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Warfarin

Coumadin

Tossicità - Qual è la tossicità di Warfarin?

Sovradosaggio: i primi sintomi dell’iperdosaggio di warfarin comprendono: presenza di sangue nelle feci (melena) o nell’urina (ematuria), flusso mestruale abbondante, maggiore tendenza agli ematomi e comparsa di petecchie (emorragie cutanee puntiformi), sanguinamento prolungato di ferite superficiali, emorragie gengivali, perdita di sangue dal naso (epistassi).
All’apparire di tali sintomi, interrompere la terapia con l’anticoagulante per uno o più giorni e, se necessario, somministrare vitamina k1 (fitomenadione) per via parenterale od orale.
La somministrazione di vitamina k1 può portare ad una ipercoagulabilità di rimbalzo e a resistenza verso gli anticoagulanti orali, risolvibili riprendendo l’assunzione di warfarin a dosaggi opportuni.
Solo in caso di emorragie importanti, potenzialmente letali, somministrare sangue fresco intero (200-500 ml) o plasma fresco congelato, oppure la preparazione commerciale contenente il complesso di fattore IX, per riportare i fattori della coagulazione a livelli normali. Queste procedure devono essere intrapprese solo in condizioni etreme, di emergenza, perchè non sono scevre da rischi intrinseci: rischio di contrazione di malattie virali in caso di sangue o plasma fresco; aumento del rieschio di trombosi per il complesso di fattore IX.
Non somministrare le preparazioni contenenti fattore IX purificato, perchè innalzano solo i livelli di tale fattore e non quelli della protrombina e dei fattori VII e X, anch’essi bassi nei pazienti in terapia con warfarin.
In pazienti anziani o con malattie cardiache, le trasfusioni di sangue o di plasma devono essere praticate con particolare cautela perchè potrebbero precipitare un’embolia polmonare.

Tossicità riproduttiva: l’FDA ha posto il warfarin in classe X di rischio teratogeno (in questa classe vengono collocati i farmaci che negli studi sull’animale o sull’uomo hanno determinato anomalie fetali; oppure i farmaci per i quali esiste un’evidenza di rischio fetale basato sull’esperienza umana; il rischio dell’impiego del farmaco in gravidanza supera ogni possibile beneficio, pertanto il farmaco è controindicato in donne che sono o potrebbero diventare gravide).
In neonati nati da madri esposte a warfarin durante la gravidanza sono stati riportati: ipoplasia nasale con o senza epifisi appuntite (crondrodisplasia puntata) (Mehndiratta et al., 2010); malformazione di Dandy-Walker, agenesi del corpo calloso, anormalità dell’occhio (Kaplan, 1985); emorragia fetale (Masamoto et al., 2009); disfunzioni del nervo ottico (Khan, 2007); ematoma intracranico nel feto (Oswal, Agarwal, 2008); emorragia polmonare e cerebrale mortale (Raivio et al., 1977); difetti nella morfogenesi degli arti (Holmes, 2002); difetti del setto ventricolare, ritardi di crescita (Vitale et al., 1999); emorragia intraventricolare fetale (Ville et al., 1993); schizoencefalia congenita (Pati, Helmbrecht, 1994); opacizzazione della cornea e microftalmia (Downie et al., 2009); atrofia emisferica cerebrale e poroencefalia fetale (Simonazzi et al., 2008); difficoltà respiratoria perinatale, brachidattilia, ipoplasia delle unghie, calcificazioni nelle regioni epifisarie di omero, femore e vertebre (Sathienkijkanchai, Wasant, 2005); laringomalacia, pectus carinatum, cardiopatie congenite, ventricolomegalia (Hou, 2004).
Sono stati inoltre segnalati casi di aborti spontanei, parti prematuri e bambini nati morti da madri che avevano assunto warfarin durante la gravidanza (Vitale et al., 1999).

DL50: dopo somministrazione orale: 700 mg/Kg (topo); 8,7 mg/Kg (ratto); dopo somministrazione ev.: 160 mg/Kg (topo); 25 mg/Kg (ratto).