Colchicina, acido paraminosalicilico, alcool (elevate quantità): l’assunzione di queste sostanze per più di due settimane può provocare malassorbimento di vitamina B12. Nei pazienti in terapia prolungata con acido p-aminosalicilico e in quelli in terapia con colchicina a dosi elevate monitorare i livelli sierici di vitamina B12 (Davis, 1985).
Cloramfenicolo: può ritardare o interrompere la risposta dei reticolociti (precursori diretti degli eritrociti o globuli rossi; costituisce circa il 2% degli eritrociti circolanti) alla supplementazione di vitamina B12.
Fenitoina, fenobarbital, primidone: questi farmaci sono stati associati a ridotto assorbimento di vitamina B12. Nei pazienti in terapia con questi farmaci una ridotta disponibilità di vitamina B12 potrebbe contribuire agli effetti collaterali di tipo neurologico. Si consiglia di mantenere un apporto adeguato di vitamina B12 in caso di terapia con fenitoina, fenobarbital e primidone.
H2-inibitori (cimetidina, famotidina, ranitidina), inibitori di pompa protonica (IPP) (omeprazolo, lansoprazolo, esomeprazolo, pantoprazolo, rabeprazolo): possono ridurre l’assorbimento della vitamina B12 contenuta negli alimenti, ma non quella contenuta negli integratori. La vitamina B12 presente negli alimenti, legata alle proteine, richiede l’acido cloridrico per essere liberata e rendersi disponibile al legame con il fattore intrinseco; l'azione degli H2-inibitori e degli IPP sull'acidità gastrica potrebbe quindi interferire sul rilascio di vitamina B12 in forma “libera” (Bradford, Taylor, 1999; Howden, 2000). Negli integratori la vitamina B12 è presente già in forma “libera“. Un’ipovitaminosi da vitamina B12 in pazienti in terapia con IPP potrebbe verificarsi in caso di trattamenti prolungati (Valuck, Ruscin, 2004); con gli H2-inibitori questo rischio sembrerebbe più raro e solo in pazienti con scorte di vitamina B12 inadeguate (Termanini et al., 1998; Force, Nahata, 1992). Monitorare i livelli di vitamina B12 in caso di terapie prolungate con IPP a dosaggi elevati.
Irradiazione con cobalto: può ridurre l’assorbimento intestinale di vitamina B12 (McBrien, 1973).
Metformina: la somministrazione di metformina è stata associata ad una riduzione dell’assorbimento della vitamina B12. Le ipotesi per spiegare l’interazione farmacologica comprendono: alterata motilità gastrointestinale, crescita eccessiva della flora batterica, interferenza con l'assorbimento calcio-dipendente del complesso vitamina B12-fattore intrinseco (Liu et al., 2006; Buvat, 2004; Bauman et al., 2000). In uno studio clinico in cui pazienti con diabete di tipo 2 sono stati trattati con metformina (850 mg tre volte/die) oppure placebo per circa 4 anni, la riduzione media dei livelli di vitamina B12 è risultata pari a circa il 19% con un rischio assoluto di andare incontro a deficit di vitamina B12 (< 150 pmoli/L) pari al 7,2% (p=0,004) (con un numero di casi da trattare prima che si verifichi l’evento avverso di 13,8 per 4,3 anni) e un rischio assoluto di andare incontro a bassi livelli di vitamina (150-220 pmoli/L) del 11,2% (p=0,001) (con un numero di casi da trattare prima che si verifichi l’evento avverso di 8,9 per 4,3 anni). La riduzione dei livelli di vitamina B12 è stata associata inoltre ad un aumento dell’omocisteina (la vitamina catalizza la conversione dell’omocisteina a metionina) che in concentrazione elevata costituisce un fattore di rischio cardiovascolare (concentrazione di omocisteina: 14,9 vs 18,1 vs 23,7 micromol/L rispettivamente nei pazienti con vit. B12 entro valori normali, > 220 pmoli/L, valori bassi, 150-220 pmoli/L, e valori insufficienti, < 150 pmoli/L) (De Jager et al., 2010). I pazienti diabetici con deficit di vitamina B12 sarebbero esposti quindi ad un incremento del rischio cardiovascolare per la presenza di due fattori di rischio indipendenti: diabete e iperomocisteinemia.
Sulla base di questi dati si consiglia di monitorare periodicamente la concentrazione plasmatica di vitamina B12 nei pazienti diabetici che assumono metformina.
Neomicina: la neomicina somministrata per os potrebbe ridurre l’assorbimento di vitamina B12 (Davis, 1985).
Nicotina: potrebbe ridurre l’assorbimento di vitamina B12 (Piyathilake et al., 1994)
Potassio: la somministrazione di alcuni sali di potassio (cloruro e citrato) può provocare la riduzione dell’assorbimento della vitamina B12.
Protossido d’azoto: il protossido d’azoto può provocare ossidazione della vitamina B12 inattivandola. Nei pazienti che presentano bassi livelli di vitamina B12 (deficit subclinico), trattati con protossido d’azoto (anestesia) potrebbero verificarsi a distanza di giorni o settimane sintomi neurologici da deficit di vitamina B12: neuropatia sensoriale, mielopatia, encefalopatia. L’effetto del protossido d’azoto in caso di soggetti con livelli di vitamina B12 nella norma può essere considerato trascurabile. Si raccomanda di effettuare un controllo della vitamina B12 prima di procedere ad una anestesia con protossido d’azoto.
Resine a scambio ionico (colestiramina, colestipolo): le resine a scambio ionico impiegate per abbassare i livelli di colesterolo potrebbero ridurre l’assorbimento intestinale della vitamina B12 complessata con il fattore intrinseco. In vitro, la colestiramina non è risultata assorbire la vitamina B12 “libera” (Leonard et al., 1979; Andersen, Schjonsby, 1978). La somministrazione di colestiramina a pazienti pediatrici (follow up di 2,5 anni) non è stata associata a variazioni dei livelli di vitamina B12.
Vitamina C: dati preliminari indicherebbero un effetto negativo della supplementazione con vitamina C sulla vitamina B12, antagonizzato da ferro e nitrati. Lasciar trascorrere almeno un’ora fra l’assunzione delle due vitamine.