Gli effetti collaterali più frequenti associati al trattamento con lansoprazolo comprendono effetti avversi gastrointestinali (diarrea, dolore addominale, nausea, stipsi) e neurologici (cefalea, vertigini e astenia). Questo profilo di tollerabilità, evidenziato nei trial clinici, è stato confermato successivamenti in uno studio che ha preso in considerazione più di 10.000 pazienti trattati per via ambulatoriale. Nello studio clinico circa il 17% dei pazienti ha manifestato almeno un evento avverso di cui i più comuni sono risultati essere quelli già identificati nei trial clinici: nell’ordine diarrea, cefalea, nausea, disturbi cutanei, vertigini e crampi/dolore addominale (Claessens et al., 2000). Nei trial clinici, l’incidenza di tali eventi non è aumentata confrontando pazienti giovani e anziani ad eccezione della diarrea, la cui incidenza tende ad aumentare nei pazienti con età superiore ai 60 anni.
Confrontando il lansoprazolo con la ranitidina, la percentuale di pazienti che è andata incontro ad almeno un evento avverso è risultata simile (30% vs 33%) così come la percentuale di pazienti che ha interrotto precocemente il trattamento.
Rispetto a omeprazolo e pantoprazolo, il lansoprazolo è associato ad una maggior incidenza di diarrea (incidenza ogni 1000 giorni di terapia: 0,39 lnsoprazolo vs 0,23 pantoprazolo vs 0,18 omeprazolo). Il profilo di tollerabilità è risultato meno favorevole rispetto all’omeprazolo anche per nusea/vomito, cefalea, depressione e malessere (Martin et al., 2000).
Considerando il database che raccoglie le segnalazioni degli effetti collaterali potenzialmente associati ai farmaci dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Vigibase), a maggio 2023 il lansoprazolo è associato a 64896 segnalazioni (per le reazioni avverse riportate non è stata stabilita una relazione di causa-effetto). Di queste, gli effetti collaterali più frequenti afferiscono al tratto gastrointestinale (13% di tutte le segnalazioni) e urinario (35% di tutte le segnalazioni) (VigiAccess, 2023).
Cardiovascolari: ipotensione, tachicardia.
Centrali: cefalea, capogiro, vertigini, stanchezza, insonnia, ansietà, depressione, sonnolenza, tremore, irrequietezza, alterata sensibilià a stimoli percettivi (parestesia), allucinazioni, confusione.
Dermatologici: affezioni cutanee, rash cutaneo, eruzione lichenoide, prurito, alopecia, orticaria, eritema multiforme, fotosensibilità; (sorveglianza post-merketing) sindrome di Stevens Johnson, necrolisi epidermica tossica, lupus eritematoso cutaeno subacuto.
E’ probabile che le manifestazioni cutanee di tipo lichenoide siano un effetto di classe, correlato alla struttura chimica degli inibitori di pompa protonica (Bong et al., 2000).
Ematici: agranulocitosi, anemia, anemia aplastica, anemia emolitica, leucopenia, eosinofilia, aumento dell’ematocrito e dei livelli di emoglobina, discrasia ematica, pancitopenia, neutropenia, trombocitopenia.
La trombocitopenia indotta da lansoprazolo ha probabilmente un’origine immunologica (distruzione autoimmune) con esordio più rapido rispetto ai farmaci che possono indurre trombocitopenia immunomediata: 36 ore rispetto a 5-6 giorni di terapia (Ziabek, Anderson, 2002).
Endocrini: impotenza (i derivati imidazolici, incluso il lansoprazolo, possono alterare il metablismo degli ormoni steroidei), ginecomastia, galattorrea, ingrossamento/dolore mammario (Ashfaq et al., 2022; He et al., 2019; Carvajal et al., 2007).
Epatici: alterazioni degli indici di funzionalità epatica, epatite, ittero, colelitiasi.
Gastrointestinali: colite, diarrea, nausea, stipsi, distensione addominale, dispepsia, vomito, xerostomia, flatulenza, epigastralgia legata al cibo, pancreatite, disturbi del gusto, glossite, candidosi dell’esofago, stomatite. Sono state riportate segnalazioni sporadiche di colite ulcerativa e colite microscopica correlate all’uso di lansoprazolo (Mukherjee, 2003).
La colite microscopica è una patologia a carattere infiammatorio caratterizzata da diarrea acquosa in assenza di alterazioni macroscopiche rilevabili tramite endoscopia, ma con alterazioni flogistiche all’esame istologico.
Metabolici: aumento dei livelli di colesterolo, iperuricemia, incremento dei livelli di gastrina; (sorveglianza post-marketing) iponatriemia, ipomagnesiemia, ipocalcemia, ipokaliemia.
Muscoloschelettrici: artropatia, tendinite achillea, incremento della creatinfosfochinasi, debolezza muscolare, miopatia, miosite, rabdomiolisi, frattura ossea (anca, polso, colonna vertebrale).
Le reazioni avverse a carico del distretto muscoloscheletrico e relative a tossicità muscolare sono state associate, in vario grado, all’uso degli inibitori di pompa protonica. Nel 45% delle segnalazioni di miosite, i sintomi sono comparsi durante i primi tre mesi di terapia, mentre nei pazienti con miopatia, i sintomi si sono manifestati con maggior frequenza nei primi 10 giorni del trattamento; più raramente in un periodo di tempo compreso fra i 50 giorni e alcuni anni dopo la somministrazione dell’inibitore di pompa. Anche per la rabdomiolisi le segnalazioni riportate hanno evidenziato casi in cui l’evento avverso si è manifestato entro la prima settimana di trattamento oppure entro un intervallo di tempo di 1,5-10 anni. Episodi di rabdomiolisi sono stati associati anche a terapia con lansoprazolo più claritromicina e lovastatina o simvastatina.
E’ possibile che le reazioni avverse a carico del muscolo possano dipendere dall’inibizione enzimatica (CYP2C19, 3A4) e della glicoproteina P con conseguente aumento dei livelli sierici degli inbitori di pompa e/o dei farmaci somministrati in associazione e noti per causare miopatia.
Organi di senso: tinnito, fotopsia.
La segnalazione post-marketing di fotopsia comprendeva come possibile farmaco coinvolto, oltre al lansoprazolo, anche pentossifillina, tazinidina e rofecoxib.
Renali: proteinuria, nefrite interstiziale acuta.
La nefrite interstiziale acuta è un effetto collaterale raro, ma grave, associato all’uso degli inibitori di pompa protonica. I sintomi con cui si manifesta sono inizialemente aspecifici e simili a quelli della dispepsia. Possono comparire febbre, rash ed eosinofilia, amaturia, proteinuria, iperazotemia e iperuricemia; la diagnosi può essere confermata solo con biopsia renale. E’ probabile che la nefrite sia una reazione di ipersensibilità al farmaco.
Tratto respiratorio: faringite, rinite, tosse.
Sistemici: affaticamento, edema, febbre, sete, sintomi simil-influenzali, reazioni anafilattiche.
Considerando il numero di segnalazioni di reazioni anafilattiche pervenute entro maggio 1999 all’UMC (Upsala Monitoring Centre) dell OMS la discrepanza fra gli H2 antagonisti cimetidina e ranitidina, e gli inibitori di pompa protonica appare elevata (probabile una sottostima dei secondi): lansoprazolo, 12 segnalazioni (0,2% su tutte le ADR pervenute); omeprazolo, 27 segnalazioni (0,2% su tutte le ADR), pantoprazolo (3 segnalazioni (0,4% su tutte le ADR); cimetidina, 97 segnalazioni (0,4% su tutte le ADR); ranitidina, 150 segnalazioni (0,7% su tutte le ADR) (Natsch S. et al., 2000).