Sovradosaggio: non sono stati riportati effetti avversi gravi in seguito a somministrazione di 400 mg di sumatriptan per via orale, di 16 mg per via sottocutanea, 200 mg per via rettale, 40 mg per via nasale. In caso di sovradosaggio, monitorare il paziente per almeno dieci ore e, se necessario, intervenire con una terapia adeguata.
Negli animali di laboratorio il sovradosaggio di sumatriptan causa convulsioni, tremori, paralisi, cianosi, difficoltà respiratorie, lacrimazione, salivazione, midriasi e risulta fatale.
Tossicità cronica: studi condotti sui ratti hanno evidenziato che in seguito a somministrazione di sumatriptan marcato per via orale (2 mg/kg) o per via sottocutanea (0,5 mg/kg), l’emivita del farmaco è pari a 15-23 giorni; il sumatriptan probabilmente si lega alla melanina presente a livello oculare e se impiegato per lunghi periodi potrebbe accumularsi anche nei tessuti ricchi di melanina. Nei cani il sumatriptan causa opacità della cornea e difetti nell’epitelio corneale. Non è noto se il sumatriptan è in grado di indurre simili alterazioni nell’uomo, poichè non sono disponibili studi specifici; è possibile che tali effetti si verifichino in seguito a trattamenti a lungo termine.
Nei ratti la somministrazione di sumatriptan per un mese per via inalatoria ha determinato iperplasia dell’epitelio, con e senza cheratinizzazione, e metaplasia squamosa a livello della laringe, parzialmente reversibili con la sospensione del trattamento (esposizione equivalente a metà della massima esposizione giornaliera dell’uomo). Nei cani sono stati riscontrati iperplasia epiteliale della mucosa respiratoria, metaplasia squamosa, granulomi, bronchite e alveolite fibrosante in seguito a somministrazione di sumatriptan per instillazione endonasale per un massimo di 13 settimane (esposizione equivalente a 2-4 volte la massima esposizione giornaliera dell’uomo).
Cancerogenicità e mutagenicità: non è stata rilevata attività cancerogena o mutagena associata a sumatriptan.
Tossicità riproduttiva: negli animali di laboratorio è stata osservata una diminuzione dose dipendente degli accoppiamenti e della fertilità in seguito a somministrazione di sumatriptan per via orale (50-500 mg/kg/die), ma non per via sottocutanea (60 mg/kg/die).
Gli studi di tossicità riproduttiva hanno evidenziato che la somministrazione di sumatriptan per via orale durante il periodo di organogenesi nei conigli causa embrioletalità, aumento dell’incidenza di anomalie dei vasi sanguigni e malformazioni fetali (100 mg/kg/die) e nei ratti un aumento dell’incidenza di anomalie dei vasi sanguigni (>/= 250 mg/kg/die), malformazioni, diminuzione del peso fetale, ridotta ossificazione (500 mg/kg/die).
La somministrazione di sumatriptan per via endovenosa nei ratti (12,5 mg/kg/die) non ha mostrato effetti tossici associati al farmaco, mentre nei conigli (2 mg/kg/die) è stata osservata embioletalità.
Nei ratti si è verificato un aumento della mortalità della prole alla nascita e nei primi giorni di vita in seguito ad assunzione di sumatriptan per via orale, ma non per via endovenosa.
L’analisi dei dati relativi a studi clinici condotti su donne in gravidanza affette da emicrania ha evidenziato che l’incidenza di effetti congeniti nei nati da donne in trattamento con sumatriptan risulta comparabile a quella della popolazione generale (3-5%) (Hilaire et al., 2004). In seguito a confronto con altri farmaci impiegati per il trattamento dell’emicrania, l’esposizione a sumatriptan durante la gravidanza non sembra essere correlata ad un aumento del rischio di sviluppare malformazioni fetali, ma può determinare un aumento dell’incidenza di parti prematuri o di ridotto peso alla nascita (Shuhaiber et al., 1998; O’Quinn et al., 1999; Olesen et al., 2000; Kallen, Lygner, 2001). L’analisi dei dati ottenuti da un registro istituito appositamente per verificare gli eventuali effetti teratogenici del di sumatriptan ha confermato i precedenti dati di letteratura. Il registro (Sumatriptan, Naratirptan, and Treximet Pregnancy Registry), istituito nel 1996 e durato 16 anni, ha arruolato 680 donne esposte per la maggior parte a sumatriptan (626) durante i primi tre mesi di gravidanza. I neonati o feti con difetti maggiori alla nascita è risultata di 20 su 528. Il rischio stimato di difetti maggiori alla nascita è risultato per l’esposizione a sumatriptan nel primo trimestre di gravidanza pari al 4,2% (20/478) (Ephross, Sinclair, 2014).
La FDA ha inserito il sumatriptan in classe C per l’impiego in gravidanza. La classe C comprende i farmaci i cui studi sugli animali hanno rilevato effetti dannosi sul feto e per i quali non sono disponibili studi specifici sull’uomo, e i farmaci per i quali non sono disponibili studi nè sull’uomo nè sull’animale. La somministrazione di sumatriptan in gravidanza deve essere riservata ai casi di effettiva necessità, dopo un’attenta valutazione dei rischi e dei benefici connessi all’uso del farmaco.