Sovradosaggio: in caso di sovradosaggio il pioglitazone può causare ipoglicemia. L’ipoglicemia può manifestarsi anche quando l’incremento della dose non avviene gradualmente o quando il pioglitazone è somministrato in associazione ad altri farmaci antidiabetici. In caso di sovradosaggio il trattamento è sintomatico.
Tossicità acuta/cronica: in studi tossicologici su animali il pioglitazone (concentrazioni plasmatiche =/< 4 volte l’esposizione con la dose raccomandata nell’uomo) è stato associato a comparsa di segni di anemia, espansione del volume plasmatico con emodiluizione, ipertrofia cardiaca eccentrica reversibile. La somministrazione acuta di dosi elevate di pioglitazone ha mostrato ipertrofia ventricolare con congestione di fegato e reni nei topi (Chinnam et al., 2012).
Cancerogenicità: in uno studio basato sul test della cometa (comet assay) noto anche come elettroforesi su singola cellula, il pioglitazone è risultato indurre danno al DNA in modo dose-dipendente su cellule di sangue periferico e cellule epatiche di topi trattati a diversi dosaggi (pioglitazone: 0, 10, 20 e 40 mg/kg/die per 14 giorni). In parte, il danno riscontrato sul DNA cellulare è risultato dipendere da lesioni di natura ossidativa (Bedir et al., 2008).
In vivo, nei ratti trattati con il farmaco fino a 24 mesi, è stata riportata un’aumentata incidenza di iperplasia (maschi e femmine) e tumori (maschi) dell’epitelio della vescica. Non è invece stata osservata iperplasia della vescica in cani o scimmie trattati con il pioglitazone fino a 12 mesi e non è stato osservato sviluppo di masse tumorali nei topi di entrambi i sessi. Lo sviluppo di tumore della vescica nel ratto maschio potrebbe dipendere, secondo un’ipotesi formulata dai ricercatori, dalla formazione di calcoli renali che nel tempo, provocherebbero prima iperplasia dell’epitelio della vescica e poi il tumore (Agenzia Italiana del Farmaco – AIFA, 2021).
Tossicità riproduttiva: negli animali il pioglitazone è stato associato a ridotta crescita fetale. Questo effetto è da attribuire alla riduzione dell’iperinsulinemia materna indotta dal pioglitazone e all’aumento dell’insulino-resistenza che si osserva durante la gravidanza e che provoca una minore disponibilità di substrati metabolici per la crescita del feto.