Sovradosaggio: il sovradosaggio di aciclovir comporta un aumento della creatinina sierica, dell’azotemia e una conseguente insufficienza renale; sono stati inoltre descritti effetti neurologici comprendenti stato confusionale, allucinazioni, agitazione, vertigini e coma.
L’emodialisi aumenta in maniera significativa l’eliminazione di aciclovir dal sangue e può pertanto essere considerata un’opzione nella gestione del sovradosaggio del farmaco.
Mutagenesi: i risultati di un ampio numero di test di mutagenesi in vitro ed in vivo indicano che è improbabile che aciclovir comporti rischi genetici per l’uomo. Sembra essere mutageno a livelli plasmatici di circa 25 volte superiori a quelli raggiunti con le dosi terapeutiche.
Cancerogenesi: in studi a lungo termine sul ratto e sul topo, l’aciclovir non è risultato cancerogeno.
Tossicità riproduttiva: l’aciclovir si trova in classe B di rischio teratogeno (farmaci per i quali studi riproduttivi sugli animali non hanno mostrato un rischio per il feto ma non esistono studi controllati sull’uomo oppure, studi sugli animali hanno mostrato un effetto dannoso (oltre a un decremento della fertilità) che non è stato confermato con studi controllati in donne nel primo trimestre e non c’è evidenza di danno nelle fasi avanzate della gravidanza).
In vivo, l’aciclovir per via sistemica non è stato associato a tossicità embriofetale; in un test che esula dalla batteria di test standard di teratogenesi, la somministrazione sottocutanea di aciclovir a dosi tossiche per la madre ha determinato la comparsa di anomalie fetali. A dosaggi superiori a quelli terapeutici è stata riportata tossicità reversibile a carico della spermatogenesi (ratto, cane).
In vivo l’aciclovir (somministrazione orale) non è risultato influenzare la fertilità.
Nell’uomo, la somministrazione protratta di aciclovir per via orale, in pazienti con conta degli spermatozoi normale, non ha modificato numero, motilità e morfologia degli spermatozoi.
La sorveglianza post-marketing relativa all’esposizione ad aciclovir in gravidanza, non ha evidenziato un aumento nel numero di anomalie alla nascita rispetto alla popolazione generale. E’ stato segnalato un caso di enterocolite necrotizzante in un bambino esposto ad aciclovir sia in utero sia dopo la nascita (Montjaux-Régis et al., 2007). Per integrare i dati disponibili relativi all’esposizione ad aciclovir nel primo trimestre di gravidanza, è stato condotto uno studio di coorte che ha preso in considerazione i bambini nati tra il 1° gennaio 1996 e il 30 settembre 2008 e i registri nazionali danesi relativi alle nascite (Medical Birth Register), alle prescrizione farmaceutiche (Prescription Drug Register) e alla segnalazione dei difetti congeniti (National Patient Register). Dallo studio è emerso che l’aciclovir non è risultato associato ad un aumento del rischio di difetti congeniti maggiori nei bambini esposti al farmaco durante i primi tre mesi di gravidanza (incidenza di difetti congeniti maggiori: 2% vs 2,4% rispettivamente esposti e non esposti all’antivirale; per difetti congeniti maggiori si intendono difetti che comportano ripercussioni funzionali, mediche e chirurgiche). Lo studio aveva considerato oltre all’aciclovir, anche l’esposizione ad altri due antivirali, il famciclovir e il valaciclovir. L’esposizione ai tre antivirali nelle quattro settimane precedenti il concepimento è risultata associata ad un aumento del rischio di difetti cardiaci maggiori e ad una tendenza all’aumento per i difetti neurologici e a carico degli occhi. L’esposizione ai tre antivirali durante il secondo e terzo trimestre di gravidanza non ha comportato un rischio aggiuntivo di difetti congeniti maggiori. Lo studio presenta comunque dei limiti metodologici che dovono essere tenuti in considerazione e che riguardano la mancata analisi dell’eventuale impatto dei farmaci in termini di aborto, l’aderenza al trattamento farmacologico e al numero troppo piccolo di bambini esposti per ogni sottogruppo di difetti congeniti (Pasternak, Hviid, 2010).
Allattamento: l’aciclovir è escreto nel latte materno. La somministrazione orale di aciclovir al dosaggio raccomandato per le infezioni da Herpes simplex (200 mg 5 volte/die) ha determinato concentrazioni di farmaco nel latte materno pari a 0,6-4,1 volte la concentrazione plasmatica materna che corrisponderebbero ad una esposizione, da parte dei neonati allattati al seno, a dosi di antivirale pari a 0,3 mg/kg/die.
DL50: dopo somministrazione orale: 10 g/kg (topi).