Somministrazione intramuscolare: la somministrazione per via intramuscolare di vitamina K nei pazienti in terapia anticoagulante aumenta il rischio di ematomi.
Somministrazione per endovena: la vitamina K deve essere somministrata in infusione endovenosa lenta. L’infusione rapida si associa a dispnea, dolore al petto e alla schiena, talora morte (Barash et al., 1976).
Profilassi della sindrome emorragica neonatale: la via di somministrazione raccomandata è intramuscolare (0,5-1 mg di vitamina K1 a seconda del peso del neonato alla nascita). Se sono presenti eventuali problemi di malassorbimento intestinale (la vitamina K richiede la presenza di sali biliari), l’assorbimento della vitamina non è garantito in quantità sufficiente (Agenzia Italiana del Farmaco – AIFA, 2019). Sebbene la supplementazione materna di vitamina K (5 mg/die) aumenti la quota di vitamina presente nel latte materno, tale forma di supplementazione non sostituisce la somministrazione neonatale di vitamina K1 alla nascita raccomandata per la profilassi della sindrome emorragica neonatale (LactMed, 2023).
Epatopatie: la somministrazione della vitamina K o di suoi analoghi può indurre un’ulteriore depressione della funzionalità della cellula epatica con conseguente riduzione della concentrazione di ipoprotrombina. In questi pazienti controllare ripetutamente il tempo di protrombina o l’indice INR (Agenzia Italiana del Farmaco – AIFA, 2019 e 2022).
Deficit di G6PD: poiché la vitamina K può ridurre la concentrazione di glutatione nei globuli rossi (eritrociti) dei neonati, è stato supposto che potesse scatenare un’emolisi nei neonati con deficit di glucosio-6P deidrogenasi. L’enzima G6PD è necessario per la sintesi di un cofattore, NADPH, che mantiene il glutatione in forma ridotta. Il glutatione è un forte antiossidante e preserva l’integrità dei globuli rossi impedendo l’emolisi per stress ossidativo. In letteratura le segnalazioni di effetti negativi attribuiti all’uso di vitamina K in neonati con deficit di G6PD sono sporadici. In uno studio randomizzato controllato, condotto su 30 neonati con deficit da G6PD, 4 bambini trattati con vitamina K e 2 bambini non trattati hanno sviluppato ittero (Capps et al., 1963). In un altro studio, il legame tra vitamina K e i tre casi di ittero neonatale descritti è stato considerato improbabile perché gli episodi di emolisi grave si sono verificati diversi giorni dopo la somministrazione della vitamina (5-11 giorni) (Dhillon et al., 2003). La disparità tra l’ampio uso nella pratica clinica e la scarsità di segnalazioni di eventi avversi supporta un impiego sufficientemente sicuro della vitamina K anche nei neonati con deficit di G6PD (Lee et al., 2017).
Neonati: la somministrazione a dosaggi elevati di vitamina K3, o di analoghi solubili in acqua come il menadiolo sodio difosfato, può aumentare il rischio di anemia emolitica, iperbilirubinemia e ittero, soprattutto nei neonati prematuri (Dyggve, 1959; Nutrition Reviews, 1957).
Sodio metabisolfito: antiossidante che può essere presente come eccipiente. Il sodio metabisolfito può causare, raramente, reazioni di ipersensibilità e broncospasmo.
Gravidanza: la somministrazione della vitamina K in gravidanza segue il principio di precauzione, ovvero un’attenta valutazione del rapporto tra benefici materni e i rischi fetali (Agenzia Italiana del Farmaco – AIFA, 2019).
Allattamento: la vitamina K viene escreta fisiologicamente in piccole quantità nel latte materno. La supplementazione materna aumenta la quantità di vitamina K escreta nel latte con un picco che varia tra le 12 e le 24 ore dopo l’assunzione della vitamina da parte della donna (LactMed, 2023). Comunque, la supplementazione di vitamina K alle donne in allattamento non sostituisce la somministrazione neonatale alla nascita raccomandata per la profilassi della sindrome emorragica del neonato (LactMed, 2023).
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