La clotiapina è un antipsicotico atipico utilizzato soprattutto in contesti di emergenza, per il trattamento delle psicosi acute quali schizofrenia acuta, delirio, eccesso maniacale, stato confusionale, eccitazione psicomotoria e nelle psicosi croniche che richiedono un’azione sedativa continuata. Come farmaco psichiatrico d’emergenza, la clotiapina è utilizzata dalla fine degli anni ’60, quando venne immesse sul mercato per la prima volta dall’azienda farmaceutica Wander Laboratories, ora Novartis Pharma, tuttavia le informazioni sulla sua efficacia e sul suo profilo di tossicità sono limitate. La clotiapina è caratterizzata da un rapido inizio d’azione, come si richiede ad un farmaco d’emergenza, e da una azione sedativa significativa, simile a quella dello zuclopentixolo acetato (disponibile in Italia con il marchio Clopixol), ma con minori effetti di tipo extrapiramidale.
La clotiapina possiede una struttura chimica triciclica, di tipo dibenzossazepinico, simile a quella dell’olanzapina, con proprietà generali che ricordano le fenotiazine (clorpromazina). La clotiapina esercita una potente attività dopaminergica (blocco dei recettori D2>>D1), elevata attività serotoninergica (riduce la quantità dei recettori 5-HT2 (down regulation) e blocca i recettori 5-HT3; mostra elevata affinità anche verso i recettori 5-HT6 e 5-HT7); antiadrenergica, anticolinergica e antistaminica. Il rapporto di blocco D2/5-HT2 è simile a quello della clozapina (Carpenter et al., 2004).
Nel trattamento della psicosi acuta, la clotiapina non ha mostrato una superiorità di efficacia in termini di velocità di comparsa e intensità degli effetti sedativi in una revisione degli studi di confronto con altri farmaci utilizzati in condizioni cliniche simili (clorpromazina, perfenazina, trifluoperazina, zuclopenixolo acetato, lorazepam) (Carpenter et al., 2004). A fronte di un’efficacia terapeutica simile, la clotiapina intramuscolare ha mostrato un’incidenza minore di effetti collaterali anticolinergici rispetto allo zuclopentixolo, ma un’incidenza maggiore di effetti extrapiramidali rispetto al lorazepam. I pazienti arruolati nei due studi clinici di riferimento erano 102, di cui la metà trattati con la clotiapina (Claeys et al., 2017). In un altro studio clinico, pubblicato nel 2015, la clotiapina rappresenteva la terza opzione terapeutica (19,4% dei medici intervistati) dopo olanzapina (22,2%) e lorazepam 21,3%) in pazienti psichiatrici non in isolamento, e la prima scelta insieme a olanzapina (21,3% dei medici per entrambi i farmaci), seguita da droperidolo (14,%) nei pazienti in isolamento. Il sondaggio è stato condotto in Belgio, nella parte di lingua olandese, e ha coinvolto medici psichiatrici e di medicina d’urgenza afferenti a ospedali psichiatrici (39), reparti psichiatrici di ospedali generici (11) e pronto soccorsi (61) (Bervoets et al., 2015).
La clotiapina è spesso utilizzata in politerapia come risulta ad esempio da uno studio relativo all’impiego di una applicazione web per la prescrizione di farmaci neurolettici condotta in 5 centri di salute mentale nel 2014. L’analisi dei farmaci prescritti ai pazienti ambulatoriali ha rilevato come la clotiapina fosse prescritta nel 79% dei casi in combinazione con altri farmaci, a dosaggi bassi, probabilmente più per le sue proprietà sedative che come antispicotico (Berrouiguet et al., 2016).
Nel trattamento della schizofrenia, uno studio ha confrontato la clotiapina con la clorpromazina utilizzando il Cochrane Schizophrenia's Trials Register, aggiornato al 2016. Nei 4 studi clinici randomizzati disponibili, pubblicati tra il 1974 e il 2003, per un campione di 276 pazienti, non sono emerse differenze tra i due farmaci in merito al rischio di discinesia e di tollerabilità, espressa come percentuale di pazienti che ha interrotto il trattamento a causa di eventi avversi. Nell’unico studio clinico che riportava la variazione del punteggio PANSS (Positive and Negative Sybdrime Scale) relativo all’impatto della terapia sui sintomi della malattia, la clotiapina è stata associata ad un miglioramento del punteggio maggiore. Da segnalare comunque che la qualità dei dati degli studi valutati era bassa (Mazhari et al., 2017; Geller et al., 2005).
La clotiapina ha evidenziato efficacia nel trattamento di pazienti con uso patologico di sostanze, incluso la dipendenza da oppiacei, con effetti marcati su insonnia e ansia (Grau-Lopez et al., 2018; Spandri et al., 1984). In pazienti con abuso di sostanze alcoliche, la somministrazione fino a 2 mesi di clotiapina ha ridotto i sintomi di astinenza permettendo un completo recupero (Kraus et al., 1980).
In una revisione sistematica relativa all’impiego di antipsicotici in bambini e adolescenti affetti da anoressia nervosa, la clotiapina è stata utilizzata in due ragazze di circa 17 anni. Nella prima paziente è stata sospesa dopo tre giorni per fatigue, nella seconda l’antipsicotico ha determinato un migliormento significativo dei deliri con conseguente maggior aderenza agli interventi psicologici e nutrizionali. In questa seconda paziente, la terapia con clotiapina è durata 9 mesi, con una titolazione della dose compresa tra 20 e 70 mg/die, senza comparsa di effetti extrapiramidali (Pruccoli et al., 2021).