Monitoraggio clinico: il monitoraggio clinico del paziente con squilibrio dell’omeostasi idrosalina prevede il controllo dei parametri vitali (pressione arteriosa, frequenza cardiaca, saturazione in ossigeno dell’emoglobina SaO2, frequenza respiratoria), peso corporeo, stato di coscienza, stato di perfusione periferica (caratteristiche della cute, diuresi, polso periferico). La frequenza dei controlli dipende dal decorso clinico del paziente.
Monitoraggio di laboratorio: il monitoraggio dei test di laboratorio prevede l’esame di creatinina, calcemia, azotemia, glicemia, emogas ed elettroliti minori. La frequenza dei controlli dipende dal decorso clinico del paziente. Al momento del ricovero, viene effettuata l’analisi degli elettroliti sierici e della creatininemia, quindi, dopo 4 ore, il controllo di calcemia, azotemia, glicemia ed emogas.
Intossicazione da sodio cloruro (NaCl): in caso di ingestione di quantità eccessive di sodio cloruro, indurre il vomito oppure effettuare lavanda gastrica. L’intossicazione da sodio cloruro può provocare acidosi metabolica per perdita di bicarbonato dovuta all’eccesso di cloruro.
Ipernatriemia sierica: in caso di ipernatriemia (concentrazione sierica di sodio > 145 mEq/L) correggere la concentrazione plasmatica somministrando soluzioni di sodio cloruro ipo/isotoniche o sottoponendo il paziente a dialisi (concentrazione di sodio maggiore di 200 mmoli/L). L’ipernatriemia non trattata si associa ad un elevato rischio di mortalità sia nella forma acuta sia in quella cronica. La disidratazione tissutale che si instaura come conseguenza della redistribuzione dei liquidi corporei a causa dell’ipertonicità degli stessi provoca gravi effetti tossici in particolare a carico del sistema nervoso centrale e cardiovascolare: convulsioni, confusione mentale, incremento dell’eccitabilità neuromuscolare, stupore, aumento della frequenza del polso, riduzione del volume vascolare, coma e morte.
Soluzioni elettrolitiche ipertoniche: queste soluzioni sono impiegate per il ripristino dell’equilibrio idrosalino. Il loro utilizzo deve avvenire con velocità di infusione controllata e richiede cautela in caso di rischio di edema, di trattamento con farmaci corticosteroidi o corticotropinici.
Sali di sodio con azione lassativa: il sodio fosfato è impiegato come lassativo per la pulizia dell’ultimo tratto di intestino in preparazione di esami diagnostici. In caso di utilizzo ripetuto, una quota di sodio potrebbe essere assorbita dall’organismo. Inoltre sussiste il rischio di iperfosfatemia e ipocalcemia; di ulcere transitorie a livello del colon che in pazienti con malattie infiammatorie intestinali potrebbero essere confuse con segni clinici della malattia stessa. Valutare l’opportunità di impiegare questo sale come lassativo in pazienti con insufficienza renale, malattie cardiache, colostomia, disturbi elettrolitici preesistenti, terapie concomitanti con farmaci che possono alterare l’equilibrio elettrolitico.
Potassio: la presenza di potassio nelle soluzioni elettrolitiche contenenti sodio richiede il monitoraggio dell’attività miocardica tramite elettrocardiogrammi seriati (la potassiemia non è indicativa delle concentrazioni di potassio intracellulari). Cautela in caso di terapia digitalica, insufficienza renale, surrenalica, miotonia congenita e paralisi periodica familiare. La velocità di infusione della soluzione elettrolitica deve essere pari a 10 mEq/ora di potassio.
Insufficienza epatica: il sodio acetato deve essere utilizzato con cautela nei pazienti con insufficienza epatica perchè potrebbe verificarsi un’alterata utilizzazione dello ione acetato con conseguente aumento della concentrazione di acetato.
Sodio metabisolfito: nei pazienti asmatici può provocare grave broncocostrizione e crisi asmatiche acute.
Caffeina, alcool: nei pazienti con elevati livelli sierici di sodio evitare la somministrazione di liquidi contenenti caffeina o alcool perchè potrebbero provocare un’ulteriore perdita di liquidi aggravando l’ipernatriemia stessa.
Gravidanza: la somministrazione di soluzioni elettrolitiche contenenti sodio in associazione ad altri sali non costituisce di per sé un rischio se la concentrazione degli elettroliti e l’equilibrio acido-base sono mantenuti entro i limiti di normalità.
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