Sovradosaggio: la saturabilità dei sistemi di assorbimento gastrointestinale e di riassorbimento renale della vitamina C (acido ascorbico) rende improbabile un aumento eccessivo della sua concentrazione plasmatica con rischio conseguente di sovradosaggio. Gli effetti avversi che sono stati osservati dopo somministrazione di vitamina C a dosaggio elevato (oltre i 2 g/die) hanno interessato prevalentemente il tratto gastrointestinale e le vie urinarie. A livello gastrointestinale sono stati riportati diarrea, nausea e crampi addominali, causati dall’effetto osmotico dell’acido ascorbico presente in quantità elevata, non assorbita, nel lume intestinale. A livello renale, l’aumento di escrezione della vitamina C potrebbe indurre la formazione di calcoli renali di ossalato di calcio (aumento dell’assorbimento di ossalato e conversione della vitamina C in ossalato) e di acido urico (la vitamina C aumenta la concentrazione di acido urico nelle urine) (McHugh et al., 2008; Massey et al., 2005). Gli studi che hanno valutato gli effetti della vitamina C sulla formazione di calcoli renali hanno dato esiti non univoci indicando un rischio più plausibile in caso di alterata funzionalità renale.
Tossicità riproduttiva: la vitamina C (acido ascorbico) non è risultata essere teratogena o embriofetotossica. Sulla base di alcuni dati di letteratura sporadici e non confermati da adeguati trial clinici, l’assunzione di dosi elevate di vitamina C sembrerebbe esporre il neonato ad un aumento del rischio di sintomi da sospensione (scorbuto), emolisi o danno ossidativo (Cochrane, 1965; Ballin et al., 1988, Powers et al., 1995). Un apporto di acido ascorbico in gravidanza non adeguato (inferiore cioè al valore di riferimento di 70-90 mg/die circa), potrebbe indurre nel neonato sintomi di ipovitaminosi (scorbuto). Poichè la concentrazione ematica di vitamina C viene mantenuta sostanzialmente costante attraverso meccanismi di regolazione che interessano l’assorbimento gastrointestinale della vitamina e/o la sua escrezione, la somministrazione di dosi elevate alla madre non comporta generalmente, per il feto, un’esposizione eccessiva all’acido ascorbico. L’assunzione di 4 g/die di vitamina C come supplemento dietetico non è stata associata a tossicità nè materna nè neonatale: nel latte materno la concentrazione di acido ascorbico è risultata pari a 100,5 mg/L, valore compreso nel range fisiologico (Anderson, Pittard, 1985).