Colite da antibiotici: la clindamicina deve essere somministrata con cautela nei pazienti con storia di colite, colite da antibiotici o malattia infiammatoria intestinale (morbo di Crohn, colite ulcerosa). La clindamicina è stata associata a comparsa di colite associata al batterio Clostridium difficile (CDAD, Clostridium difficile-associated disease, che nella forma più grave è indicata come colite pseudomembranosa) anche quando somministrata per via topica. La terapia antibiotica infatti può alterare la flora batterica intestinale con conseguente sviluppo eccessivo di batteri potenzialmente patogeni. Se durante il trattamento con clindamicina compaiono sintomi riconducibili a colite, ovvero ad uno stato di infiammazione del colon, quali, ad esempio, diarrea persistente, presenza di sangue e muco nelle feci e/o crampi addominali, è necessario interrompere la terapia antibiotica e accertare se si tratti di colite da antibiotici. La colite se non trattata può evolvere a peritonite, shock, megacolon tossico. La colite da antibiotici può presentarsi anche alcuni mesi dopo la fine della terapia. L'assunzione di farmaci che rallentano la motilità intestinale (antiperistaltici come loperamide, oppiacei, difenossilato con atropina) possono prolungare e/o peggiorare lo stato di infiammazione intestinale.
Nuove infezioni o persistenza di infezioni: la terapia con clindamicina può causare una crescita eccessiva di microrganismi non sensibili all'antibiotico (in particolare lieviti) e lo sviluppo di forme di resistenza anche crociata (lincomicina, eritromicina).
Follicolite da batteri gram negativi: sono stati riportati casi di follicolite da batteri gram negativi in seguito all'uso di clindamicina 1% per uso topico dermatologico. In caso di follicolite la clindamicina deve essere sospesa e, se necessario, deve essere istituito un trattamento specifico.
Reazioni cutanee gravi da ipersensibilità: la clindamicina è stata associata a comparsa di sindrome di Stevens Johnson, necrolisi tossica epidermica, reazione da farmaci con eosinofilia e sintomi sistemici (DRESS) e pustolosi esantematica acuta generalizzata. In caso di gravi reazioni cutanee da ipersensibilità, la terapia con clindamicina deve essere interrotta.
Insufficienza renale ed epatica: poiché la clindamicina è escreta attraverso il fegato (via principale di eliminazione) e i reni, i pazienti che presentano gravi problemi di funzionalità epatica e renale potrebbero richiedere una riduzione del dosaggio di clindamicina. Nei pazienti con insufficienza epatica di grado moderato-severo è stato osservato un aumento del tempo di emivita della clindamicina. Nei pazienti con insufficienza epatica può essere indicato il monitoraggio del dosaggio degli enzimi epatici. Nei pazienti con grave insufficienza renale è stato osservato un lieve aumento dell'emivita dell'antibiotico (Food and Drug Administration – FDA, 2020).
Attività che richiedono attenzione e coordinazione costante: la clindamicina non altera in modo significativo la capacità di guidare veicoli o usare macchinari.
Meningite: poiché la clindamicina attraversa con difficoltà la barriera ematoencefalica, non è indicata per la terapia della meningite.
Eritromicina: la clindamicina non deve essere somministrata contemporaneamente all'eritromicina perché i due farmaci agiscono con lo stesso meccanismo d'azione (inibizione della subunità 50S ribosomiale) e l'uno potrebbe interferire con l'attività dell'altro (interazione farmacodinamica).
Farmaci bloccanti neuromuscolari: la somministrazione contemporanea per via sistemica (orale, parenterale) di clindamicina e bloccanti neuromuscolari (etere, tubocurarina, pancuronio) potrebbe causare blocco neuromuscolare (con rischio di depressione respiratoria). La clindamicina infatti può indurre blocco neuromuscolare a dosi elevate.
Lattosio: può essere presente come eccipiente in formulazioni farmaceutiche contenenti clindamicina. I pazienti con problemi ereditari di intolleranza al galattosio, con deficit da lattasi (enzima che scinde il lattosio in glucosio e galattosio) o con malassorbimento di glucosio-galattosio non devono assumere farmaci contenenti lattosio.
Alcool benzilico: presente come conservante in preparati iniettabili può causare effetti tossici e reazioni allergiche anche gravi nei bambini molto piccoli (0-3 anni). I farmaci che contengono alcool benzilico sono controindicate nei bambini sotto i due anni.
Glicole propilenico, alcool cetostearilico, metil-para-idrossibenzoato: presenti come eccipienti in alcune formulazioni farmaceutiche, possono causare irritazione cutanea (glicole propilenico, alcool cetostearilico) o reazioni allergiche (metil-para-idrossibenzoato).
Gravidanza: l'uso della clindamicina in gravidanza richiede un'attenta valutazione del rapporto rischio/beneficio. L'Agenzia americana che si occupa dei farmaci (Food and Drug Administration, FDA) ha inserito la clindamicina nella classe B per l'uso in gravidanza. Questa classe comprende farmaci i cui studi sugli animali non hanno dimostrato un rischio per il feto e per i quali non sono disponibili studi adeguati in donne in gravidanza e farmaci i cui studi sugli animali hanno evidenziato un effetto avverso ma gli studi controllati sulle donne in gravidanza non hanno dimostrato effetti tossici sul feto.
Allattamento: la clindamicina non deve essere somministrata a donne che allattano.
Nota:
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