La dutasteride è indicata nel trattamento dei sintomi dell’iperplasia prostatica benigna (IPB) sia in monoterapia sia in combinazione a dosi fisse con tamsulosin. (leggi)
Riportiamo di seguito la posologia della dutasteride nelle diverse indicazioni terapeutiche. (leggi)
La dutasteride è controindicata in caso di ipersensibilità, anche verso altri inibitori della 5alfa-reduttasi. (leggi)
La dutasteride può essere assorbita attraverso la pelle per cui il farmaco deve essere maneggiato con cura. (leggi)
La dutasteride non è risultata inibire in vitro gli enzimi citocromiali: CYP3A4, CYP2C9 e 2C19, CYP2D6, CYP1A2. (leggi)
Gli effetti collaterali riportati provengono da studi clinici controllati e dall'esperienza postmarketing. (leggi)
La somministrazione di dosi superiori (40 mg/die per 7 giorni e 5 mg/die per 6 mesi) a quelle terapeutiche (0,5 mg/die) di dutasteride non ha provocato effetti collaterali diversi, per natura o entità, da quelli attesi con la dose terapeutica. (leggi)
La dutasteride è un analogo 4-azasteroideo sintetico che agisce come un potente inibitore competitivo orale dell’enzima 5alfa-reduttasi. (leggi)
Dopo soministrazione orale, in volontari sani la biodisponibilità assoluta della dutasteride è pari al 60%, variando dal 40% al 94%. (leggi)
La formula bruta di dutasteride è C27H30F6N2O2 (leggi)
Le informazioni contenute nella ricerca Pharmamedix dedicata a dutasteride sono state analizzate dalla redazione scientifica con riferimento alle fonti seguenti. (leggi)
Dutasteride è prescrivibile nelle specialità commerciali Avodart, Decuster, Duagen, Durital, Dutas, Dutasteride, Dutasteride Pensa, Prodirexan, Produtal, Produxen, Vivister, Anasso, Combodart, Dutasteride Tamsulosina, Duttam, Jelnu, Olanix. (leggi)
La dutasteride è un derivato 4-azasteroideo, sviluppato dalla casa farmaceutica GlaxoSmithKline e immessa in commercio per la prima volta nel 2002 dall'Agenzia americana dei farmaci, Food and Drug Administration (FDA), che aveva approvato il farmaco a fine 2001. Poco dopo, la dutasteride ha fatto la sua comparsa in Europa. In Italia è nel prontuario terapeutico dal 2004. La specialità originale è stata registrata con il nome di Avodart® negli Stati Uniti, Germania e Italia mentre in Svezia, Spagna e in altri Paesi europei la dutasteride è stata commercializzata sotto il nome registrato di Avolve®. Nel 2017 è scaduta la copertura brevettuale della dutasteride e sono, di conseguenza, disponibili in commercio i medicinali equivalenti. La dutasteride è indicata per il trattamento dell'iperplasia prostatica benigna e i sintomi a essa correlati.
L'iperplasia prostatica benigna (IPB, o secondo l'acronimo inglese BPH, Benign Prostatic Hyperplasia) è l'ingrossamento (aumento di volume) della prostata. La patologia è indicata anche come adenoma prostatico o meno correttamente, ma più comunemente, come ipertrofia prostatica benigna. L'IPB è caratterizzata da iperplasia della componente epiteliale e stromale della ghiandola prostatica, che origina quasi esclusivamente dalla parte centrale dell'organo (5-8% dell'intera ghiandola) posizionata attorno all'uretra, il condotto che collega la vescica con l'esterno (Passariello et al., 2010). L'accrescimento tissutale è benigno, ossia non si infiltra nei tessuti circostanti.
L'ingrossamento progressivo della ghiandola prostatica tende a schiacciare l'uretra e provoca come primo sintomo clinico di ipertrofia prostatica benigna, difficoltà ad urinare. I sintomi causati dall'ipertrofia prostatica benigna derivano dall'unione di due componenti, una statica e l'altra dinamica. La prima è causata dalla massa della ghiandola, la seconda dal tono della muscolatura liscia del collo della vescica, della prostata e della sua capsula. Si definiscono pertanto due tipologie di sintomi: ostruttivi e irritativi. I sintomi ostruttivi comprendono: difficoltà a iniziare la minzione, flusso urinario debole, emissione di urina con sforzo, flusso di urina intermittente e svuotamento non completo della vescica. I sintomi irritativi comprendono: aumento della frequenza ad urinare (pollachiuria), necessità di urinare di notte (nicturia), urgenza nell'urinare (urgenza minzionale), bruciore durante la minzione. La severità dell'ipertrofia prostatica benigna è diagnosticata valutando tutti questi sintomi secondo un questionario standardizzato, l'International Prostate Symptom Score (IPSS) (Frye, 2006).
Se non trattata, la difficoltà minzionale causata dall'ipertrofia prostatica benigna porta alla distorsione per compressione dell'uretra, riducendo drasticamente la fuoriuscita dell'urina. La vescica è costretta, quindi, ad uno sforzo maggiore per espellere l'urina e con il tempo perde efficienza e diventa soggetta a ernie. La difficoltà ad espellere l'urina, inoltre, aumenta il rischio di infezioni e calcolosi.
L'ingrossamento della prostata è una condizione legata all'invecchiamento: colpisce il 5-10% degli uomini con 40 anni e fino all'80% degli uomini tra 70 e 80 anni. Negli over settanta l'ipertrofia prostatica benigna è sintomatica in circa la metà dei casi. A differenza di quanto si riteneva in passato, la componente ambientale non riveste un ruolo decisivo dello sviluppo della malattia, mentre risultano importanti i fattori ereditari.
L'ipertrofia prostatica benigna e il cancro alla prostata non sono correlati sebbene le due condizioni possano coesistere e spesso il secondo viene individuato casualmente durante indagini diagnostiche per IPB. L'iperplasia e il tumore si sviluppano in due zone della prostata differenti, la prima, come abbiamo visto, nella zona centrale, a ridosso dell'uretra, il secondo prevalentemente nella zona periferica della ghiandola.
L'iperplasia o ipertrofia prostatica benigna ha cause multifattoriali, non ancora comprese chiaramente. Sono state avanzate diverse ipotesi, la più accreditata delle quali identifica nel diidrotestosterone (DHT) e negli estrogeni i maggiori responsabili (Wilson, 1980).