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Gemfibrozil

Lopid, Genlip e altri

Avvertenze - Quali informazioni conoscere prima di usare Gemfibrozil?

Miopatia, rabdomiolisi: il gemfibrozil può provocare infiammazione del tessuto muscolare (miosite) fino a miopatia e, raramente, a rabdomiolisi (Hahn et al., 2010; Magarian et al., 1991). Il danno muscolare si associa ad aumento della creatinfosfochinasi (CPK). Il rischio di tossicità muscolare da gemfibrozil aumenta nei pazienti con insufficienza renale (Layne et al., 2004; Yen et al., 2003). Nei pazienti in terapia con gemfibrozil che mostrano elevati livelli di CPK (superiori a 5 volte il limite massimo) o dolorabilità muscolare, il farmaco deve essere sospeso.

Statine: la co-somministrazione del gemfibrozil con le statine (inibitori dell’enzima HMG CoA reduttasi) non è raccomandata ed è controindicata, in particolare, con la simvastatina per il rischio di grave tossicità muscolare (rabdomiolisi) (Chang et al., 2004). Nei pazienti che non hanno avuto una risposta terapeutica soddisfacente con l’impiego di una statina o del gemfibrozil in monoterapia, la combinazione dei due farmaci in genere non determina benefici clinici tali da controbilanciare il rischio potenziale di grave tossicità muscolare. In caso di associazione deve essere quindi valutato con estrema attenzione il rapporto fra i rischi potenziali e i benefici clinici.  Nei pazienti che presentano fattori che favoriscono il rischio di rabdomiolisi (insufficienza renale, età > 70 anni, ipotiroidismo, abuso di alcool, storia personale o familiare di disturbi muscolari ereditari, precedente tossicità muscolare associata a fibrati o statine) i livelli di CPK devono essere misurati prima e durante l’eventuale terapia di combinazione gemfibrozil più statina.

Calcoli alle vie biliari: il gemfibrozil può aumentare l’eliminazione di colesterolo nella bile e questa condizione può favorire la formazione di calcoli biliari (litiasi biliare) (Leiss et al., 1985). Se dovesse verificarsi la formazione di calcoli, il gemfibrozil deve essere sospeso.

Aumento paradossale del colesterolo (totale e LDL): in alcuni pazienti con ipertrigliceridemia, la somministrazione di gemfibrozil può causare un aumento paradossale del colesterolo totale e LDL. E’ necessario pertanto eseguire un controllo periodico dei lipidi sierici durante il trattamento con il farmaco e se dopo tre mesi non si osservano benefici clinici la terapia deve essere modificata.

Alterazione della funzionalità epatica: durante il trattamento con gemfibrozil alcuni parametri di funzionalità epatica possono aumentare. Questi parametri comprendono le transaminasi epatiche alanina aminotransferasi (ALT o ALAT) e aspartato aminotransferasi (AST o ASAT), la fosfatasi alcalina, la creatinfosfochinasi (CPK), la lattatodeidrogenasi (LDH) e la bilirubina. Questi parametri in genere ritornano ai valori normali con la sospensione del gemfibrozil; nel caso rimanessero elevati, il farmaco deve essere interrotto.

Farmaci ipiglicemizzanti: in associazione a farmaci ipoglicemizzanti orali o insuline sono stati osservati episodi di crisi ipoglicemiche. In caso di terapia combinata gemfibrozil più farmaco ipoglicemico controllare con più frequenza i livelli di glicemia.

Anemia, leucopenia, trombocitopenia, eosinofilia e ipoplasia del midollo osseo: poiché il gemfibrozil può causare, raramenti, questi effetti collaterali, è raccomandata la valutazione periodica dell’emocromo con formula leucocitaria durante il primo anno di terapia.

Pazienti pediatrici (età < 18 anni): il gemfibrozil non è raccomandato in questa classe di pazienti per insufficienti dati di sicurezza ed efficacia.

Interazioni farmaco-farmaco: poiché interferisce con l’attività dell’enzima citocromiale CYP2C8, la co-somministrazione di gemfibrozil con farmaci substrato del CYP2C8 (ad esempio dasabuvir, enzalutamide, imatinib, loperamide, montelukast, paclitaxel, pioglitazone, repaglinide, rosiglitazone) deve essere valutata con attenzione.

Gravidanza: i dati di letteratura sull’uso del gemfibrozil in gravidanza sono molto pochi e pertanto, in via precauzionale il farmaco non è raccomandato in gravidanza.
I dati di letteratura riguardano essenzialmente l’impiego del gemfibrozil in caso di grave ipertrigliceridemia, fattore di rischio noto per pancreatite acuta. La mortalità per pancreatite acuta in gravidanza è elevata sia per la madre (21%) che per il feto (20%) (Perrone, Critelli, 1996). Nei casi riportati il gemfibrozil non è stato associato a tossicità materno-fetale e le gravidanze sono state portate a termine con successo (Tsai et al., 2004; Al-Shali et al., 2002; Morse, Whitaker, 2000; Saadi et al., 1999; Perrone, Critelli, 1996).

Allattamento: non sono disponibili in letteratura dati relativi all’impiego di gemfibrozil durante l’allattamento. Per gli effetti sul metabolismo dei lipidi, in via precauzionale, il gemfibrozil non deve essere somministrato nelle donne che allattano al seno (Toxnet – Dugs and Lactation Database, 2013).


Nota:
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