Sovradosaggio: se la dose assunta di cetirizina supera di 5 volte quella giornaliera raccomandata possono comparire diarrea, confusione, capogiri, affatticamento, cefalea, malessere, midriasi, prurito, irrequietezza, sedazione, tachicardia, tremore, ritenzione urinaria.
Se assunta a dosi troppo elevate è consigliato un trattamento dei sintomi: non esiste un antidoto alla cetirizina e il farmaco non viene rimosso con la dialisi.
Mutagenicità: i test analitici hanno dimostrato che la cetirizina non è mutagena né clastogena (in grado di indurre rotture e riarrangiamenti cromosomici).
Cancerogenicità: in uno studio condotto per 2 anni sui ratti, alla dose di 20 mg/kg (circa 15 volte il dosaggio massimo raccomandato nell’uomo) la cetirizina non è risultata cancerogena. Nello studio condotto sui topi, invece, alla dose di 16 mg/kg (6 volte il dosaggio massimo raccomandato nell’uomo) la cetirizina ha indotto un aumento dell’incidenza di tumori al fegato benigni, che non è stato osservato alla dose di 4 mg/kg (2 volte il dosaggio massimo nell’uomo). Non si conosce il significato clinico di questi risultati.
Tossicità riproduttiva: l’Agenzia regolatoria americana che si occupa di farmaci, la Food and Drug Administration (FDA), ha classificato la cetirizina in classe B per l’uso in gravidanza. Ciò significa che gli studi di teratogenicità, condotti su ratti, topi e conigli non hanno mostrato rischi per il feto. Sebbene anche gli studi osservazionali sulle donne in gravidanza sembrino confermare la sicurezza del farmaco (Weber-Schoendorfer, Schaefer, 2008), i dati non sono sufficienti per accertare la sicurezza dell’utilizzo del farmaco in gravidanza.
Per questo motivo l’assunzione durante la gravidanza è da considerare con cautela.
DL50: dopo somministrazione orale: 703 mg/kg (ratti maschi); 865 mg/kg (ratti femmina).