Sindrome da sospensione: l’interruzione improvvisa della terapia con fluvoxamina può causare sintomi da sospensione. Questi sintomi comprendono capogiri, disturbi visivi, alterata sensibilità degli stimoli percettivi (parestesia), disturbi del sonno, agitazione, irritabilità, confusione, instabilità emotiva, cefalea, disturbi gastrointestinali (nausea, vomito, diarrea), sudorazione, palpitazioni, tremore, ansia. In genere i sintomi da sospensione sono lievi e si risolvono spontaneamente in 1-2 settimane, sebbene siano stati riportati casi di durata maggiore, anche di qualche mese. In caso di sospensione, pertanto, la dose di fluvoxamina deve essere ridotta gradualmente nell’arco di alcune settimane.
Suicidio/pensieri suicidari: i pazienti in terapia con antidepressivi, inclusa la fluvoxamina, sono a rischio di pensieri suicidari ed eventi correlati fino a quando non si verifica una remissione signficativa dei sintomi. L’esperienza clinica ha inoltre evidenziato un aumento del rischio in corrispondenza delle fasi iniziali del miglioramento clinico stesso. Pertanto è necessario monitorare con attenzione e continuità il paziente. Nei pazienti molto giovani, con meno di 25 anni, dati di letteratura hanno evidenziato una maggior esposizione a comportamenti suicidari in corso di terapia antidepressiva (rispetto al placebo).
Insufficienza epatica o renale: nei pazienti con ridotta funzionalità epatica o renale la terapia con fluvoxamina deve essere iniziata con la dose più bassa (van Harten et al., 1993). Se si verifica un aumento degli enzimi epatici, la fluvoxamina deve essere interrotta.
Mania/ipomania: la fluvoxamina deve essere somministrata con cautela nei pazienti affetti da mania o ipomania; deve essere sospesa nei pazienti che sviluppano una fase maniacale.
Irrequietezza motoria (acatisia): questo sintomo può manifestarsi durante la terapia con fluvoxamina, con maggior probabilità nella fase iniziale del trattamento. L’irrequietezza motoria impedisce al paziente di stare fermo e spesso si accompagna all’incapacità di stare seduto o in piedi. Nei pazienti che manifestano irrequietezza motoria l’aumento del dosaggio può comportare un peggioramento del sintomo.
Convulsioni: la somministrazione di fluvoxamina a pazienti che soffrono di convulsioni richiede cautela. Il farmaco non deve essere somministrato in pazienti con epilessia non controllata; in caso di insorgenza di convulsioni o di aumento della frequenza di convulsione, la fluvoxamina deve essere sospesa.
Iponatriemia: La fluvoxamina è stata associata a iponatriemia soprattutto nelle persone anziane, ma i fattori di rischio comprendono anche co-somministrazione con farmci che a loro volta inducono iponatriemia, basso peso corporeo, sesso femminile, bassi livelli di sodio nel sangue, malattie gravi (De Picker et al., 2014; Gabriel, 2009; Jacob, Spinler, 2006). Sebbene il meccanismo non sia noto, la serotonina potrebbe aumentare i livelli di ormone antidiuretico provocando la sindrome da inappropriata secrezione dell’ormone antidiuretico (Edinoff et al., 2021).
Alterazioni nel metabolismo del glucosio: la fluvoxamina è stata associata in alcuni casi ad alterazioni del metabolismo (iper, ipoglicemia) del glucosio. Nei pazienti con diabete mellito potrebbe essere necessario adattare la dose dei farmaci antidiabetici.
Midriasi: poiché la fluvoxamina può causare midriasi (dilatazione della pupilla oltre i 5 mm di diametro), la somministrazione del farmaco richiede cautela nei pazienti a rischio di glaucoma ad angolo stretto e nei pazienti che soffrono di pressione intraoculare elevata.
Cataratta: alcuni studi suggeriscono un’associazione positiva tra rischio di cataratta e uso prolungato di SSRI, in particolare con fluvoxamina e fluoxetina (Becker et al., 2020; Karaküçük et al., 2019; Chou et al., 2017).
Rischio di emorragia: gli antidepressivi SSRI sono stati associati a comparsa di sanguinamento a livello di tratto gastrointestinale, mucosa, pelle, utero. La somministrazione di SSRI richiede cautela nei pazienti che sono a rischio di emorragia per patologie o trattamenti farmacologici.
Prolungamento dell’intervallo QT: la fluvoxamina non deve essere somministrata con farmaci noti per aumentare l’intervallo QT dell’elettrocardiogramma. L’aumento di questo intervallo oltre il valore soglia di 450 ms negli uomini e 470 ms nelle donne può causare gravi aritmie ventricolari, tra cui torsione di punta, pericolose per la vita.
Reazioni cutanee gravi: gli antidepressivi SSRI possono causare reazioni dermatologiche gravi tra cui eritema multiforme, sindrome di Stevens-Johnson, necrolisi tossica epidermica, eritema nodoso. Poiché sussiste reattività crociata tra i vari SSRI, indipendentemente dalla loro struttura chimica, nel caso di gravi reazioni cutanee è preferibile ricorre ad un antidepressivo di altra classe terapeutica (Krasowska et al., 2007).
Clopidogrel: la co-somministrazione con fluvoxamina non è raccomandata perché l’antidepressivo interferisce nel metabolismo del clopidogrel. La fluvoxamina è un inibitore dell’enzima CYP2C19 che converte il clopidogrel nel suo metabolita attivo. L’interazione farmacocinetica può causare pertanto una ridotta attività del clopidogrel.
Farmaci serotoninergici e/neurolettici: in associazione a farmaci attivi sul sistema della serotonina aumenta il rischio di sindrome neurolettica maligna e di sindrome serotoninergica, entrambi eventi gravi, che possono causare pericolo di vita. Se compaiono sintomi riconducibili all’una o all’altra sindrome, la fluvoxamina deve essere sospesa. Tali sintomi comprendono: aumento della temperatura corporea, rigidità, mioclono, alterazione dei segni vitali (pressione arteriosa, frequenza cardiaca), confusione mentale, coma.
Allattamento: sulla base delle limitate evidenze disponibili, non ci sono indicazioni per interrompere la terapia con fluvoxamina nelle donne che allattano (la scheda tecnica dei farmaci a base di fluvoxamina non raccomanda la somministrazione del farmaco nelle donne che allattano). Negli studi di riferimento, l’assunzione da parte delle mamme di dosi di farmaco fino a 300 mg al giorno ha determinato concentrazioni di fluvoxmina nel latte materno piuttosto basse, non considerate nocive nei bambini allattati soprattutto se con più di due mesi di età. Nella maggior parte dei bambini allattati, inoltre, non sono stete rilevate concentrazioni misurabili di fluvoxamina. I pochi dati disponibili di follow up a lungo termine non mostrano effetti avversi su crescita e sviluppo neonatale. Poiché in un caso un lattante ha manifestato diarrea, vomito ed eccitazione dopo che la madre aveva iniziato ad assumere l’antidepressivo, si raccomanda di monitorare nei bambini allattati al seno l’eventuale comparsa di eccitazione nervosa e/o effetti gastrointestinali (Lactmed, 2022).
Gravidanza: la fluvoxamina non è raccomandata in gravidanza a meno che non sia strettamente necessario. Gli antidepressivi SSRI sono associati ad un aumento del rischio di ipertensione polmonare persistente nel neonato (PPHN) quando somministrati in gravidanza e alla comparsa di sintomi di astinenza nel neonato quando somministrati nel terzo trimestre di gravidanza.
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