Sovraddosaggio: nonostante la dose letale non sia stata stabilita, è stato registrato un solo caso di morte di un paziente suicida, dopo assunzione di bromocripitina (dose non nota) e clorochina (farmaco antimalarico). Tuttavia va ricordato che i margini di sicurezza per le dosi di bromocriptina sono molto elevati. I principali sintomi di sovraddosaggio comprendono nausea, vomito, costipazione, allunciazioni, ipotensione severa (Food and Drug Administration – FDA, 2012). Il trattamento del sovradosaggio da bromocriptina prevede la lavanda gastrica e/o l’uso di carbone attivo, e, nei casi in cui l’ipotensione non rimanga entro livelli accettabili, l’uso di farmaci vasopressori.
Tossicità acuta: segni di tossicità acuta in vivo (ratto, topo, coniglio) sono stati eccitazione motoria, crampi, dispnea e coma.
DL50: dopo somministrazione orale: 2620 mg/kg (topo); > 1000 mg/kg (coniglio); > 2000 mg/kg (ratto). Dopo somministrazione per endovena: 190 mg/kg (topo); 72 mg/kg (ratto); 12,5 mg/kg (coniglio).
Mutagenicità: sono stati svolti diversi studi di mutagenicità tra i quali il test di Ames e analisi citogenetiche su cellule del midollo osseo dei criceti. Nessun test ha evidenziato effetti mutageni correlati all’assunzione di bromocriptina (Food and Drug Administration – FDA, 2012).
Cancerogenicità: in uno studio di 100 settimane sui ratti, sono state somministrate dosi orali equivalenti a circa 2-4 volte la dose massima giornaliera per l’uomo. Una piccola parte delle femmine di ratto dopo somministrazione prolungata ha sviluppato tumori maligni al miometrio e all’endometrio dell’utero. Si ritiene che tali tumori siano causati da un aumento del rapporto estrogeno/progesterone che si instaura in seguito all’inibizione della prolattina da parte della bromocriptina. Tuttavia i meccanismi endocrini alla base dell’insorgenza della neoplasia nel ratto si ritiene non siano presenti nell’uomo (Food and Drug Administration – FDA, 2012). Non c’è quindi correlazione nell’uomo tra insorgenza di neoplasie e somministrazione di bromocriptina.
Tossicità riproduttiva: la fertilità e la capacità riproduttiva nei ratti femmina non sono state influenzate negativamente dal trattamento con bromocriptina. Nei ratti maschi trattati con 50 mg/kg di questo farmaco, l'accoppiamento e la fertilità sono risultate nella norma (Food and Drug Administration – FDA, 2012). La Food And Drugs Administration ha inserito la bromocripitina nella categoria B per l’uso in gravidanza. Dall’analisi dei dati relativi a 1276 donne che hanno assunto bromocriptina in gravidanza è emerso che, nella maggior parte dei casi, il trattamento è stato interrotto entro le prime 8 settimane di gravidanza (solo 8 pazienti hanno proseguito la terapia con il farmaco) e la dose media assunta è stata di 5,8 mg/die (intervallo: 1-40 mg/die). Dalle 1276 gravidanze ci sono stati 1088 parti portati a termine (con 4 nati morti), 145 aborti spontanei (11,4%) e 28 aborti indotti (2,2%) (il tasso di aborti riportati per il clomifene citrato, per la gonadotropina della menopausa o menotropina e per la gonadotropina corionica – farmaci indicati per indurre l’ovulazione - è pari all’11-25%). Inoltre, l’incidenza di difetti alla nascita nei bambini (1109) nati vivi è stata pari al 3,3% (nella popolazione generale la percentuale è compresa tra il 2 e il 4,5%). Questi dati suggeriscono l’assenza di effetti teratogeni attribuibili alla bromocriptina (Food and Drug Administration – FDA, 2012).