di un terzo dei pazienti che lamentano sintomi da ipersensibilità sia riconosciuta una vera reazione allergica all’insulina, pertanto la diagnosi deve essere accurata (Bodtger, Wittrup 2005). L’ipersensibilità all’insulina può essere di tre tipi (Radermecker, Scheen, 2007):
a) tipo I: ipersensibilità immediata dovuta alla produzione, da parte di linfociti B, di anticorpi anti-insulina (igE anti-insulina) che inducono a loro volta il rilascio di molecole ad azione infiammatoria (reazione a cui sono maggiormente soggetti i pazienti con diabete di tipo I);
b) tipo III: reazione mediata dalla formazione di immunocomplessi via linfociti B con fissazione del complemento (insieme di proteine coinvolte nei meccanismi di difesa umorale del sistema immunitario);
c) tipo IV: ipersensibilità ritardata mediata dai linfociti T, dovuta agli eccipienti contenuti nelle specialità medicinali contenenti insulina.