Reazioni avverse neurologiche: l’uso di metoclopramide è stato associato a sintomi neurologici gravi quali sintomi extrapiramidali acuti e discinesia tardiva. I disturbi neurologici tendono a manifestarsi all’inizio del trattamento con metoclopramide, anche dopo singola somministrazione. La comparsa di sintomi extrapiramidali richiede l’interruzione tempestiva della metoclopramide. In genere la sospensione del farmaco porta alla scomparsa dei sintomi neurologici. In caso fosse necessario un intervento terapeutico, possono essere somministrate benzodiazepine (bambini) e farmaci anti-parkinson negli adulti.
Il rischio di disturbi neurologici è risultato maggiore nei bambini rispetto agli adulti e in caso di somministrazioni a dosaggio elevato e/o per terapie prolungate. Per questo, con l’ultimo riesame del profilo di sicurezza della metoclopramide, condotto dall’Agenzia Europea dei Medicinali su richiesta dell’Agenzia francese nel biennio 2011-2013, la durata della terapia è stata limitata ad un massimo di 5 giorni e la dose massima giornaliera fissata a 0,5 mg per kg di peso corporeo. In ambito pediatrico la metoclopramide è autorizzata solo per via orale ed endovena; non è autorizzata in bambini con meno di 1 anno di età.
A partire dal 1999 uno studio multicentrico coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) aveva già messo in evidenza un incremento del rischio di insorgenza di problemi neurologici nei bambini in seguito a somministrazione di metoclopramide, evidenziando un aumento del rischio pari a 3 se si consideravano tutti gli eventi neurologici, e pari a 73 se si consideravano solo i sintomi extrapiramidali (Agenzia Italiana del Farmaco, 2004). Lo studio evidenziava inoltre un uso pediatrico della metoclopramide soprattutto per il trattamento di nausea e vomito associati a febbre e influenza. In seguito a queste osservazioni l’uso della metoclopramide per i disturbi gastrici era risultato avere un rapporto rischi/benefici non favorevole e pertanto la Commissione Unica del Farmaco (CUF) (sostituita successivamente dall’Agenzia Italiana del farmaco) aveva vietato l’uso della metoclopramide nei ragazzi con meno di 16 anni (all’epoca il farmaco era autorizzato anche per condizioni croniche). L’ultima revisione ha stabilito che in condizioni croniche i benefici associati alla metoclopramide non sono superiori al rischio di tossicità neurologica e pertanto la somministrazione della metoclopramide oltre i 5 giorni non è più autorizzata (il farmaco non è più autorizzato in condizioni croniche quali ad esempio la gastroparesi, la dispepsia e il reflusso gastroesofageo). Secondo le nuove indicazioni, la metoclopramide può essere somministrata a bambini (età > 1 anno) e ragazzi, ma solo come farmaco di seconda linea e per indicazioni terapeutiche precise (profilassi della nausea e vomito ritardati da chemioterapia e trattamento di nausea e vomito postoperatori accertati); per tutte le altre indicazioni il rapporto rischi/benefici non è favorevole (European Medicines Agency, 2013).
Discinesia tardiva: la discinesia tardiva è un disturbo neurologico che comporta movimenti del corpo involontari e ripetuti quali movimenti delle estremità, schiocco della lingua, rapidi movimenti degli occhi, sbattere ripetuto delle palpebre, movimenti alterati delle dita della mano. La metoclopramide somministrata per tempi prolungati (oltre 3 mesi) e/o dosi elevate è stata associata a comparsa di discinesia tardiva, il cui rischio è risultato correlata al tempo di esposizione al farmaco e alla dose somministrata (Food and Drug Administration, 2009).
Disturbi cardiovascolari: la somministrazione parenterale di metoclopramide, in particolare la somministrazione per endovena, è stata associata alla comparsa di gravi disturbi cardiovascolari quali collasso, bradicardia, arresto cardiaco e prolungamento dell’intervallo QT. Nei pazienti a rischio di sviluppare questo tipo di eventi cardiovascolari (pazienti con disturbi della conduzione cardiaca, pazienti con squilibri elettrolitici, pazienti con bradicardia, pazienti in terapia con farmaci noti per prolungare l’intervallo QT), la somministrazione parenterale di metoclopramide richiede cautela. Per ridurre il rischio di tossicità cardiovascolare la somministrazione per endovena della metoclopramide deve avvenire sotto forma di bolo lento (durata dell’infusione di almeno tre minuti). Appena le condizioni del paziente lo permettono, la somministrazione parenterale deve essere sostituita dalla somministrazione orale o rettale (a seconda delle indicazioni terapeutiche).
Metemoglobinemia: nei pazienti in terapia con metoclopramide in cui si manifesta metemoglobinemia, sospendere la somministrazione del farmaco e istituire una terapia adeguata (blu di metilene).
Insufficienza renale: nei pazienti con insufficienza renale il dosaggio della metoclopramide deve essere ridotto in quanto la prolungata emivita e la ridotta clearance del farmaco possono aggravare gli effetti collaterali di tipo extrapiramidale.
Insufficienza epatica: poichè la metoclopramide subisce metabolismo epatico, una ridotta funzionalità dell’organo potrebbe comportare un aumento dei livelli plasmatici del farmaco. In caso di insufficienza epatica valutare un aggiustamento della dose di metoclopramide.
Pazienti anziani: nei pazienti anziani (età > 65 anni), la metoclopramide deve essere impiegata con cautela, alla dose più bassa efficace e per il minor tempo possibile per ridurre il rischio di discinesia tardiva, effetto collaterale raro ma grave associato più frequentemente ad un uso cronico del farmaco (< 3 mesi) e/o a dosaggi elevati.
Pazienti in terapia con fenotiazine, antidepressivi triciclici, inibitori della MAO: è richiesta cautela nella somministrazione contemporanea di metoclopramide per possibile aumento dei disturbi extrapiramidali.
Pazienti affetti da tumore al seno o da adenoma ipofisario secernente prolattina: cautela nella somministrazione di metoclopramide per il possibile incremento dei livelli di prolattina indotto dal farmaco.
Pazienti in terapia con ciclosporina: evitare, se possibile, l’uso contemporaneo di metoclopramide; eventualmente ridurre il dosaggio di ciclosporina.
Pazienti in terapia con cimetidina: somministrare cimetidina almeno 2 ore dopo la somministrazione di metoclopramide (l’antiemetico interferisce infatti con l’assorbimento della cimetidina).
Pazienti suscettibili di reazioni extrapiramidali con meno di 30 anni: si consiglia l’impiego profilattico di difenidramina, per ridurre la probabilità di manifestare tali effetti in seguito a somministrazione di metoclopramide.
Pazienti diabetici: nei pazienti diabetici in terapia insulinica, il ritardo nel transito intestinale postprandiale indotto da metoclopramide potrebbe modificare i valori di glicemia e richiedere pertanto un aggiustamento del dosaggio di insulina.
Comparsa di agranulocitosi, iperprolattinemia, galattorrea: sospendere la somministrazione di metoclopramide in caso si verificassero questi effetti collaterali.
Comparsa di aldosteronismo: si consiglia di somministrare neostigmina prima della metoclopramide (Sommers et al., 1989).
Gravidanza e allattamento: i prodotti antiemetici in genere devono essere somministrati in gravidanza soltanto nei casi di sintomatologia conclamata, per la quale non sia possibile un intervento alternativo e non nei frequenti e semplici casi di emesi gravidica e tanto meno con fini preventivi di essa. La somministrazione di metoclopramide nel primo trimestre di gravidanza può essere ritenuta sicura. Questo il risultato emerso dall’analisi di dati relativi a 81703 bambini di cui il 4,2% (pari a 3458 bambini) era stato esposto a metoclopramide nei primi tre mesi di gravidanza (Matok et al., 2009). La metoclopramide dovrebbe essere evitata al termine della gravidanza per il rischio potenziale di sindrome extrapiramidale nel neonato. La metoclopramide è escreta nel latte materno, quindi non dovrebbe essere somministrata durante l’allattamento (uso non raccomandato).
Attività che richiedono stato di veglia e coordinazione costanti: si raccomanda cautela nella somministrazione di metoclopramide, in quanto può provocare sonnolenza e vertigini.
Incompatibilità: cefalosporina, cloramfenicolo, sodio bicarbonato. Per cisplatino, ciclofosfamide, doxorubicina e metotrexato la incompatibilità con metoclopramide dipende dalla concentrazione rispettiva dei farmaci, dal pH e dalla temperatura.
Sorbitolo: le forme farmaceutiche di metoclopramide contenenti sorbitolo non devono essere assunte da pazienti affetti da rari problemi ereditari di intolleranza al fruttosio.
Sodio metabisolfito: alcune forme farmaceutiche di metoclopramide contengono metabisolfito; tale sostanza può provocare in soggetti sensibili e particolarmente negli asmatici reazioni di tipo allergico ed attacchi asmatici gravi.
Alcool: alcune forme farmaceutiche di metoclopramide (es. Plasil sciroppo) contengono alcool; l’uso di medicinali contenenti alcool etilico può determinare positività ai test antidoping in rapporto ai limiti di concentrazione alcolemica indicata da alcune federazioni sportive.
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