La fenitoina (chiamata anche difenilidantoina e dintoina) è un farmaco antiepilettico, immesso sul mercato nel 1938.
L’epilessia è un disturbo neurologico cronico caratterizzato dalla comparsa di crisi epilettiche primaria, non provocate da altre malattie o condizioni fisiologiche alterate (ad esempio assenza di sonno). A seconda che la scarica neuronale interessi una singola parte di un emisfero cerebrale o entrambi gli emisferi, le crisi epilettiche si distinguono in focali (parziali) o generalizzate; nei casi in cui non è possibile distinguere il tipo di crisi si parla di crisi indeterminate. La crisi focale può in un secondo momento generalizzare coinvolgendo l’emisfero controlaterale; non sempre si ha perdita di coscienza (crisi focale semplice: senza perdita di coscienza; crisi focale complessa: con perdita di coscienza). Le crisi generalizzate, in genere accompagnate da perdita di coscienza, si distinguono in: assenza (piccolo male), tipica e atipica, che si manifesta soprattutto nei bambini e nei ragazzi; crisi miocloniche, colpiscono gambe e braccia e si manifestano come brevi sussulti; crisi atoniche, che si manifestano con la perdita del controllo muscolare; crisi toniche, che comportano l’irrigidimento dei muscoli; crisi cloniche, caratterizzate da movimenti muscolari ripetuti; crisi tonico-cloniche (grande male), forma più grave di crisi epilettica. L’epilessia colpisce in Italia circa 500mila persone (prevalenza: 4-8/1000/anno). L’incidenza dell’epilessia (incidenza media 24-53/100mila/anno) varia con l’età: più alta nel primo anno di vita (86/100mila), diminuisce nell’adolescenza e nell’età adulta, risale nei pazienti anziani (180/100mila nelle persone con più di 85 anni) (LICE-SIMG, Guida pratica per la gestione del pazinte affetto da epilessia, 2019).
La fenitoina esplica la sua azione antiepilettica, alle dosi terapeutiche, principalmente tramite il blocco dei canali del sodio con stabilizzazione della membrana dei tessuti eccitabili. La fenitoina aumenta infatti la soglia di eccitabilità dei tessuti e il potenziale di membrana, e riduce la velocità di conduzione e le scariche ripetitive. Il farmaco modifica la conduttanza del potassio e del calcio, le concentrazioni degli aminoacidi e dei neurotrasmettitori noradrenalina, acetilcolina e GABA (acido gamma-amminobutirrico). Blocca inoltre la carica sostenuta ad elevata frequenza dei potenziali d’azione delle membrane cellulari eccitabili.
La fenitoina ha quindi un effetto uso-dipendente sulla conduttanza del sodio e determina un’eccitazione paradossa a livello di alcuni neuroni cerebrali.
La riduzione della permeabilità della membrana cellulare al calcio, con inibizione dell’ingresso di calcio nella cellula, spiega la capacità della fenitoina di inibire una serie di processi secretori, dipendenti dal calcio, incluso quelli di ormoni e neurotrasmettitori.
La fenitoina inibisce il rilascio sinaptico di glutammato (eccitazione sinaptica) e aumenta il rilascio di GABA, uno dei principali neurotrasmettitori del sistema nervoso ad azione inibitoria.