Modalità di somministrazione: somministrare la carnitina (L-carnitina) lentamente (2-3 minuti) per via endovenosa; somministrare il farmaco a stomaco pieno per via orale.
Durata del trattamento: la durata del trattamento con carnitina (L-carnitina) può variare da 2 settimane a diversi mesi; in caso di carenze primarie sistemiche la terapia con carnitina non dovrebbe essere interrotta.
Malattia renale allo stadio terminale: in questo gruppo di pazienti è raccomandata la somministrazione di carnitina per via parenterale, ma non per via orale. La somministrazione orale della carnitina, infatti, determina la formazione di metaboliti ad opera della flora batterica intestinale fra cui trimetilammina e trimetilammina-N-ossido, che vengono assorbiti ed escreti per via renale. In condizioni di funzionalità renale limitata, come si verifica in caso di insufficienza renale grave, i due metaboliti della carnitina tendono ad accumularsi per mancata escrezione, aumentando il carico di azoto e sviluppando una sindrome caratterizzata dal forte “odore di pesce“.
Diabete: poichè la carnitina (L-carnitina) tende a migliorare l’utilizzo tissutale del glucosio, nei pazienti diabetici trattati con carnitina potrebbe verificarsi una diminuzione della glicemia (Mingrone, 2004). La carnitina infatti funzionando come carrier di trasporto verso e da il mitocondrio degli acidi grassi, impedisce l’accumulo citoplasmatico dei trigliceridi, che costituisce uno dei fattori coinvolti nello sviluppo (patogenesi) dell’insulino-resistenza. Monitorare frequentemente i livelli di glucosio nel sangue.
Gravidanza: la somministrazione di carnitina (L-carnitina) in gravidanza deve essere valutata sulla base del rapporto rischio/beneficio. La FDA ha inserito la carnitina (L-carnitina) in classe B per l’uso in gravidanza. Questa classe comprende i farmaci i cui studi riproduttivi sugli animali non hanno mostrato un rischio per il feto ma per i quali non esistono studi controllati sull'uomo oppure farmaci i cui studi sugli animali hanno mostrato un effetto dannoso (oltre a un decremento della fertilità) che non è stato confermato con studi controllati in donne nel I trimestre (e non c'è evidenza di danno nelle fasi avanzate della gravidanza).
Allattamento: l’assunzione di supplementi di carnitina (L-carnitina) durante l’allattamento potrebbe causare un eccessivo apporto del derivato aminoacidico nel lattante. Valutare l’opportunità di continuare l’integrazione materna di carnitina durante l’allattamento.
Saccarosio: le specialità medicinali a base di carnitina che contengono saccarosio come eccipienti devono essere somministrate con cautela in pazienti diabetici e nei pazienti sottoposti a diete ipocaloriche.
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