Sovradosaggio: in caso di sovradosaggio da olmesartan possono comparire ipotensione, tachicardia, disturbi alla vista, vertigini, sudorazione. Non esistono antidoti specifici. Per ridurre l’assorbimento gastrointestinale del farmaco è possibile ricorrere al carbone attivato, o carbone vegetale, entro poche ore dall’evento acuto. Il carbone vegetale svolge una funzione adsorbente limitando l’assorbimento sistemico del farmaco. Il trattamento dell’intossicazione è sintomatico ed è finalizzato a mantenere i segni vitali, la funzionalità respiratoria e ad antagonizzare l’instabilità emodinamica (alterazione dei valori pressori, frequenza cardiaca). In caso di ipotensione grave possono essere somministrati farmaci vasopressori. Se il paziente fatica a riprendere il controllo pressorio, si può intervenire con l’emodialisi.
Genotossicità: analogamente ad altri farmaci della stessa classe, olmesartan ha determinato un incremento delle rotture cromosomiche nei test in vitro. Il rischio di effetti genetici negativi nei test condotti con olmesartan ai dosaggi utilizzati nella pratica clinica è risultato molto basso.
Cancerogenicità: olmesartan non ha evidenziato proprietà cancerogene.
Tossicità riproduttiva: in vivo, in modelli animali, olmesartan non ha influenzato la capacità riproduttiva. Somministrato durante il secondo e terzo trimestre di gravidanza, olmesartan è risultato teratogeno. L’esposizione fetale al farmaco è associata a oligoidramnios e anuria che comportano difetti agli arti, insufficiente sviluppo (ipoplasia) dei polmoni e anomalie craniofacciali (Georgaki-Angelaki et al., 2009; Martinovic et al., 2001). L’esposizione ad olmesartan nel primo trimestre di gravidanza può comportare effetti avversi legati al rischio di ipoperfusione fetale, non a teratogenicità (Quan, 2006). Olmesartan pertanto, come gli altri sartani e gli ACE-inibitori, non andrebbe somministrato in gravidanza. L’agenzia americana che regola l’uso dei farmaci, Food and Drug Administration (FDA), ha inserito l’olmesartan medoxomil in classe C (valutazione rapporto benefici/rischi) per l’uso nel primo trimestre di gravidanza, e in classe D (farmaci teratogeni), per l’uso nel secondo e terzo trimestre di gravidanza.
DL50: somministrazione orale: >1500 mg/kg (cane).