La farmacocinetica dell’oxaliplatino segue un modello a due compartimenti con una fase di distribuzione più rapida e una più lenta di eliminazione plasmatica con un’emivita superiore alle 24 ore.
Dopo un’infusione di 2 ore, il 15% di platino somministrato si ritrova nel sangue, mentre l’85% si distribuisce nei tessuti o viene eliminato dai reni.
Dopo somministrazione ripetuta (85 mg/m2 ogni due settimane oppure 130 mg/m2 ogni tre settimane) non si verifica accumulo nell’ultrafiltrato plasmatico. Una quota di oxaliplatino si accumula negli eritrociti (globuli rossi) circolanti.
Lo stato stazionario è raggiunto dopo un ciclo di terapia.
La maggior parte del farmaco (85-88%) si lega alle proteine plasmatiche nelle prime 5 ore dalla somministrazione.
In vitro, l’oxaliplatino subisce una degradazione non enzimatica; non ci sono evidenze di un metabolismo mediato dal citocromo P4520 dell’anello diaminocicloesanico (DACH). Nei pazienti l’oxaliplatino subisce biotrasformazione a dare metaboliti citotossici, come il monocloro, il dicloro e la specie chimica diaquo-DACH-platino, e metaboliti coniugati inattivi. Dopo un’infusione di 2 ore, non si ha più traccia di oxaliplatino nell’ultrafiltrato plasmatico.
L’oxaliplatino è eliminato principalmente per via renale: circa il 50% della dose somministrata si ritrova nelle urine già dopo 48 ore. Il 2-5% della dose è escreto per via epatica.
Nei pazienti con ridotta funzionalità renale è stata osservata una diminuzione della clearance dell’oxaliplatino (Rang, 2008).