Sovradosaggio: i sintomi del sovradosaggio di levofloxacina comprendono: compromissione della coscienza, confusione, capogiri, attacchi convulsivi, prolungamento dell’intervallo QT e reazioni gastrointestinali (erosioni della mucosa, nausea).
In caso di sovradosaggio, è opportuno attuare un trattamento sintomatico e mantenere il paziente sotto controllo elettrocardiografico per evidenziare un’eventuale prolungamento dell’intervallo QT.
Per proteggere la mucosa gastrica dall’erosione può essere utile l’impiego di farmaci antiacidi; l’emodialisi, (incluse la dialisi peritoneale e la dialisi peritoneale ambulatoriale continua) non riduce la concentrazione ematica di levofloxacina.
Non sono noti antidoti specifici all’intossicazione da levofloxacina.
Tossicità acuta: nella scimmia, la somministrazione di 500 mg/kg di levofloxacina per via orale ha provocato vomito, ma nessun grave effetto avverso.
Tossicità cronica: nel ratto, la massima dose orale di levofloxacina alla quale non sono stati rilevati effetti avversi (NOEL- No Observed Adverse Effect Level -) è stata di 200 mg/Kg/die dopo 1 mese e di 20 mg/Kg/die dopo 6 mesi; al di sopra di tali livelli è stata riscontrata una riduzione nel consumo di cibo e modeste variazioni degli indici biochimici ed ematologici.
Nella scimmia, il NOEL è stato calcolato pari a 30 mg/kg/die dopo 1 mese e a 62,5 mg/kg/die dopo 6 mesi di terapia; gli effetti avversi osservati sono stati una minima riduzione ponderale e del pH urinario, salivazione e diarrea.
Negli animali giovani (cane e ratto), la levofloxacina, come gli altri antibiotici fluorochinolonici, ha prodotto danni cartilaginei; nel topo, ha mostrato un’attività fototossica, ma solo a dosi molto elevate.
Genotossicità: in vitro l’antibiotico ha indotto mutazioni cromosomiche su alcune cellule, ma dai successivi test in vivo non è emersa alcuna attività genotossica.
Cancerogenicità: in vivo (ratto), la somministrazione a lungo termine di levofloxacina non ha avuto effetti cancerogeni.
Tossicità riproduttiva: la FDA pone la levofloxacina in classe C di rischio teratogeno (farmaci per i quali dagli studi in vivo sono emersi effetti avversi a carico del feto e non sono stati condotti studi controllati in donne incinte; oppure, non sono stati effettuati studi nè sulle donne nè sugli animali. I farmaci di questa classe possono essere somministrati in gravidanza solo se il beneficio derivante dal loro impiego è maggiore del rischio potenziale per il feto).
In vivo (ratto), da madri esposte durante la gravidanza a dosaggi molto elevati di levofloxacina (810 mg/Kg) sono nati feti di basso peso, con ritardi di ossificazione e più soggetti a mortalità e alterazioni scheletriche (Watanabe et al., 1992).
Per quanto riguarda gli effetti del farmaco sulla gravidanza umana, vi sono evidenze contrastanti: alcuni studi hanno concluso che l’uso dei chinoloni durante il primo trimestre di gravidanza non espone il nascituro ad un maggior rischio di malformazioni, nè aumenta la probabilità che il feto nasca morto, prematuro, o di basso peso (Larsen et al., 2001; Bar-Oz et al., 2009); da altri studi è invece emerso che l’esposizione materna ai fluorochinoloni durante la gestazione può determinare l’insorgenza di malformazioni ossee nel nascituro (Wogelius et al., 2005).
DL50: dopo somministrazione orale pari a 1500-2000 mg/kg (topo, ratto).