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Eritromicina

Lauromicina, Zynerit e altri

Effetti collaterali - Quali sono gli effetti collaterali di Eritromicina?

Gli effetti collaterali più frequenti associati alla terapia con eritromicina sono a carico del tratto gastrointestinale e comprendono nausea, vomito e diarrea. L‘incidenza di tali effetti avversi può arrivare ad interessare quasi il 50% dei pazienti trattati con eritromicina con una riduzione significativa della compliance del paziente (aderenza del paziente alla terapia).

L’eritromicina è un antibiotico utilizato in ambito pediatrico. La FDA ha condotto uno studio di farmacovigilanza sui farmaci responsabili di segnalazioni di eventi avversi in bambini con meno di 24 mesi. L’eritromicina è compresa nell’elenco dei farmaci (17) somministrati direttamente ai bambini, con più di 20 segnalazioni, e associati ad effetti collaterali gravi o fatali. L’eritromicina è posizionata al 14esimo posto con 22 segnalazioni (0,9% del totale); al primo posto compare palivizumab (farmaco immunologico) con 705 segnalazioni (27,9% del totale) (Moore et al., 2002).

Cardiovascolari: prolungamento dell’intervallo QT, tachicardia ventricolare, torsione di punta in particolare dopo somministrazione endovena di dosi elevate di eritromicina (Gouyon et al., 1994).
L’azione dell’eritromicina sull’intervallo QT dipende dall’effetto del macrolide sulla corrente del potassio in uscita dalle cellule miocardiche che caratterizza la fase di ripolarizzazione cellulare, dal suo potenziale di interazione con il CYP3A4 e dalla via di somministrazione che influenza picco plasmatico e tempo di picco plasmatico (in assenza di altra fattori di rischio, il rischio di torsione di punta è maggiore quando l’eritromicina è somministrata per endovena rispetto a quando è somministrata per via orale) (Tashida et al., 1996). Normalmente la durata dell’intervallo QT, aggiustato per la frequenza cardiaca misurata al momento dell’elettrocardiogramma (QTc), è inferiore a 440 msec nell’uomo e a 460 nella donna (Noel et al., 2004).

Centrali: neurotossicità centrale, comprendente reazioni psicotiche e incubi; (sorveglianza postmarketing) antibiomania.
Per antibiomania si intende un insieme di sintomi neurologici e psichiatrici che si manifestano all’assunzione di alcuni tipi di antibiotici quali penicillina (in associazione a procaina rappresenta il primo caso descritto), eritromicina, claritromicina e isoniazide (Abouesh et al., 2002).

Dermatologici: irritazione, bruciore, secchezza della cute, desquamazione, prurito, eritema fisso da farmaci (Florido Lopez et al., 1991); (sorveglianza postmarketing) eritema multiforme, sindrome di Stevens-Johnson, necrolisi epidermica tossica.

Ematici: agranulocitosi.

Epatici: Epatite colestatica.
L’effetto collaterale più grave indotto da eritromicina è rappresentato dall’epatite Colestatica, in particolare dopo somministrazione di eritromicina estolato; il rischio è minore con eritromicina etilsuccinato, stearato e propionato D,L-mercaptosuccinato. Sembra che la rottura enzimatica del legame estereo propionilico sia associato ad un maggior grado di epatotossicità. I primi sintomi di epatite colestatica (nausea, vomito, crampi addominali) si manifestano dopo 10-20 giorni di trattamento; la sintomatologia può essere confusa con quella causata da colecistite acuta. Ai primi sintomi seguono febbre, ittero, eosinofilia, leucocitosi, aumento delle transaminasi plasmatiche.
La diagnosi di epatotossicità da eritromicina può risultare difficile per l’interazione del farmaco con il test di valutazione dell’aspartato aminotransferasi sierica (SGOT o AST).
L’epatotossicità può rappresentare anche un fenomeno di ipersensibilità: è reversibile con la sospensione del trattamento (la sintomatologia scompare entro qualche giorno); ricompare alla ripresa della terapia. L’epatotossicità nei pazienti pediatrici è rara.

Gastrointestinali: nausea, vomito, dolori addominali, anoressia, pirosi gastrica, diarrea (sia dopo somministrazione orale sia parenterale) (Ellsworth et al., 1990); stenosi pilorica ipertrofica neonatale; colite pseudomembranosa (eritromicina etilsuccinato) (Gantz et al., 1979).
L’irritazione gastrointestinale risulta dose-dipendente, più frequente nei pazienti giovani rispetto a quelli anziani. Sebbene più raramente rispetto alla somministrazione orale di eritromicina, nausea, vomito e crampi addominali possono comparire anche dopo somministrazione parenterale del macrolide. Il prolungamento del tempo di infusione dell’eritromicina oppure il pretrattamento con glicopirrolato possono attenuare gli effetti avversi gastrointestinali.
La causa della tossicità gastrointestinale potrebbe essere ascritta al comportamento da agonista dell’eritromicina sul recettore della motilina, ormone con attività stimolante la motilità gastrointestinale.

Locali: dolori al sito di iniezione (che può durare diverse ore) con dosi superiori a 100 mg dopo somministrazione intramuscolare; tromboflebiti dopo somministrazioni e.v.

Metabolici: l’eritromicina estolato può aumentare i valori di fosfatasi alcalina, bilirubina e transaminasi.

Sistemici: ipotermia dopo somministrazione orale di eritromicina in pazienti pediatrici (Hassel et al., 1991); superinfezioni successive a trattamenti prolungati e ripetuti (Packman et al., 1996; Eady et al., 1996); malattia da siero (cross reattività fra macrolidi) (Navarro et al., 2000); sindrome miastenica, superinfezioni causate da microrganismi resistenti, colite pseudomembranosa, ipersensibilità.
L’ipersensibilità all’eritromicina si può manifestare con orticaria, esantemi cutanei, febbre, eosinofilia, sindrome di Stevens-Johnson (Lestico, Smith, 1995). Le reazioni di ipersensibilità non sono comuni, la loro incidenza è pari allo 0,5%. In alcuni pazienti la comparsa di epatotossicità è stata causata da ipersensibilità al farmaco.

Uditivi: tinnito, alterazione transitoria della funzione uditiva, sordità parziale e reversibile.
Il rischio di ototossicità aumenta con la somministrazione di dosi elevate (=4 g/die) per os (eritromicina estolato) oppure endovena (eritromicina lattobionato); in caso di insufficienza renale o epatica.
Sebbene il monitoraggio audiometrico non sia sempre di aiuto per prevenire il danno ototossico da eritromicina, quando possibile è raccomandata una valutazione regolare della funzionalità uditiva durante il trattamento con l’antibiotico.