Cardiovascolari: problemi di conduzione dell’impulso elettrico atriale e ventricolare anche con esito fatale (soprattutto con fenitoina somministrata per via endovenosa), alterazioni proaritmiche fino ad arresto cardiaco; effetti ipotensivi e peggioramento dell’insufficienza cardiaca e respiratoria (fenitoina endovena); fibrillazione ventricolare (segnalazione rara).
Centrali: nistagmo, diplopia, atassia, biascicamento, riduzione della coordinazione, confusione mentale, disturbi alla memoria, deficit cognitivo, parestesia, sonnolenza, vertigini, ottundimento, capogiri, insonnia, nervosismo trasitorio, aumento dell’irritabilità, spasmi muscolari, alterazione del gusto, mal di testa, tendenza al suicidio; raramente è stata segnalata discinesia, disfunzione cerebellare irreversibile (grave sovradosaggio o concentrazioni plasmatiche superiori a 25 mcg/ml per periodi di tempo prolungati), polineuropatia periferica soprattutto a carattere sensoriale (terapia prolungata con fenitoina), encefalopatia (fenitoina in combinazione con altri farmaci antiepilettici, in particolare acido valproico), convulsioni toniche.
Dati di letteratura riportano un’incidenza dell’1% per l’ideazione suicidaria in pazienti trattati con 300 mg/die di fenitoina (Greenberg et al., 2016).
Dermatologici: dermatiti simili a quelle osservate nella scarlattina e nel morbillo, in alcuni casi associate a febbre; (raramente) dermatite bollosa, dermatite esfoliativa o purpurea, lupus eritematoso, sindrome di Steven-Johnson, necrolisi tossica epidermica, iperpigmentazione (cloasma).
Dati di letteratura riportano, in pazienti trattati con 300 mg/die di fenitoina, un’incidenza per i rash cutanei di grado lieve pari al 19%, di grado moderato pari all’8% e di grado severo pari all’1% e un’incidenza per la sindrome di Stevens-Johnson severa dell’1% (Greenberg et al., 2016).
Gastrointestinali: nausea, vomito, costipazione.
Emolinfatici: trombocitopenia, leucopenia, granulocitopenia, agranulocitosi, pancitopenia, anemia aplastica, macrocitosi e anemia megaloblastica, linfoadenopatia.
Sulla base di alcuni dati di letteratura la terapia con fenitoina è stata messa in relazione con lo sviluppo di linfoadenopatie, anche se una relazione causa-effetto non è stata stabilita. Tra le linfoadenopatie sono state osservate iperplasia benigna linfonodale, pseudolinfoma, linfoma e patologia di Hodgkin.
Endocrini: alterata funzionalità della tiroide (soprattutto nei bambini).
Epatici: insufficienza epatica acuta, epatite tossica, danno epatico.
Locali: (somministrazione endovenosa) irritazione, infiammazione, necrosi e desquamazione al sito di iniezione anche in assenza di stavaso di fenitoina, sindrome del guanto viola (Purple Glove Syndrome).
Muscoloscheletrici: mialgia, ridotta mineralizzazione ossea, osteopenia, osteoporosi, fratture (terapia prolungata con fenitoina); (raramente) ingrossamento dei tratti del viso, allargamento delle labbra, iperplasia gengivale, irsutismo, ipertricosi, malattia di Peyronie, contrattura di Dupuytren; poliartropatia.
L’iperplasia gengivale si manifesta più frequentemente nei bambini e nelle persone con scarsa igiene orale.
L’incidenza di mialgia (grado: moderata) è risultata del 2% in pazienti trattati con 200-450 mg/die di fenitoina (Greenberg et al., 2016).
Renali: nefrite interstiziale.
Respiratori: alterazioni della funzionalità respiratoria fino ad arresto respiratorio, polmonite.
Sistemici: reazioni di ipersensibilità (reazioni anafilattoidi e anafilassi), sindrome di ipersensibilità/reazione al farmaco con eosinofilia e sintomi sistemici (HSS/DRESS), lupus sistemico eritematoso, poliartrite nodoso, anomalie a carico delle immunoglobuline.